Equity & Fund Analysis BSI
L’indice borsistico Svizzero si trova a diretto confronto con una situazione potenzialmente delicata. Nelle scorse settimane ha sfiorato i 7'500 punti, un livello che ha svolto il ruolo di resistenza a partire dal 2013, ma che simboleggia anche una lunga fase laterale del mercato quando, raggiunto questo livello nel 1998, l’indice si era arenato per 4 anni, oscillando fino al 2001, quando una importante correzione lo ha riportato a quota 5'000, uno scivolone molto pesante che è stato recuperato solamente nel 2005. Il mercato ha in seguito proseguito su una traiettoria ascendente fino a toccare il massimo assoluto nel 2007, preludio alla crisi finanziaria, una vetta tuttora inviolata. Tra vari alti e bassi, tra cui l’epocale abbandono del peg del CHF nel gennaio 2015, l’SMI è tornato brevemente oltre i 9'000 punti, prima di iniziare a perdere colpi. Consapevoli dell’ampiezza della precedente escursione negativa, analizziamo alcuni fattori che potrebbero complicare una situazione che presenta più di un’incognita.
A breve termine, il mercato navigherà con i venti delle variabili geopolitiche rappresentate dai voti in Italia e in Austria, come ha già fatto in precedenza con i voti sul Brexit e con le elezioni americane. La sensibilità della borsa elvetica non è tanto da misurarsi sulla direzionalità, ma sui nodi che questi (e)venti sapranno sciogliere. Vi è infatti il rischio latente che l’attuale situazione turbolenta assuma le forme di un megatrend, e analizzando le precedenti traiettorie della borsa svizzera degli ultimi 20 anni riconosciamo periodi di crescita di 5-6 anni, seguiti da correzioni di lunga portata per i seguenti 2-3 anni. Dopo i massimi dell’SMI toccati nell’estate 2015 e una lateralizzazione con un denominatore a 8'000 punti, non si sono più verificate le condizioni favorevoli per un rimbalzo.
Con l’inversione di tendenza della politica monetaria negli US, vi è la concreta probabilità di una progressiva uscita della BNS dal regime di tassi negativi, togliendo attrattività ai dividendi elvetici, una caratteristica che tradizionalmente porta un sostegno alla borsa nei mesi primaverili e che presumibilmente avrà un impatto ridotto.
Sempre dagli Stati Uniti, è ancora prematuro esprimersi su possibili misure protezionistiche nel settore farmaceutico, cruciale per la borsa svizzera. Il 40% dell’SMI è tuttavia esposto a un rischio elevato di barriere tariffarie dirette e occulte sotto forma di ostacoli sull’approvazione di patenti, una situazione d’incertezza che sta attualmente marcando negativamente la borsa.
Questi e altri ingredienti potrebbero alimentare una dinamica insidiosa della volatilità. In tempi recenti, vi sono stati 4 picchi con traiettorie similari: sovrapponendole si potrebbe intuire come le prossime settimane siano a rischio. A volte le spirali di volatilità sono state innescate da eventi epocali come il peg del CHF o la Brexit, a volte da situazioni meno nitide.
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