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INTERVISTADente: "Non paragonatemi più a Battisti"

16.07.12 - 09:47
Il giovane cantautore italiano si racconta
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Dente: "Non paragonatemi più a Battisti"
Il giovane cantautore italiano si racconta

Chi è Dente e chi è Giuseppe Peveri…
"Sono la stessa persona, è sempre stato così. In realtà il nome Dente è quello a cui sono più abituato, perché mi chiamano tutti così da tanti anni ormai".

Dal 2006 ad adesso hai ricevuo parecchi riconoscimenti, nel 2009 anche il premio al PIMI come miglior album dell’anno Questo influenza il modo di affrontare un nuovo disco?
"Dire che sono indifferente a queste cose sarebbe stupido e sarebbe una bugia. Ovviamente cerco di non pensarci, di continuare a fare le cose per lo stesso motivo per cui ho cominciato a farle, quindi senza pensare a un pubblico, a una critica, a premi o aspettative riguardo alle nuove canzoni. Cerco di fare così, per adesso credo di avercela sempre fatta…".

I tuoi innumerevoli successi ti stanno aiutando a vivere di sola musica…
"Io ci vivo già da un bel po’ di tempo quindi…più che altro spero di continuare!"

Prima data in Svizzera? Cosa ti aspetti da un concerto in piazza con un pubblico non “solo tuo”?
"Sì, è il mio primo concerto svizzero. Affronto la situazione come ho sempre fatto. Anche quando ho cominciato, per diversi anni, chi veniva a vedere i concerti non era il mio pubblico, ma erano persone di passaggio, quindi sono abituato a gente per così dire “distratta”. Ci sono passato e so cosa vuol dire, quindi tranquillamente farò il mio concerto, sperando di catturare l’attenzione anche dei distratti".

I tuoi sono testi più autobiografici, al contrario della maggior parte dei cantautori che scrivono di temi più attuali…
"Decisamente, si. Però io certe cose non riesco a scriverle. Scrivo solo di quello di cui ho bisogno per sentirmi meglio...quindi affronto solo i “miei” temi".

Le tue canzoni a una prima lettura risultano molto semplici. Mi viene in mente una frase di “Piccolo destino ridicolo” Più che il destino è stata l’ADSL che vi ha unito…
"La doppia lettura è una cosa che mi ha sempre interessato molto. Partendo dalla musica o dai libri per bambini, che quando rileggi da adulto prendono un significato diverso. Quindi, la semplicità in realtà un po’ è dovuta anche alla mia formazione che comunque non è da liceo classico, da grande vocabolario italiano. Parlo anche in modo molto semplice, però cerco sempre di trovare un modo per esprimere delle cose. Tento di nasconderle dentro alle canzoni, dentro a frasi, con diversi significati".

Insieme a Vasco Brondi, il Teatro degli orrori e altri nuovi artisti, siete considerati un po’ la rinascita del cantautorato italiano, quasi a prendere il posto di chi ormai si sta ritirando…
"Non andremo sicuramente a sostituire certi autori, perché certe cose non si possono    sostiuire, rimarranno per sempre. Non è con la nostra venuta che la gente non ascolterà più De Andrè o De Gregori. Ovviamente c’è un cambio di generazione, viviamo in tempi completamente diversi quindi è anche molto più difficile per noi riuscire magari a catturare tutto il pubblico che un tempo è stato catturato da questi       personaggi. Questo perché c’erano i media più interessati, le televisioni più attente a   trasmettere programmi di qualità e quindi questa gente inevitabilmente ci finiva dentro. Per noi è un po’ più difficile. Questa “eredità” io non la sento neanche tanto a dir la verità, però c’è in Italia una sorta di rinascita e non solamente per quanto riguarda gli artisti, che stanno scrivendo su temi interessanti e popolari nel senso buono del termine, ma anche da parte del pubblico che si è un po’ risvegliato. Andiamo a pari passo, artisti e pubblico, stiamo rinsavendo tutti quanti".

Vieni spesso paragonato a Battisti per musica e testi…
"Il paragone non mi pesa fino a quando non mi viene ricordato in ogni occasione. Si sente che Battisti è uno dei miei ascolti principali, ma direi anche di distinguermi per il fatto che io scrivo pezzi molto distanti da quelli di Mogol".

Una canzone che suggeriresti di ascoltare a chi di te non sa niente?
"Io non ho canzoni preferite e non credo nemmeno che una sola possa svelare, per così dire, tutto quanto. Ogni pezzo è buono, secondo me, per cominciare a capire qualcosa di quello che faccio".

Il grande sogno per una collaborazione…
"La maggior parte degli artisti che ascolto io sono morti, ma lanciandomi direi sicuramente Sergio Endrigo, che purtroppo non c’è più. Negli utlimi anni della sua vita ha comunque collaborato con artisti giovani quindi… La sua perdita è stato un grande dispiacere. Per i vivi c’è tempo, ne parlerò poi con loro!"

Vinile, CD o mp3?
"Io sono per il vinile, sicuramente, e non sono per l’mp3. il CD ci sta ancora, una sorta di via di mezzo, una cosa fattibile. L’mp3 per me no perché ho notato che non riesco   nemmeno ad ascoltare la musica dal computer o dalle cuffiette dell’ipod, mi da proprio fastidio…non riesco ad ascoltare “in quel modo lì”…e quindi credo che l’attenzione di un ascolto su vinile sia impareggiabile".

Sfiorata la partecipazione ad un film, hai collaborato per dei libri…
"Per ampliare il portafoglio? (ride) essendo curioso mi piace provare diverse cose… sono paradossalmente anche molto pigro quindi per alcune cose, diverse dallo scrivere canzoni, mi devono stare molto dietro prima che io le faccia…quindi, anche per com’è successo con alcune cose che ho scritto per alcuni libri, mi sono   stati molto addosso e alla fine le ho fatte…e sono anche contento di averle fatte, mi piacerebbe avere un carattere che mi permetta di scrivere tanto, e di esprimermi anche in altre forme oltre a quelle della canzone che è molto piccola, e scrivo pochissimo…".

Una parole per descrivere il tuo rapporto con la musica?
"Direi terapeutico. Ho sempre usato la canzone per sentirmi meglio. Non per risolvere i problemi, perché non è scrivendo canzoni che si risolvono, ma per provare un po’ quel senso di liberazione…quindi credo che terapeutico sia il termine adatto".
 

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