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LUGANOLevante, un ciclone di musica e parole

08.10.14 - 05:58
Lunedì, poco prima di tenere la sua performance nell'ambito degli Showcase di Rete Uno, la giovane cantautrice ci ha raccontato il suo "Manuale Distruzione"
Levante, un ciclone di musica e parole
Lunedì, poco prima di tenere la sua performance nell'ambito degli Showcase di Rete Uno, la giovane cantautrice ci ha raccontato il suo "Manuale Distruzione"

LUGANO - Arrivo nel momento in cui Claudia Lagona (alias Levante), insieme alla sua band, sta mettendo a punto gli ultimi accorgimenti tecnici in vista del concerto. L’elasticità vocale è naturale, genuina, come trabocca, d’altra parte, dai solchi del suo primo disco pubblicato all’inizio di quest’anno attraverso Inri, una delle più quotate label indipendenti italiane.

Levante, catanese d’origine e torinese d’adozione, classe 1987, non è un “prodotto confezionato” dai talent, né da qualsiasi altra competizione canora. Lei ha semplicemente continuato per la sua strada, con le sue canzoni, con ostinazione, sfuggendo dai compromessi e dalle imposizioni dettate dall’industria della musica. L’anno scorso ha tentato (o è stata tentata da) Sanremo: “Ho partecipato alle selezioni delle Nuove Proposte – dice – È andata male, ma sono riuscita a rialzarmi un’altra volta…”. Una delusione, certo, ma forse è stato meglio così. Levante si è costruita la sua musica, le sue canzoni da sola, con l’apporto di Alberto Bianco (il produttore artistico dell’album), e con il pieno consenso della rete. Basta dare un’occhiata al numero di visualizzazioni che ha ottenuto il videoclip legato a uno dei suoi singoli: “Alfonso”, in poco più di un anno, è a quota 1803000…

Claudia, perché questo nome d’arte?
"In un agosto torrido, quando vivevo ancora a Catania, una mia carissima amica, dopo avere visto “Il ciclone” (Italia, 1996) di Leonardo Pieraccioni, mi ha soprannominato così, Levante… Alla fine, ho voluto portare quel nome sempre con me..."

Hai lasciato Catania da adolescente… Sei riuscita comunque a vivere in qualche modo la scena musicale siciliana?
"Non posso dirti di averla vissuta, ero troppo giovane. Sono cresciuta comunque con modelli come Carmen Consoli e Franco Battiato. Ho vissuto e sto vivendo a tutto tondo la scena torinese odierna: è ricchissima di cantautori".

Qualche nome?
"Alcuni di loro li ho voluti portare in tour con me, nelle vesti di musicisti… Sono Alberto Bianco (basso), che è anche il produttore artistico di “Manuale Distruzione”, Daniele Celona (chitarra, tastiere) e due terzi del combo Nadàr Solo, ossia Federico Puttilli (chitarra) e Alessio Sanfilippo (batteria)".

Quando hai deciso di fare la cantautrice?
"A undici anni... A un certo punto, qualche tempo dopo ovviamente, ho capito che la musica sarebbe potuta diventare il mio psicologo, il mio diario segreto… Da quegli istanti non mi sono più fermata…"

Il successo non è arrivato subito…
"Ho iniziato a capire che avevo imboccato la strada giusta dopo la pubblicazione di “Alfonso”, il singolo che ha anticipato l’album. Non riuscivo a credere al numero di visualizzazioni che aveva ottenuto… Giorno dopo giorno arrivavano sempre più impegni, ma ero sempre incredula… Calcola, addirittura, che ho continuato a lavorare come cameriera in un bar di Torino fino al 17 settembre 2013…"

Chi è Alfonso?
"La domanda corretta sarebbe: “Cos’è Alfonso?”"

Ebbene, cos’è Alfonso?
"Uno stato d’animo…"

Quando hai incominciato a scrivere “Manuale Distruzione”?
"Nel 2011, anche se un brano, “Come quando fuori piove”, risale al 2009".

Quali sono le canzoni del disco a cui sei più affezionata?
"Forse “Cuori d’artificio” è la più bella, ma quella che sento più vicino è “Le margherite sono salve”. L’ho dedicata a mio padre… L’ho perso quando avevo nove anni…"

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