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ATTUALITÀ SETTIMANALELa FED appare meno preoccupata dagli sviluppi globali

03.05.16 - 09:09
Gianluigi Mandruzzato, BSI Macro&Fixed Income Analysis  
La FED appare meno preoccupata dagli sviluppi globali
Gianluigi Mandruzzato, BSI Macro&Fixed Income Analysis  

Il comunicato del FOMC diffuso dopo la riunione della scorsa settimana ha segnalato una minore preoccupazione riguardo agli sviluppi globali e finanziari rispetto a quanto visto dall'inizio del 2016. A nostro giudizio, ciò rende leggermente più probabile un aumento dei tassi al prossimo appuntamento di metà giugno e, soprattutto, l'eventualità che per la fine dell'anno ci saranno due strette monetarie, così come suggerisce la stima mediana dei componenti del FOMC di marzo.

Nel paragrafo introduttivo del comunicato, dove si esprime una valutazione dei recenti sviluppi economici, la Fed ha sottolineato i progressi compiuti dall'economia statunitense. Il mercato del lavoro è “migliorato nonostante la crescita dell'attività economica sembri aver rallentato”. Interessante notare che secondo il FOMC l'economia “sembra aver rallentato”, quasi ci fossero dubbi riguardo all'effettiva perdita di slancio che traspare dai dati. In effetti, il mercato del lavoro resta solido e dovrebbe registrare un aumento di almeno 200 mila occupati ad aprile: il FOMC ha commentato che una serie di indicatori suggeriscono “un ulteriore rafforzamento”. Un fenomeno difficile da conciliare con un'economia pressoché in stallo: le prime stime del PIL per il T1 sono per un deludente 0,5% t/t annualizzato.

Pur prendendo atto della frenata dei consumi, il FOMC ha rimarcato che “i redditi reali delle famiglie sono cresciuti a un ritmo sostenuto e la fiducia dei consumatori resta elevata”. Commenti che rivelano come la Fed preferirebbe non dare eccessivo peso alla relativa debolezza dei consumi in questo primo scorcio del 2016 e concentrarsi invece sull'andamento sottostante del fattore che è in ultima distanza determinante per i consumi, vale a dire la dinamica del reddito disponibile. Questa è ovviamente correlata alla situazione occupazionale, la quale, come già detto, appare solida, nonché dei salari. A tal riguardo, le retribuzioni medie hanno registrato una lieve accelerazione dai minimi del 2010, il che di per sé è positivo. Ma la dinamica sottostante dei salari potrebbe anche essere più robusta di quanto non dica la media, trascinata al ribasso dall'effetto demografico del pensionamento dei baby boomer. La Federal Reserve di Atlanta stima che le retribuzioni mediane crescono a un ritmo di un punto percentuale superiore alla media, mentre ADP calcola che il salario dei lavoratori che hanno mantenuto lo stesso impiego per i precedenti dodici mesi è aumentato del 4,7% a/a nel T1, cioè il doppio rispetto alla media degli stipendi.

Infine, il Comitato ha mantenuto invariato rispetto a marzo il proprio giudizio riguardo al mercato immobiliare, il quale “ha compiuto ulteriori progressi”, nonché agli investimenti delle imprese e alle esportazioni nette, che “hanno registrato una certa debolezza”. Lo stesso dicasi per l'inflazione, sia per quanto riguarda l'andamento attuale, frenato dai prezzi dell'energia e dei prezzi all'importazione dei prodotti non energetici (un riflesso del dollaro forte), sia a livello di attese.

Nel paragrafo dedicato alle prospettive economiche, rispetto all'osservazione di marzo secondo cui “gli sviluppi economici e finanziari globali continuano a presentare rischi”, il Comitato ora afferma che “continua a seguire da vicino” la situazione. Una modifica che riflette verosimilmente un certo sollievo tra i membri del direttorio, determinato più dalla stabilizzazione di alcune grandi economie emergenti, in primis la Cina, nonché dei mercati del credito, che dal rimbalzo delle borse.

Per il resto, il comunicato è rimasto identico a quello di marzo, e lo stesso dicasi per le preferenze di voto: come nella precedente occasione, l'ultra-falco Esther George si è espressa per un rialzo dei tassi di 25 pb.

Considerando che a metà giugno il FOMC avrà a disposizione i dati completi per due mensilità, vale a dire per la maggior parte del T2, qualora questi dovessero confermare le previsioni della Fed, questa avrebbe abbastanza elementi da poter procedere con una seconda stretta monetaria. Una possibile complicazione al riguardo arriva dalla prossimità del referendum nel Regno Unito sulla Brexit, previsto per il 23 giugno, cioè soltanto alcuni giorni dopo la riunione del Comitato. Qualora i sondaggi non dovessero attribuire un chiaro vantaggio alla campagna per il rimanere nella UE, la banca centrale statunitense potrebbe anche propendere per una maggiore prudenza e rinviare di qualche settimana, fino all'appuntamento di luglio.

In tal caso, rimarrebbero in calendario da lì alla fine dell'anno ancora tre incontri del FOMC. Qualora i dati confermassero lo scenario economico di fondo delineato dalla Fed nelle ultime settimane, un ulteriore rialzo dei tassi a dicembre apparirebbe plausibile, se non opportuno. Confrontato alle aspettative considerevolmente più basse dei mercati, ciò dovrebbe favorire fortemente lo USD e penalizzare invece la maggior parte delle altre asset class, possibilmente con l'eccezione dei titoli azionari della UEM e giapponesi.

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