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LUGANO - In questi primi giorni di giugno abbiamo osservato come alcuni parametri del mercato abbiano invertito la direzionalità della propria tendenza.
I rilevamenti statistici macroeconomici dell’economia interna svizzera erano da tempo in perdita di velocità, sia a causa della congiuntura problematica dei vari mercati di sbocco, sia per l’inaspettato e repentino apprezzamento del CHF che ha di fatto costretto il tessuto economico elvetico a ripensare le proprie strategie d’investimento e di gestione dei margini. Dopo una comprensibile fase di compressione durante il primo trimestre, i rilevamenti del PMI e della fiducia delle imprese hanno dapprima accennato ad una stabilizzazione per poi indicare un miglioramento in occasione del più recente rilevamento dei dati. Nel caso del PMI, il riscontro numerico è ancora inferiore a 50, soglia spartiacque tra ottimismo e pessimismo, quindi è prematuro trarne delle conclusioni eccessivamente euforiche, tuttavia il miglioramento è tangibile e la traiettoria seguita durante il 2015 lascia intuire perlomeno come un periodo di difficoltà congiunturale per l’economia interna sia stato digerito e come l’ economia guardi più serenamente al futuro.
Un ragionamento analogo è possibile anche osservando l’indicatore di business confidence: anche in questo caso l’indice ha subito un drastico ridimensionamento subito dopo l’abbandono della protezione del cambio con l’Euro attuata dalla BNS lo scorso gennaio, stabilizzandosi in seguito su valori decisamente modesti nella primavera, e si è successivamente ripreso con il rilevamento di giugno, recuperando vistosamente pur senza ritornare ai livelli della fine dello scorso anno. Non siamo quindi ancora in grado di affermare che la business confidence sia ritornata ai livelli medi precedenti, dai quali siamo ancora piuttosto lontani, ma siamo riconfortati dalla traiettoria nuovamente ascendente e riteniamo che una conferma in occasione della prossima lettura potrebbe creare le premesse per un recupero dalla fase negativa del ciclo economico attualmente in essere per quanto riguarda l’economia interna svizzera.
Non è quindi una coincidenza se questi due rilevamenti sono stati ribaditi dal barometro congiunturale del KOF, che dopo essere sceso al di sotto della media di lungo termine nel 2014 ha proseguito la sua discesa nei primi mesi di quest’anno per adagiarsi su un minimo di ciclo situato 10% sotto la media storica, un punto di flesso che era stato varcato solo nel 2008, all’apice della crisi finanziaria e nel 2011, con una oscillazione di oltre il 3% di discesa, prontamente seguita da un rimbalzo di pari ampiezza. L’attuale traiettoria di correzione di ciclo è ora giunta a una simile ampiezza del 3%, seppure percorsa su 20 mesi, ed è pertanto plausibile che la marcata inversione di tendenza, che avviene dopo due rilevamenti laterali, sia il primo accenno di recupero. Siamo ancora oltre 5% al di sotto della media di lungo periodo, tuttavia l’indicazione del barometro lascia spazio a previsioni più ottimistiche.
Seppure non vi sia alcuna correlazione con queste statistiche, anche la borsa ha offerto una sua versione idiosincratica di un’inversione di tendenza: dall’inizio dell’anno, i titoli di Dufry, Meyer Burger e Logitech sono stati i più venduti allo scoperto indicando speculazioni al ribasso e livelli minimi di fiducia. Questa settimana, i primi due, sono stati i migliori titoli del listino con una performance relativa settimanale prossima al 10%, che non cambia sostanzialmente il quadro generale che permane delicato, mentre Logitech ha anticipato di qualche giorno l’impeto positivo, che nel frattempo si è già placato ritornando ad una situazione non ancora ben definita.
Rendiamo tuttavia attenti gli investitori che questi segnali positivi non si traducono immediatamente in una performance positiva della borsa ma che sono un’importante base d’appoggio per approssimare l’andamento del mercato dei mesi a venire.
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