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ATTUALITÀ SETTIMANALEIl FOMC segnala maggiore incertezza sullo scenario economico

02.02.16 - 17:09
L'attualità di BSI con Gianluigi Mandruzzato, Macro&Fixed Income Analyst BSI
Il FOMC segnala maggiore incertezza sullo scenario economico
L'attualità di BSI con Gianluigi Mandruzzato, Macro&Fixed Income Analyst BSI

Il comunicato del FOMC ha riconosciuto i rischi che gli ultimi sviluppi sui mercati finanziari e dell'economia mondiale pongono per gli Stati Uniti, una situazione che il Comitato sta “monitorando da vicino” e, aggiungiamo noi, potrebbe convincerlo a procedere con la normalizzazione della politica monetaria in maniera più graduale di quanto prospettato a dicembre. Particolare attenzione è rivolta alle potenziali “implicazioni per il mercato del lavoro e l'inflazione, nonché il quadro complessivo dei rischi per le prospettive economiche”, sulle quali si basa il processo decisionale del FOMC.

La reazione del Comitato ricorda quella dello scorso settembre: in quell'occasione, non avendo abbastanza elementi per valutare le eventuali ripercussioni della volatilità registrata sui mercati in estate nonché degli sviluppi relativi al meccanismo di cambio dello yuan sull'economia americana, la Fed decise di rimandare il primo rialzo dei tassi dopo sette anni di politica di tassi di interesse fermi allo zero. Come allora, pensiamo che sia una risposta appropriata alle condizioni attuali, considerato l'insolitamente alto livello di incertezza delle previsioni economiche sulla Cina nonché su diversi mercati emergenti.

Non ci sentiamo tuttavia di escludere la possibilità che il sentiero di normalizzazione dei tassi nel resto dell'anno non si discosti molto dalla stima mediana dei componenti del FOMC del dicembre scorso. A fronte delle attuali aspettative del mercato, che scontano a malapena un rialzo dei tassi da qui alla fine dell'anno, questa si rivelerebbe una decisione sorprendentemente aggressiva.

Analogamente, a nostro avviso non si può escludere del tutto un eventuale aumento dei tassi a marzo. In fin dei conti, a metà marzo, quando il FOMC si riunirà di nuovo, saranno disponibili i dati economici per quasi due mesi interi: una base sufficiente per determinare se le previsioni centrali della Fed saranno ancora valide, il che giustificherebbe una stretta monetaria, o se esse dovranno essere riviste, con tutta probabilità al ribasso, rendendo pertanto inopportuno un rialzo dei tassi.

Un elemento che induce sicuramente a esercitare maggiore pazienza prima di aumentare nuovamente i tassi è l'atteso rallentamento dell'inflazione, nonché il continuo calo delle relative aspettative formulate dal mercato e che emergono dalle rilevazioni effettuate. Sebbene il comunicato del FOMC non vi richiami l'attenzione, il recente rafforzamento della correlazione tra le aspettative inflazionistiche per il medio termine e gli indici di inflazione headline attuali pone un serio rischio che le attese si ridimensionino ancora di più nei mesi a venire a fronte di un andamento dei prezzi al dettaglio verosimilmente in decelerazione, a meno di un improbabile rimbalzo significativo e sostenibile delle quotazioni delle materie prime nelle prossime settimane.

Nonostante abbia derubricato il prospettato rallentamento dell'inflazione a riflesso degli “effetti temporanei del calo dei prezzi energetici e all'importazione”, il FOMC attribuisce grande importanza ai “progressi effettivi e attesi verso il proprio obiettivo di inflazione” al fine di determinare quando e in che misura ritoccare i tassi sui fondi federali.

Il peso dei dati nelle decisioni della Fed implica che l'esito di una qualsiasi riunione futura del FOMC sia difficilmente prevedibile con largo anticipo, e sicuramente non all'indomani dell'ultimo vertice. È verosimile che ciò contribuisca a mantenere la volatilità su livelli più elevati rispetto al recente passato, ma si può inquadrare anche questa dinamica nell'ambito del processo di normalizzazione dopo numerosi anni di misure di politica economica di emergenza e non convenzionali.

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