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STATI UNITIUn altro passo verso la normalità per la FED?

17.12.14 - 10:29
Gianluigi Mandruzzato, Fixed Income & Forex
Un altro passo verso la normalità per la FED?
Gianluigi Mandruzzato, Fixed Income & Forex

L’evento della settimana entrante è chiaramente la riunione della Federal Reserve di mercoledì 17. Dopo la pubblicazione del comunicato stampa del Federal Open Market Committee (FOMC), la Chairwoman Yellen terrà una conferenza stampa con i giornalisti. L’occasione, dal punto di vista della comunicazione, si presenta come ideale per spiegare al pubblico ed agli investitori l’attuale orientamento della banca centrale americana, soprattutto se vi dovessero essere delle novità.

L’attesa è infatti elevata per un ulteriore passo verso la normalizzazione della politica monetaria ora che il programma di acquisto di attività finanziarie è terminato a fine ottobre. In particolare, l’attenzione dei mercati sarà puntata sulla frase che attualmente indica l’attesa della Fed stessa che i tassi ufficiali rimangano al livello corrente, pari praticamente allo 0%, ancora per un “periodo considerevole di tempo”. Al di là dell’usuale, voluta, ambiguità del messaggio, la presenza di tale frase lascia spazio al mercato per contemplare la possibilità di un inizio ancora distante dei rialzi dei tassi ufficiali. Conseguentemente, una sua rimozione dovrebbe comunicare ai mercati che la Federal Reserve vede progressivamente concretizzarsi uno scenario sufficientemente positivo per l’economia americana da consentire di ridurre lo stimolo monetario senza per questo mettere a repentaglio le prospettive di crescita.

In effetti, ci pare che anche gli ultimi dati pubblicati possano confortare a sufficienza il FOMC. Le vendite al dettaglio del mese di novembre sono state molto forti e lasciano intendere che i consumi privati saranno decisamente robusti anche nell’ultimo trimestre dell’anno. Tale conclusione è corroborata dal forte miglioramento registrato nel mese di dicembre dall’indice della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, tornato ai livelli più alti da inizio 2007, quando ancora la crisi che sarebbe arrivata pochi mesi dopo non era minimamente prevista. Un elemento che ha di certo sostenuto l’ottimismo dei consumatori americani è il calo del prezzo della benzina, riflesso del crollo del prezzo del petrolio delle ultime settimane: in assenza di una repentina inversione di tendenza, la minore bolletta energetica sosterrà i consumi privati e, quindi, l’intera dinamica del PIL anche nel 2015.

Tutto ciò è, a sua volta, coerente con il costante e solido miglioramento del mercato del lavoro, non solo in termini del numero di nuovi occupati ma anche in termini di qualità dell’occupazione, con sempre meno occupati part-time per necessità, ed un progressivo riassorbimento dei sotto-occupati. Altro elemento che risulta decisamente incoraggiante è l’elevato livello di attività segnalato dalle indagini ISM, ai massimi da inizio 2004, ovvero tre mesi prima che la Fed iniziasse ad alzare i tassi ufficiali. Inoltre, la pubblicazione del dettaglio sul fatturato dei servizi relativo al T3 suggerisce che la crescita del PIL verrà rivista al rialzo verso il 4.5% t/t annualizzato dal 3.9% della seconda stima. Ciò indicherebbe che il riassorbimento della capacità produttiva inutilizzato prosegue ad un ritmo finalmente sostenuto e, forse ancora più importante, sostenibile.

Altro fatto che la Fed valuterà attentamente è che nonostante il citato calo del prezzo della benzina, ed il prevedibile rallentamento del tasso di inflazione headline dei prossimi mesi, l’indagine di dicembre presso i consumatori ha registrato un aumento delle aspettative di inflazione ad 1 e 5 anni che rimangono in linea con la loro media storica. Se quindi non vi sono ancora elementi che possano mettere fretta alla Fed, ci pare che l’insieme dell’informazione economica disponibile deponga sempre più chiaramente a favore di uno scenario in cui la politica monetaria USA può essere riportata gradatamente verso la normalità dopo gli ultimi sei anni caratterizzati da tassi allo 0% e massiccio ricorso a politiche di allentamento non convenzionali come il QE.

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