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STATI UNITIMcAfee, il re dell'antivirus e le sue sette fidanzate

27.06.13 - 08:37
Intervista alla "pecora nera" della Silicon Valley: "Bravi, non vi siete lasciati mettere i piedi in testa dagli Stati Uniti"
Foto d'archivio (Keystone)
McAfee, il re dell'antivirus e le sue sette fidanzate
Intervista alla "pecora nera" della Silicon Valley: "Bravi, non vi siete lasciati mettere i piedi in testa dagli Stati Uniti"

WASHINGTON - John McAfee deve la fortuna all’antivirus che porta il suo nome, il primo della storia e il più diffuso al mondo. Eppure, in un video che sta facendo il giro del web, il milionario americano maledice la sua "creatura" circondato da ragazze in bikini, armi e cocaina. Lo abbiamo raggiunto per chiedergli quello che tutti si domandano: gli ha forse dato di volta il cervello? "Niente affatto. Il programma che porta il mio nome è ormai il software più odiato al mondo. Basta digitare McAfee su Google per vedere il volume delle lamentele degli utenti che vorrebbero liberarsene, ma non riescono. Quando ero io a gestire la compagnia, il sofware era universalmente amato. Era facile da installare, da usare, e non dava problemi. Ora la gente mi odia per via dell’anti-virus: non vogliono capire che non c’entro più niente da vent’anni!"

Quindi la colpa è della Intel, che ha acquistato il suo marchio?
"Hanno smesso di ascoltare i clienti, e si sono messi a pensare solo al profitto. È un errore comune a molte compagnie IT, oggigiorno. Chi crea i software è lontano anni luce da chi li usa. Sono disconnessi: non solo McAfee, ma molte altre compagnie".
 
Lei invece è solo una vittima del suo stesso nome?
"Lo dimostra il fatto che sono tutt’ora costantemente oggetto di attacchi di hacker. Solo perché mi chiamo McAfee. Se tu fossi un hacker, non ti piacerebbe poter dire: “Ho violato il computer di McAfee”? Eppure sono anni che ho venduto i diritti dell’anti-virus".

Di cosa si occupa, adesso?
"Ormai sono in pensione. Sto lavorando con il disegnatore Chad Essley a un fumetto sulla mia vita. Inoltre collaboro alla mia biografia letteraria, che uscirà a breve con il titolo No Domain, per mano di uno scrittore d’eccezione: si chiama George Jung, ed è detenuto da 20 anni in un carcere del New Jersey per traffico internazionale di stupefacenti".
 
È il personaggio su cui si basa il film Blow (2001), con Johnny Depp?
"Esattamente. È uno degli scrittori migliori che io abbia mai incontrato. E si è offerto di farmi questo onore, forse perché la mia vita assomiglia per molti versi alla sua".

In che senso?
"George è stato il più grande narcotrafficante americano degli anni ’70 – ‘80. Anche io, nei miei anni d’oro, facevo avanti e indietro con il Messico trasportando partite di droga".
 
Lei, un promettente programmatore della Silicon Valley!
"Il lavoro di programmatore (prima per la NASA, poi per la Lockheed-Martin, ndr.) mi lasciava un sacco di tempo libero. E avevo bisogno di sempre più soldi per sfamare la mia tossicodipendenza. Ma quando inventai l’anti-virus, nel 1987, tutto cambiò".
 
Come?
"Iniziai a lavorare dalle 16 alle 20 ore al giorno, sette giorni su sette, non esagero. La mia azienda di software, la McAfee Associated, faceva soldi a palate, ma non avevo più tempo libero. Nel giro di due anni sono arrivato sull’orlo del collasso fisico e mentale".
 
È stato allora che ha deciso di vendere il marchio con il suo nome?
"Esattamente. Vivere di rendita è molto meglio, anche se, quando uno ha uno stile di vita come il mio, i soldi durano poco. Ma ora ho tutto il tempo per divertirmi e investire in nuove avventure. Ho fatto beneficienza, fondato una scuola di volo, una fabbrica di sigari, un’azienda che fa ricerca su farmaci ecologici e naturali. Poi mi sono trasferito in Belize, sul Golfo del Messico, dove ho investito nel caffè e mi sono dedicato, per un po’, alla lotta al narcotraffico locale".
 
Finché, a dicembre scorso, non è successo il patatràc. “John McAfee ricercato per omicidio”.
"È stato solo un tentativo di incastrarmi. La polizia locale cercava di estorcermi del denaro. Siccome non cedevo, hanno fatto di tutto per costringermi a tornare negli Usa: perquisito casa mia, ucciso il mio cane, mi hanno tenuto legato sotto il sole per ore. Alla fihne ci sono riusciti,  appioppandomi l’omicidio di un mio vicino di casa".
 
Davvero lei non c’entrava niente?
"In Belize vengono uccise migliaia di persone al giorno. Non ho la più pallida idea di perché il mio vicino sia stato ucciso. Lo conoscevo appena. E non esistono prove né accuse formali contro di me. Ho sette fidanzate che possono testimoniare a mio favore".

Sette!
"Sissignore. All’epoca dei fatti vivevamo tutti insieme, sotto lo stesso tetto. E non è una cosa divertente come può sembrare".

Siete ancora insieme?
Sto cercando di fargli avere i visti necessari per raggiungermi negli Stati Uniti. Ci sono un po’ di problemi burocratici.

Il suo stile di vita, quindi, non è cambiato. È proprio come nel video su YouTube: circondato da ragazze in bikini, armi e cocaina?
"Che male c’è? Io non giudico nessuno e non rinnego il passato: è il passato che ci rende quelli che siamo. Nella vita ognuno fa le sue scelte e deve rispettare quelle degli altri. In Svizzera dovreste saperlo bene".
 
Ha qualcosa contro la Svizzera?
"Tutt’altro, adoro la Svizzera. Amo Ginevra e Zurigo. La Svizzera è un Paese libero, come me. Prendiamo la storia dell’accordo fiscale con gli Usa. Avete avuto il coraggio di respingerlo e di dire “no” all’arroganza degli Stati Uniti. L’America ha il vizio di calpestare le libertà altrui. Avete fatto bene.

Le banche però ora potrebbero subire delle ritorsioni
"La tranquillità e la sicurezza sono il prezzo da pagare. Per la libertà bisogna fare dei sacrifici. Nessuno lo sa meglio di me".

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