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ATTUALITÀ SETTIMANALEMercato azionario Svizzera: l'SMI beneficia della crisi delle materie prime

03.08.15 - 14:57
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Mercato azionario Svizzera: l'SMI beneficia della crisi delle materie prime
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Una delle caratteristiche dell’SMI, che lo distingue da altri indici ed in questo caso lo favorisce, è l’assenza di titoli energetici sensibili alla contrazione del prezzo del petrolio. Il listino infatti include unicamente Transocean, una società che non ha operatività nell’economia elvetica e che quindi è solo nominalmente parte della borsa svizzera. Non è un caso che proprio Transocean sia il titolo meno performante dall’inizio dell’anno, tuttavia, essendo la sua ponderazione marginale, non intacca significativamente la performance dell’SMI, che quindi in aggregato è comparativamente avvantaggiato. Lo stesso discorso vale per l’oro, anch’esso in forte contrazione dall’inizio dell’anno. Considerato come petrolio e oro equivalgano a circa 1/3 dell’indice Bloomberg delle materie prime, indice che ha corretto del 20% nelle ultime 6 settimane scendendo al livello del 2002, è plausibile dedurre che questo effetto di relativa immunità alle materie prime abbia determinato l’andamento positivo dell’SMI nel contesto delle borse mondiali durante il mese di luglio.

L’altro vantaggio per l’SMI derivante dalla correzione delle materie prime avviene nell’ambito del cosiddetto procurement delle varie aziende, a seconda del loro settore di attività. Non sempre l’andamento è favorevole, come ad esempio nel caso di Nestlé che beneficia della contrazione del prezzo del caffè, determinante per la divisione Nespresso, di primaria importanza, mentre è penalizzata dall’aumento del cacao, storicamente un indicatore sensibile per le previsioni sul titolo.

Il calo dei prezzi delle materie prime è spesso accompagnato dall’indebolimento delle monete dei paesi produttori ed esportatori. Il rovescio della medaglia è l’apprezzamento in termini relativi delle monete di paesi come la Svizzera, che non estraggono o esportano tali materie.

Come ampiamente discusso nel dibattito politico in atto da qualche mese, il costo reale è sopportato prevalentemente dal tessuto economico delle piccole e medie imprese, dipendenti dalle esportazioni verso l’area Euro. L’altro soggetto economico che subisce le conseguenze negative di questa tendenza globale è la BNS, che dopo la perdita di 30 mia del 1° trimestre, per il 2° trimestre ha pubblicato una ulteriore perdita di 20 mia: seguendo questa tendenza, l’anno contabile farà registrare un risultato che precluderà una distribuzione di dividendo agli azionisti, ossia ai cantoni elvetici, che dovranno puntellare i rispettivi budgets senza questo cospicuo apporto, o che addirittura potrebbero paradossalmente essere chiamati alla cassa qualora fosse necessario ricapitalizzare la BNS.

Siamo nel pieno degli annunci trimestrali dei risultati, e un primo bilancio intermedio indica come l’impatto della forza del CHF inizi a farsi sentire sempre di più, sia nei consuntivi sia negli aggiustamenti delle guidances: si tratta di una nuova realtà alla quale l’economia elvetica si dovrà adattare, anche se per gli investitori, dopo il favore ricevuto dalla BNS durante un periodo prolungato, si tratta di un fattore penalizzante che richiederà un ridimensionamento delle stime e degli obiettivi di prezzo.

Agli occhi degli analisti, il CHF appare teoricamente sopravalutato, tuttavia i movimenti ribassisti delle materie prime e i numerosi contesti dell’economia mondiale caratterizzati da instabilità, volatilità e speculazione favoriscono l’intensificarsi della domanda per un valore stabile e affidabile come l’SMI, che quindi ha un ulteriore potenziale di espansione per quanto riguarda i titoli maggiori, quelli che hanno un fatturato significativo in monete come il USD che si sta tendenzialmente apprezzando, mentre le piccole e medie imprese potrebbero dover affrontare tempi più difficili.

Da ultimo, è bene tener presente che i problemi della Grecia non sono terminati e l’eventuale riaccendersi di focolai di crisi andrà a riprodurre un ciclo di rafforzamento del CHF e di riflesso dell’SMI simile a quello di cui l’indice elvetico ha beneficiato nella prima parte dell’anno.

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