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ATTUALITÀ SETTIMANALEMercato Azionario Svizzera: un rischio ben premiato

02.03.15 - 14:18
I segnali accomodanti in materia di politica monetaria hanno generato una reazione positiva
Mercato Azionario Svizzera: un rischio ben premiato
I segnali accomodanti in materia di politica monetaria hanno generato una reazione positiva

I maggiori indici hanno preso una pausa di riflessione ad inizio settimana, in attesa della riunione dell’intervento di Janet Yellen presso il Senato, dal quale sono usciti segnali accomodanti in materia di politica monetaria, che hanno generato una reazione inizialmente positiva. L’SMI ha “annuito” con una vistosa virata al rialzo nel primo pomeriggio di mercoledì alla conferma che la Fed intende dar prova di ulteriore pazienza in attesa di maggiori conferme dai dati macroeconomici.

Sul mercato svizzero, il movimento rialzista è stato propiziato inizialmente dalle società il cui fatturato è meno esposto al USD, che si è indebolito vedendo allungarsi i tempi di attesa per un rialzo dei tassi d’interesse negli US. È però bastata una nuova successione di dati macro positivi per invertire la tendenza nei giorni successivi. Nella giornata di venerdì, infine, un nuovo rafforzamento del CHF ha frenato l’SMI che è però riuscito comunque a chiudere la sessione sopra i 9000 punti, che significano il ritorno ad una performance positiva da inizio anno e il ripristino del livello dell’SMI una settimana prima del disimpegno della BNS. Con un >+9%, aggiungiamo che febbraio ha visto una tra le migliori performances mensili dell’indice, e soprattutto il rally iniziato dopo il minimo periodico di mercato del 22 gennaio è finora il più notevole degli ultimi 10 anni. Visto l’impennarsi della valutazione del mercato, con un PE situato ben oltre la media storica, è probabile che assisteremo ad alcune prese di utili e a una progressiva lateralizzazione del mercato.

In questa fase di assestamento del mercato, va inoltre evidenziata l’ulteriore diminuzione della volatilità, ormai scesa al di sotto dei valori d’inizio anno e adagiatasi sui livelli della media di lungo periodo.

Dopo aver analizzato durante lo scorso mese l’impatto della decisione della BNS di abbandonare la protezione del CHF, seguendo tappa dopo tappa la progressiva stabilizzazione dei vari parametri di mercato e l’evoluzione della volatilità come approssimazione della dinamica della fiducia degli investitori, vogliamo questa settimana elaborare alcune considerazioni utilizzando un diverso angolo di osservazione dello stesso fenomeno, andando ad analizzare il premio di rischio del mercato elvetico.

La definizione del premio di rischio è data dalla differenza tra la redditività del mercato azionario e la redditività dell’obbligazionario, rappresentato dal rendimento a lungo termine delle emissioni della Confederazione. Quest’ultimo è tuttavia spinto al ribasso dalla politica monetaria della BNS, quindi da un fattore esogeno, e agli occhi degli operatori di mercato è una variabile che si comporta in modo inattendibile e incontrollabile dalle sole forze di mercato. La redditività dell’azionario quindi “premia” chi rinuncia ad un rendimento considerato senza rischio, e quantifica quindi il valore del presunto rischio dell’investitore azionario.

Secondo questo modello, più basso è il rendimento obbligazionario, più alta è la tendenza dell’azionario a spingersi verso multipli di mercato elevati, come sta avvenendo in questo periodo, dando corpo al rischio che gli utili impliciti nel multiplo PE non vengano successivamente conseguiti come anticipato.

Quello che più colpisce, in analisi storica, è che attualmente il premio di rischio dell’azionario elvetico è stimato attorno al 5%, un livello che eccede il premio di rischio che si riscontrava alla vigilia della crisi finanziaria (attorno al 4%) e che è ben lontano dalla media storica calcolata dall’inizio degli anni ’90, che oscillava tra l’1% e il 2%.

La realtà di tassi d’interessi negativi, tuttavia, obbliga sempre più gli investitori istituzionali ad aprirsi agli appetitosi rendimenti offerti dall’azionario, sotto forma di dividendi sostenibili e di profilo difensivo del sottostante, giustificando in questo modo il livello attualmente elevato dell’SMI.

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