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CANTONETra passione e professione, la musica secondo Nicola Locarnini

29.10.12 - 14:03
Nato a Locarno e cresciuto con le mani sui tasti del suo piano, Nicola Locarnini è un musicista e insegnante di professione
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Tra passione e professione, la musica secondo Nicola Locarnini
Nato a Locarno e cresciuto con le mani sui tasti del suo piano, Nicola Locarnini è un musicista e insegnante di professione

LOCARNO - Nel 2009 si diploma in pianoforte jazz nell’ Accademia Svizzera di Pedagogia Musicale (ASMP), ma già da molto prima il giovane locarnese entra in contatto con la sua passione: la musica. È infatti a sei anni che fa i suoi primi passi in questo mondo. E si esibisce tutt’oggi, sia da solo che in varie formazioni, come il gruppo jazz Nicola Locarnini Quartet, la cover band Centrocittà, la band pop rock Asanty e il duo con Nadia Radici, N2. Abbiamo intervistato Nicola Locarnini in particolar modo per comprendere il lato “professionale” che il mondo della musica comporta.

Parlando di insegnamento musicale, di cosa ti occupi esattamente?

Insegno pianoforte sia a bambini, che a ragazzi ed adulti. Durante queste lezioni mi occupo di affrontare la tecnica, la postura, il vocabolario, la lettura, la ritmica,…. Tutti gli aspetti che vanno a formare l’apprendimento di uno strumento. A dipendenza poi del livello e delle richieste dell’alunno, cerco di personalizzare il più possibile il programma in modo da renderlo a misura di pianista.

 

Secondo la tua esperienza personale, come può incidere il fatto di avere una formazione professionale in questo ambito?

La formazione professionale di certo permette di approfondire determinate tematiche legate alla musica e in specifico al tuo strumento. Nel mio caso credo abbia inciso soprattutto dal punto di vista del “poter fare tutto il giorno il musicista”. La formazione professionale ti permette di studiare molte più ore e più regolarmente. Una persona che deve lavorare tutto il giorno, purtroppo non può studiare molto. Con tutti gli impegni musicali e non che sto avendo in questo periodo, questa è la parte che più mi manca. Cerco comunque, nel limite del possibile, di ritagliarmi regolarmente uno spazio dedicato allo studio. Dal punto di vista dell’insegnamento, la formazione legata alla didattica del pianoforte è stata di grande importanza. Il professore non è per forza un bravo musicista e viceversa, e resta di fatto che se non si conosce ciò che si vuole insegnare, diventa difficile poterlo fare con consapevolezza.

 

Vedi delle differenze con chi lo fa amatorialmente?

Ne vedo tante, ma anche poche allo stesso tempo. Ho suonato più volte con musicisti “per passione” ed il loro livello era molto alto, talvolta anche più di quello di musicisti professionisti. Questo sta a significare che non è lo studio accademico a rendere un musicista bravo. Il professionista forse gode della possibilità di fare musica in quantità maggiore. Questa quantità consente di accumulare esperienza. Questo può rendere tutto più facile in determinati momenti.

 

Come si struttura una formazione come quella da te intrapresa?

Si struttura secondo diversi punti di vista: una parte dedicata allo strumento studiato, dove si imparano varie tecniche e stili, e una parte ritmica che comprende lo studio dell’armonia (da quella classica a quella jazz, pop o per big band), l’improvvisazione, l’ear traning, la storia della musica, la storia del jazz, la didattica del pianoforte, la storia del pianoforte, … Questi sono solo alcuni dei temi che ho affrontato, sempre in relazione al mio strumento.

 

 

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