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ATTUALITÀ SETTIMANALEMercato azionario Svizzera: due poli negativi frenano le Mid Caps

18.05.15 - 17:16
Il consueto appuntamento con l'attualità settimanale di BSI
Mercato azionario Svizzera: due poli negativi frenano le Mid Caps
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A partire dall’inizio di aprile, il titolo del listino svizzero che ha maggiormente incrementato il proprio valore è stato Transocean, una società del settore petrolifero che ha scelto la Svizzera come sede sociale ma che non svolge alcuna attività nel nostro Paese, e per questo motivo non è rappresentativa delle variabili macroeconomiche che determinano l’andamento della nostra economia. Tuttavia, la vistosa performance del titolo (+60% dal minimo dello scorso mese) è l’indizio principale per delineare il contesto entro il quale si sta sviluppando l’SMIM (mid-caps). Transocean ha seguito una traiettoria fortemente negativa in relativo al mercato a partire dal 2010, ma ha decisamente invertito tendenza in coincidenza con la ripresa del prezzo del greggio.

La quale, a sua volta, non sembra essere un fenomeno effimero, ma inizia a lasciare le sue tracce nelle previsioni d’inflazione delle varie banche centrali, per le quali l’obiettivo minimo d’inflazione è uno dei parametri fondamentali sui quali calibrare l’ampiezza dell’intervento di politica monetaria. È quindi stato sufficiente l’affievolirsi del timore di dover affrontare una situazione di deflazione per determinare un rialzo dei tassi d’interesse e per togliere dal tavolo speculazioni su un possibile intensificarsi dell’intervento della BCE. Il temporaneo allontanamento dai tassi negativi sulle obbligazioni della Confederazione ha quindi creato le premesse per un accenno di travaso dall’azionario verso il reddito fisso, dato che chi si era posizionato per incassare un rendimento da dividendo ha ormai già raggiunto il suo scopo negli scorsi mesi.

Sono quindi venuti a mancare gli equilibri tra acquisti, in diminuzione dopo i massimi assoluti della borsa svizzera di metà aprile che avevano innescato importanti prese di utili, e vendite in aumento da parte di istituzionali che avevano strategicamente derogato da politiche d’investimento conservative alla caccia di un livello di rendimento accettabile.

Attivate queste polarità, i vari indici svizzeri hanno quindi corretto, fermandosi tuttavia già dopo un complessivo 5%, al subentrare di un segnale tecnico rilevante (per l’SMI era la soglia dei 9'000 punti, attraversata al ribasso per l’ultima volta con il noto episodio della BNS).

Proprio questo momento topico d’inizio gennaio sta ora evidenziando le conseguenze di lungo periodo, quindi quelle durature, che stanno avendo un impatto sempre più tangibile sul tessuto economico interno, quindi sulle mid caps elvetiche. L’indicatore KOF sullo stato dell’economia sta puntando decisamente al ribasso, con un segnale che era stato abbozzato nel 4T14 come una normale oscillazione di sentimento, ma che ha poi risolutamente preso una tendenza discendente a gennaio, proseguita ininterrottamente fino all’ultimo rilevamento. Non casualmente, i settori che maggiormente lamentano un deteriorarsi degli affari sono il turismo, la ristorazione, il commercio al dettaglio e il settore manifatturiero, mentre il finanziario ha fatto registrare un leggero miglioramento.

L’utilizzazione della capacità produttiva in svizzera, all’82.1% alla fine dello scorso anno, è diminuita in un solo trimestre a 80.9% e le società non intravvedono un miglioramento a breve. Come prima misura, la maggior parte di esse ha temporaneamente compresso i margini, ma esaurita questa prima valvola di sfogo, la perdita di competitività andrà ora a ripercuotersi sugli utili dei prossimi trimestri, mentre si percepisce una reticenza verso nuovi investimenti e nuove assunzioni di manodopera, come puntualmente confermato dal rilevamento del KOF sull’impiego.

Neppure il barometro economico punta al bello: se il rilevamento di marzo aveva lasciato un po’ di ottimismo, la lettura di aprile è nuovamente critica, e riteniamo che l’economia svizzera non sia attualmente nelle migliori condizioni per approfittare di una ripresa in Europa. Raccomandiamo quindi qualità e società con importanti attività all’estero, come troviamo nelle maggiori capitalizzazioni dell’SMI.

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