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Grande evento questa sera: la band Tuareg amata in tutto il mondo ma osteggiata in patria dagli estremisti islamici
LUGANO - Questa sera il Roam Festival di LongLake ospita un gruppo assolutamente fuori dall'ordinario: i Tinariwen.
La loro storia è affascinante anche al di là del percorso e delle scelte musicali. Provenienti dal nord est del Mali, inimitabili cantori del deserto e delle sue atmosfere, rivoluzionari della canzone africana che attingono dalla tradizione, fondono blues, rock, world e musica Tuareg. Una storia di libertà, musicale e non, che si è scontrata in passato con l'estremismo e l'intolleranza. Nel 2012 il gruppo estremista islamico Ansar Dine bollò come «musica di Satana» il repertorio dei Tinariwen. La situazione si fece via via insostenibile, e all'inizio dell'anno successivo i membri sfuggirono di poco all'arresto. Tranne uno, il chitarrista Abdallah Ag Lamida, che fu scarcerato alcune settimane dopo.
L'instabilità politica ha colpito in maniera piuttosto pesante la band: alcuni dei suoi membri vivono praticamente in esilio, con il solo leader Ibrahim Ag Alhabib che ha cercato di restare in Mali vicino alla famiglia, prima di prendere la strada dell'Algeria. Per questo motivo le registrazioni dell'ultimo album "Elwan" si sono tenute proprio tra l'Algeria, il Marocco, gli Stati Uniti e la Francia.
Con "Elwan" ("elefanti" in lingua Tamasheq) la band è tornata in studio all'inizio del 2017. Un album che si è avvalso di eccellenti collaboratori: musicisti del calibro di Mark Lanegan, Kurt Vile e Matt Sweeney, che ammirano la musica dei Tinariwen e la loro dirittura morale. Un disco meno "politico" rispetto ai precedenti, forse, ma qui la denuncia si mescola a racconti di vita quotidiana. Le chitarre disegnano linee suggestive e l'acustico si alterna (o s'incastra) con l'elettrico. Il risultato è una musica semplice e d'immediato effetto, che entra dentro.
Roam Festival è in prevendita su Biglietteria.ch.
