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CANTONEGiappone, la BoJ conferma gli impegni ma servono riforme strutturali

18.11.14 - 11:40
La Banca del Giappone (BoJ) ha intensificato a sorpresa gli stimoli monetari
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Giappone, la BoJ conferma gli impegni ma servono riforme strutturali
La Banca del Giappone (BoJ) ha intensificato a sorpresa gli stimoli monetari

LUGANO - La Banca del Giappone (BoJ) ha intensificato a sorpresa gli stimoli monetari, sottolineando la fermezza del proprio impegno a evitare il rischio della deflazione e portare il tasso di inflazione al 2%. L'entità dei nuovi stimoli monetari, congiuntamente alla modifica dell'allocazione del fondo pensioni pubblico giapponese (GPIF, Government Pension Investment Fund) nel mercato azionario, dovrebbero far sì che i titoli nipponici proseguano nel loro andamento favorevole e che il cambio USD/JPY si avvicini a livello 120 nell'arco dei prossimi 12 mesi. Ci si aspetta che le nuove misure stimolino la reflazione dell'economia nazionale e le esportazioni. In prospettiva, è essenziale che il governo non si affidi alla sola politica monetaria espansiva, ma prosegua invece con le necessarie riforme strutturali.

A fine ottobre la BoJ ha annunciato che aumenterà la propria base monetaria di 80 mila miliardi di yen all'anno, rispetto ai precedenti 60-70. L'istituto porterà inoltre gli acquisti annui di titoli di stato giapponesi (JGB, Japan Government Bonds) da 30 mila a 80 mila miliardi di yen e triplicherà quelli degli exchange-traded fund (ETF) e dei fondi immobiliari giapponesi (J-REIT, Japan Real Estate Investment Trust), rispettivamente fino a 3 mila miliardi e 90 miliardi di yen. Inoltre, la banca centrale innalzerà la scadenza degli acquisti di JGB da 3 a 7-10 anni. L'istituto ha specificato che tali misure sono volte a “scongiurare” il rischio che il miglioramento della cosiddetta “mentalità deflazionistica” si arresti a causa della “temporanea debolezza della domanda” nonché della brusca caduta dei prezzi del greggio.

Altra importante novità è stata la conferma della modifica dell'allocazione del GPIF, con 1,1 mila miliardi di USD in gestione. Il Fondo ha ridotto la propria allocazione in obbligazioni giapponesi dal 60 al 35% e aumentato quella nelle azioni estere e nazionali dal 12% al 25%. L'allocazione in titoli obbligazionari esteri salirà dall'11% al 15%. Il Primo Ministro Shinzo Abe ha dichiarato che l'economia giapponese trarrà beneficio da tale riallocazione, necessaria al fine di riflettere l'uscita del paese dalla deflazione. Probabilmente il GPIF concentrerà i propri acquisti azionari su titoli con rendimenti relativamente elevati e una governance solida, con particolare enfasi sul nuovo indice Nikkei-400.

Ora i mercati aspetteranno indicazioni da parte del Primo Ministro Abe su un nuovo aumento dell'imposta sui consumi, dall'8% al 10%, previsto per ottobre 2015. Ci si attende un annuncio entro la fine del 2014. Considerato l'impatto sull'economia dell'inasprimento di aprile 2014, ci saranno probabilmente timori all'interno della compagine governativa sulle ricadute di un ulteriore aumento dell'aliquota. D'altro canto, rinviare la decisione potrebbe alimentare nuovi dubbi sulla disciplina fiscale del governo e l'impegno a varare riforme strutturali impopolari. Il rapporto debito/PIL rimane elevato, attestandosi a circa 210%, e ci si attende che il deficit raggiunga l'8,4% del PIL nel 2014. Ciò potrebbe condizionare negativamente anche i giudizi sulla politica ultra-espansiva della BoJ.

Riteniamo che l'aumento dell'imposta sui consumi e lo stimolo varato dalla banca centrale possano riaccendere le speranze che il Primo Ministro Abe intenda realmente garantire la credibilità della propria politica fiscale. Nel breve termine, è probabile che il mercato si concentri sull'effetto positivo per la crescita di un eventuale rinvio dell'inasprimento, ma confermando sullo sfondo il rischio di nuovi timori sulla posizione fiscale del paese.

Per garantirne la sostenibilità dell'economia nazionale saranno necessarie riforme strutturali, specialmente in materia di mercato del lavoro. Gli stimoli fiscali e monetari possono dare una spinta nella giusta direzione e incrementare gli utili (e pertanto i mercati azionari) nel breve termine, ma una ripresa duratura richiede un forte impegno a introdurre maggiore rigore in diversi settori economici.

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