Cerca e trova immobili

ATTUALITÀ SETTIMANALEMercato azionario Svizzera: un iceberg in equilibrio tra due continenti

24.08.15 - 15:54
Il consueto appuntamento con l'attualità settimanale di BSI
Mercato azionario Svizzera: un iceberg in equilibrio tra due continenti
Il consueto appuntamento con l'attualità settimanale di BSI

La realtà dei mercati finanziari, di fatto globali e interconnessi, rende limitativo ogni tentativo di circoscrivere un’analisi al solo mercato svizzero. L’espressione numerica dell’SMI è infatti la punta di un iceberg, barcamenato da varie correnti che nell’attuale fase di mercato provengono da due diversi continenti, entro le quali si deve bilanciare in una costante ricerca di equilibrio. Le onde sollevate da queste realtà esogene, sono la causa del riacutizzarsi della volatilità, che ha ormai superato con buon margine i valori mediani di lungo periodo con alcuni picchi di una certa rilevanza, trascinando quindi l’indice in una fase di correzione.

Proprio la volatilità, questa volta quella della borsa cinese, è all’origine dei bruschi movimenti al ribasso delle borse occidentali durante la scorsa settimana: pur riuscendo a limitare le perdite giornaliere, grazie anche a puntuali interventi statali, gli indici di Shanghai e Shenzhen hanno infatti oscillato con escursioni superiori al 6%, amplificando una percezione del rischio già sollecitata dalla svalutazione dello Yuan.

All’instabilità del quadro globale si aggiunge il continuo declino del prezzo del greggio, che avviene con meno volatilità ma con maggiore verticalità, andando a riprendere i minimi d’inizio anno. Questi fattori aggiuntivi d’incertezza hanno di nuovo rimesso in discussione l’intenzione della FED di procedere al primo rialzo dei tassi in un decennio il prossimo settembre: gli elementi chiave per la decisione saranno come sempre i dati occupazionali e l’andamento dell’inflazione di prossima pubblicazione, ma l’improvviso raffreddamento delle previsioni congiunturali e il contraccolpo subìto dalla borsa hanno ormai rimescolato le carte.

Neppure l’SMI poteva quindi ritenersi al riparo dagli eventi, e in un contesto progressivamente più problematico, stava diventando sempre più difficile per il mercato svizzero giustificare un posizionamento ai suoi massimi. È quindi puntualmente stato travolto dall’ondata di pessimismo dovendo concedere un tonfo sotto i 9000 punti, con una settimana costellata da 5 sessioni al ribasso consecutive.

Si tratta di un’ulteriore conferma di come il mercato svizzero fosse sostenuto essenzialmente dai dati macroeconomici esogeni, che fino alla scorsa settimana erano per lo più positivi e incoraggianti: un sostegno che non appena si è indebolito non è più stato in grado di sorreggere l’SMI.

L’economia interna già da tempo ha invece lanciato dei segnali di apprensione, lasciando intendere che le conseguenze del rafforzamento del CHF iniziano ormai a farsi sentire, e che gli scorsi mesi sono stati un tentativo di adattarsi alla nuova realtà coronato da alterne fortune. Le imprese si lamentano sempre più del calo degli ordinativi e non hanno più troppo margine di manovra sui prezzi, una situazione che non tende a migliorarsi fintanto che il CHF, una volta di più, deve fungere da moneta rifugio dalle problematiche internazionali. La crescita dell’economia svizzera di questi ultimi mesi è quindi stata la risultante degli abbozzi di crescita nei maggiori mercati d’esportazione, mostrando segni di debolezza ad ogni accenno di un loro rallentamento. Un buon assaggio è stato l’impatto della crisi greca, proporzionalmente ben meno rilevante del cedimento della Cina, una variabile che ha le dimensioni e la potenza d’urto per causare dei danni di più lunga durata sui mercati finanziari.

Un recente sondaggio della Deloitte illustra come le aspettative di un campionario selezionato di CFO elvetici permangano pessimistiche, con una flessione dell’indice della fiducia iniziata già ad inizio 2014 e solo momentaneamente mitigata lo scorso trimestre, con la parziale risoluzione della problematica greca. Il sondaggio illustra come i maggiori fattori di rischio per le imprese siano quasi tutti esogeni: vi è quindi il rischio che le delicate vicende riflesse nella caduta delle maggiori borse mondiali possano iniziare a sciogliere la base dell’iceberg svizzero, che galleggia ancorato a basi che attualmente devono risolvere una importante crisi di stabilità.

Per avere informazioni sempre aggiornate sui mercati finanziari, clicca qui per iscriverti alla nostra Newsletter settimanale.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE