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ATTUALITÀ SETTIMANALEMercato azionario Svizzera: il "déjà vu" cinese

17.08.15 - 08:36
Il consueto appuntamento con l'attualità settimanale di BSI
Mercato azionario Svizzera: il "déjà vu" cinese
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Se la storia si ripete, anche nei mercati finanziari, la recente svalutazione dello Yuan, decisa senza preavviso dalla banca centrale cinese, riporta alla memoria degli investitori quanto avvenuto sul mercato svizzero lo scorso gennaio, una situazione certo ben diversa, ma che presenta alcune analogie. La più immediata è il fattore sorpresa e l’immediata reazione degli analisti a determinare quali società sono maggiormente esposte in termine di fatturato. Per il mercato azionario svizzero troviamo in prima linea il settore del lusso con Swatch e Richemont, poi l’industriale con ABB e Schindler, i trasporti commerciali con Kühne & Nagel e SGS, e infine il farmaceutico soprattutto con Novartis.

Un altro punto in comune è l’ampiezza della reazione: se nel caso del mercato svizzero l’ampiezza era da misurare sull’escursione giornaliera dell’indice borsistico, nel caso della Cina l’ampiezza è invece visibile con un effetto di Ripple di diametro planetario. Questo è dovuto al fatto che a gennaio, si trattava di una rivalutazione del CHF, che quindi produceva effetti penalizzanti sul mercato interno, mentre ora lo Yuan fa il movimento opposto nel tentativo di rilanciare l’economia interna a scapito del resto del mondo.

Ed è a questo punto che verrebbe utile ripercorrere gli eventi della borsa svizzera per intuire se la svalutazione dello Yuan prelude ad uno tsunami sui mercati finanziari oppure se si tratta di un’onda di lago, che ha prodotto poco più di un momentaneo spavento. È bene quindi ricordare che la rivalutazione del CHF aveva risvegliato una numerosa schiera di cassandre, sia nell’opinione pubblica sia tra gli analisti, che si erano precipitati a rimodellare utili e previsioni annuali al ribasso per poi essere smentiti nell’arco di due soli mesi, con l’SMI che ha prodotto un perentorio recupero dei livelli precedenti andando a scadenze regolari a ritoccare i massimi di ciclo.

Nel caso attuale della svalutazione dello Yuan, il meccanismo di trasmissione alle borse occidentali non è tanto il timore di una contrazione brusca delle importazioni, relativamente inelastiche sul breve, bensì il messaggio implicito di debolezza generalizzata dell’economia cinese, confrontata con una crescita ben inferiore alle attese e ridotta a dei tassi incrementali non più visti da anni. Questo implica una disfunzionalità della transizione dell’economia cinese da un modello di investimenti e infrastruttura verso un modello di consumi, favorevole per i prodotti occidentali. Si inceppa quindi un mega-trend che ha implicazioni di più lungo termine e vasto raggio, non solo sui mercati borsistici ma anche sulle materie prime, che tornano ad essere ulteriormente sotto pressione rimettendo in questione i nuovi equilibri che si stavano formando.

La svalutazione si inserisce anche come parametro variabile nel contesto delle probabilità e della tempistica con la quale la Fed inizierà con il rialzo dei tassi, mettendo un freno all’apprezzamento del USD, e quindi ironicamente anche mitigando l’effetto reale della svalutazione.

Seguendo l’argomento oggetto di uno dei nostri recenti articoli, una nuova debolezza delle materie prime e la svalutazione dello Yuan, una moneta divenuta ormai di riferimento, e di riflesso anche del USD, potrebbe essere meno penalizzante per il mercato svizzero nel contesto delle borse mondiali, sia per un nuovo flusso di investitori alla ricerca di maggiore qualità a minore volatilità, sia per una accresciuta attrattiva del CHF come moneta rifugio, dato che l’SMI offre una buona scelta di titoli conservativi ad elevato rendimento da dividendo.

Eccoci quindi nuovamente confrontati ad una crisi dei mercati azionari, innescata da una decisione monetaria improvvisa di una banca centrale principale, con le borse che inscenano una reazione drastica e perentoria e con il CHF che in conseguenza di tutto ciò subisce un apprezzamento: con i dovuti distinguo, è un “déjà vu” che suggerisce pazienza, lasciando che le banche centrali decidano le contromosse più adeguate, e che si formi un nuovo contesto di stabilità. Per l’esiguo mercato svizzero erano stati necessari 2 mesi per ricolmare un disavanzo che però era molto più grande, ora i mercati implicati sono molto più estesi ma la correzione più contenuta: la soluzione di questa sommaria equazione sarà molto probabilmente più rapida, anche se occorrerà del tempo per verificarne la stabilità.

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