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ATTUALITÀ"È stato gridato 'Al lupo' troppo presto"

09.02.15 - 15:47
Il mercato azionario svizzero, una volta incassato il colpo, è stato il più performante negli ultimi giorni
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"È stato gridato 'Al lupo' troppo presto"
Il mercato azionario svizzero, una volta incassato il colpo, è stato il più performante negli ultimi giorni

LUGANO - A partire dalla tanto discussa decisione della BNS di non più controllare artificialmente il cambio del CHF, il mercato azionario svizzero, una volta incassato il colpo, è stato il più performante negli ultimi giorni recuperando la metà della perdita giornaliera del 15.01, e riportandosi in sole due settimane al livello del bottom della correzione di metà dicembre, quella quota di 8500 punti che è stata l’asse di oscillazione dell’indice durante tutto il 2014. L’SMI ha nuovamente avvicinato la media dei 200 giorni che nei recenti mesi ha spesso indicato anche un supporto: dallo scorso ottobre il mercato ha subìto un’impennata della volatilità, con tre movimenti (ottobre, dicembre e l’ultimo a gennaio) inusuali, che ne hanno destabilizzato la tendenza di crescita di lungo periodo, ed anche per quanto riguarda la volatilità, siamo positivamente rassicurati dal constatare come essa sia rapidamente rientrata sotto i picchi (peraltro elevati) delle precedenti correzioni di mercato. Analizziamo di seguito le possibili variabili che hanno determinato la situazione odierna.

Occorre innanzitutto sottolineare come l’atteggiamento della BNS si sia mantenuto cooperativo, e seppur non ufficialmente, la banca centrale è rimasta attiva con nuovi interventi che hanno riportato il CHF in area 1.05 contro l’€. A questo punto d’equilibrio provvisorio, inferiore ad alcune stime autorevoli, il mercato sembra reagire positivamente.

Sarebbe inoltre opportuno riesaminare con maggiore obbiettività le responsabilità effettive della BNS: l’analisi dell’andamento congiunturale, pubblicata dal KOF a febbraio, indica chiaramente come il barometro avesse iniziato il proprio declino ben prima della comunicazione della BNS, con una traiettoria risolutamente ribassista. Il barometro viene calcolato con 217 variabili, di cui 180 provengono dal sondaggio mensile di imprese svizzere, di cui il 94% era già stato elaborato prima del 15.01.

All’interno del barometro vengono fatte alcune distinzioni settoriali, dalle quali emerge che i settori maggiormente in difficoltà sono il turismo, l’industria tessile, quella meccanica e la chimica. Risulterebbe anche che il settore bancario sia stabile, tuttavia ex-post è anche il settore che ha denotato maggiori difficoltà, non tanto per un presunto squilibrio tra costi e ricavi in CHF, quanto per l’altra misura dissuasiva della BNS quale l’introduzione di tassi negativi. Per avere maggiori indicazioni occorrerà attendere gli appuntamenti trimestrali di UBS (FY14 al 10.02) e Credit Suisse (12.02). Solo Julius Baer ha già presentato il FY14, sorprendendo positivamente ma anche approfittando dell’occasione per importanti tagli di personale. La reazione del mercato è stata positiva, confermando la tesi che l’impatto della fluttuazione del CHF possa essere relativizzato rispetto alle allarmistiche previsioni iniziali.

Se Julius Baer è stato il miglior titolo della settimana del listino svizzero, il secondo, Swatch, ci suggerisce considerazioni analoghe. Ricordiamo come Swatch sia stata tra le più vocali nel denunciare il nuovo livello del cambio e abbia di conseguenza corretto più pesantemente, allineandosi all’opinione che il settore dell’orologeria d’esportazione sarebbe stato tra i più toccati. Nella realtà le cose sono andate diversamente. Preceduti dall’eccellente risultato di LVMH che ha diradato i dubbi sul settore del lusso, anche Swatch ha presentato risultati soddisfacenti, ed in ogni caso migliori rispetto alle aspettative invero non troppo ottimistiche. Ciò che più conta però è che l’impatto valutario ha dovuto essere ridimensionato e riportato verso una valutazione più realistica. Riteniamo a questo punto che una parte non trascurabile dell’allarmismo emerso a gennaio debba essere ridimensionato: con l’aiuto discreto dei nuovi interventi della BNS e con una valutazione maggiormente ponderata dell’effettiva esposizione al forex, ipotizziamo che le maggiori società dell’SMI (per intenderci quelle con le più importanti attività all’estero) abbiano gridato “al lupo” affrettatamente, e che la realtà con cui si confronterà l’economia svizzera nei prossimi mesi, seppure difficile, non sia necessariamente così catastrofica come inizialmente temuto.

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