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CANTONESisma, rime in chiave rap-metal: «Un'evoluzione logica»

22.09.17 - 06:01
Il 4 ottobre alle 21 Sisma, rapper ticinese cresciuto nel collettivo Linea 23 e da qualche tempo di base a Losanna, si esibirà negli studi Rsi di Lugano-Besso, nell’ambito degli showcase di Rete 3
FOTO ADEE
Da sinistra Mathias Buchner, Nikos Zoldan, Sisma, Julien Boss, Noé Benita, Maurizio Amato.
Da sinistra Mathias Buchner, Nikos Zoldan, Sisma, Julien Boss, Noé Benita, Maurizio Amato.
Sisma, rime in chiave rap-metal: «Un'evoluzione logica»
Il 4 ottobre alle 21 Sisma, rapper ticinese cresciuto nel collettivo Linea 23 e da qualche tempo di base a Losanna, si esibirà negli studi Rsi di Lugano-Besso, nell’ambito degli showcase di Rete 3

LUGANO – Con tre album all’attivo – “Il codice da B’zone” (2007), “Jack Casanova” (2010) e “Captain Ticino” (2015) -, così come un paio di mix tape – “Da Mixtape” (2008) e “Da Mixtape 2-The South Chapter” (2011) -, Amos Zoldan, alias Sisma, con il live in programma si appresta a celebrare il decimo anniversario della realizzazione del suo primo album da solista.

Amos, nel 2007, in ambito rap, che aria si respirava in Ticino?

«Era fantastico, il rap era diverso, così come la società stessa... Gli attori principali rivendicavano uno stile di vita: nei testi si trattavano tematiche sociali, si chiedevamo più spazi per i giovani e ci si batteva per ottenerli!».

Un album, il tuo, che ha aperto le porte al rap ticinese oltre Gottardo, mi sbaglio?

«Ha aperto le porte soprattutto a me, alla Linea 23 e al nostro entourage. Musicalmente, i rapper ticinesi – la maggior parte, direi – si considerano italiani, quindi non hanno nemmeno l'interesse, a quanto pare, di proseguire verso nord. Per noi, invece, oltrepassare il tunnel era la nostra missione. La Svizzera tedesca e la Svizzera romanda, devo dire, hanno scoperto il rap ticinese grazie ai MoMo Posse - pionieri assoluti della scena -, al mio disco e al tour che l’ha seguito...».

In questi dieci anni nella scena rap ticinese sono cambiate tante cose?

«Non vivo in Ticino da quindici anni. Purtroppo, con la scena rap ho avuto un rapporto non sempre idilliaco, perché, a differenza di tanti, dico sempre ciò che penso. Tempo fa, ad esempio, ho avuto modo di vedere ragazzi di talento promuoversi in maniera non professionale, tentando di aiutarli grazie all'esperienza acquisita: ma non puoi dare una mano a chi non ascolta i tuoi consigli, i tuoi suggerimenti… Quindi, non saprei dirti cosa, e se, effettivamente, qualcosa sia cambiato. Da fuori, a me sembra sempre che nessuno esca dal recinto e i palchi a disposizione degli artisti locali, oltretutto, sono tuttora due all'anno... Ma spero di sbagliarmi e di essermi perso qualcosa…».

Per lo showcase a Rete Tre sul palco porterai un gruppo con cui hai rielaborato una selezione di brani in chiave rap-metal. Perché questa scelta?

«È un'evoluzione logica della mia musica. Grazie ai gusti musicali di mio padre, sono cresciuto con il rock anni Sessanta-Settanta e, visto la piega che il rap ha preso negli ultimi tempi, mi riconosco molto di più in ambienti con giacche in pelle e chitarre pesanti, piuttosto che in ragazzini ossigenati che parlano dei soldi che non hanno… Con il tour di “Captain Ticino” ho fatto per l'ennesima volta il giro della Svizzera, notando di non sentirmi più al mio posto nell’ambiente hip hop attuale. Penso sia normale: ho 35 anni, chi frequenta le serate rap ne ha 20 meno di me».

Vuoi presentare i tuoi nuovi compagni d’avventura?

«Mathias Buchner (chitarra), Nikos Zoldan (back up mc), Julien Boss (tastiere e direzione artistica) – docente all’Emu di Losanna -, Noé Benita (batteria) e Maurizio Amato (basso)».

Cosa troveremo nella setlist?

«Un greatest hits rivisitato in chiave rap/metal. Ci piace stare sul palco, il concerto di Lugano sarà solo l'inizio di un nuovo percorso...».  

Stai lavorando anche al tuo prossimo disco, quindi?

«Un quarto album in studio non mi è ancora passato per la testa… Ma non è detto che qualcosa possa accadere...».

 

 

 

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