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L'OSPITECannabis: verso la via di mezzo…

16.02.15 - 06:56
di Sinue Bernasconi
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Cannabis: verso la via di mezzo…
di Sinue Bernasconi

L’Uomo da sempre ricerca gli effetti rilassanti e inebrianti delle sostanze psicoattive. Lo fa tramite sostanze lecite, come ad esempio caffè, tabacco, alcoolici e psicofarmaci; oppure per mezzo di sostanze illegali che comunemente chiamiamo “droghe”. Illudersi di poter reprimere in modo efficace qualsiasi tipo di sostanza psicotropa è però mera utopia. Lo dimostrano i ben 500mila consumatori di cannabis in Svizzera che riescono ad approvvigionarsi benché la produzione, la vendita ed il consumo siano illegali.

Non solo il regime proibizionista è lungi dell’essere rispettato ma richiede inoltre ingenti risorse finanziarie. Si pensi ai circa 30mila casi annui legati al consumo di canapa trattati dai tribunali elvetici. Quanto lavoro per l’apparato giudiziario-repressivo. Quanti soldi pubblici investiti. Quante ore passate ad osservare, perquisire, interrogare ed infine perseguire e criminalizzare chi fuma uno spinello. Eppure, l’oneroso apparato giudiziario-repressivo non è efficace (né tantomeno efficiente) nella lotta alla cannabis. Urge cambiare approccio: serve una via di mezzo, un compromesso tra il proibizionismo vigente (seppur illusorio) e la totale liberalizzazione: la regolamentazione.

Regolamentare significa innanzitutto destigmatizzare: il consumatore di cannabis non si sentirebbe più un criminale e non si comporterebbe come tale. Si ridurrebbe il
rischio di spirale verso droghe più pericolose (e.g. eroina e cocaina), si limiterebbe il contatto con l’ambiente criminogeno e malsano tipico dello spaccio, e si potrebbe beneficare di controlli qualità sistematici (è recente notizia il ritrovamento di metalli pesanti in marijuana acquistata nel nostro Cantone). L’operato delle forze dell’ordine sarebbe facilitato poiché la produzione e la vendita sarebbero eseguite da enti privati limitati e conosciuti dalle autorità: i Cannabis Social Club (CSC). Forze dell’ordine e tribunali sarebbero sgravati da una mole di lavoro considerevole, permettendo loro d’investire maggiori energie altrove. Parallelamente, il crimine organizzato verrebbe privato di un importante introito (la cifra d'affari della cannabis in Svizzera è di circa 1 miliardo di franchi all'anno!) e si sradicherebbe, in mancanza della domanda, una parte considerevole degli spacciatori dai luoghi pubblici.

E non è tutto: un’eventuale regolamentazione gioverebbe anche al mercato del lavoro e alle casse dello Stato, come ben illustrano le cifre presentate dall’ACRT (Associazione Cannabis Ricreativa Ticino) nel suo progetto. I posti di lavoro che si creerebbero variano dai 234 ai 318; quelli indiretti sono stimati tra i 937 ed i 1’275. Per le assicurazioni sociali, invece, vi sarebbero maggiori entrate annue di circa 7-9 milioni, mentre il gettito fiscale generato potrebbe raggiungere un massimo di 21 milioni di franchi all’anno.

Contemporaneamente alla regolamentazione è di vitale importanza promuovere maggiormente la prevenzione: un pilastro essenziale per favorire un consumo consapevole e responsabile, lasciando margine d’apprezzamento al libero arbitrio dell’individuo. Bisognerebbe dotare le persone, soprattutto i giovani, di tutti quegli elementi che possano permetter loro di valutare, con cognizione di causa, se consumare o meno marijuana. L’informazione va però veicolata tramite metodi diretti come ad esempio il coinvolgimento di docenti, genitori ed esperti, testimonianze e workshop.

È tempo, in Ticino, di avviare un progetto pilota in materia di cannabis. Una commissione scientifica indipendente si occuperà di esaminare l'impatto della
regolamentazione sui consumatori, sul mercato della cannabis e sulle politiche di sanità pubblica. Solo allora potremo sapere se la via intrapresa è quella giusta o se, al contrario, bisognerà ritornare ad un regime proibizionista. Nei Paesi in cui v’è una maggior tolleranza nei confronti della cannabis le statistiche fanno ben sperare. In Olanda, dove i famosi coffee shop sono attivi da oltre 40 anni, la percentuale di consumatori di cannabis è inferiore a quella svizzera di circa 2 punti percentuali. Perché, dunque, insistere cocciutamente sulla rigida via del proibizionismo?

Sinue Bernasconi, Candidato PLR nr. 1 al Gran Consiglio

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