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CANTONEMeatbodies, pura psichedelia a LongLake

13.07.17 - 10:00
In cartellone oggi al Buskers di LongLake, lo show dei californiani Meatbodies
Foto Ada Rajkovic
Da sinistra Kevin Boog, Chad Ubovich, Patrick Nolan.
Da sinistra Kevin Boog, Chad Ubovich, Patrick Nolan.
Meatbodies, pura psichedelia a LongLake
In cartellone oggi al Buskers di LongLake, lo show dei californiani Meatbodies

LUGANO – Reduci dalla realizzazione di “Alice” (In The Red Recordings, 10 febbraio 2017), Chad Ubovich (voce, chitarra, synth, tastiere), Patrick Nolan (chitarra, voce) e Kevin Boog (basso) dallo scorso mese di maggio restituiscono in dimensione live questo secondo disco, un concept. Un concept lisergico, suddiviso in dieci tracce, da cui trasuda - nitida - un’evoluzione, una maturazione, sia compositiva, sia strutturale.

«“Alice” – mi spiega Chad Ubovich nel corso di una lunga telefonata – non è una persona». «È un’idea, una sensazione, un’autocritica… - prosegue - Una storia che scorre, brano dopo brano, nei timori, nelle paure, della società contemporanea…».

Chad, raccontami il processo di lavorazione...

«Le dieci canzoni hanno preso forma in quattro mesi. Dal punto di vista della struttura musicale, “Alice” è un album venuto alla luce grazie all’apporto di ogni componente della band, di Patrick, in particolare… Quindi, rispetto al primo disco, parlerei di un processo di lavorazione completamente diverso: “Meatbodies” (In The Red Recordings, 2014) è un contenitore, una raccolta di canzoni che ho scritto nei due anni precedenti alla realizzazione...».

Quali le maggiori fonti di ispirazione?

«Durante la stesura dei testi ho letto “Jitterbug Perfume” (Bantam, 1984) - “Profumo di Jitterbug” (Mondadori, 1985) - di Tom Robbins».

E dal punto di vista musicale, quali album hanno influenzato il concept? 

«“Shazam” (Regal Zoonophone, 1970) dei Move e “The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars” (Rca, 1972) di David Bowie».

Per la seconda volta hai affidato la produzione a Eric Bauer…

«Il suo studio di registrazione, il Bauer Mansion (San Francisco), è fantastico… Questa volta, però, a differenza del primo album - registrato da Bob Marshall e missato da Chris Woodhouse -, ho voluto lavorare con Eric a quattro mani, curando personalmente sia le registrazioni, sia il mix».

Con quali gruppi sei cresciuto?

«Dal momento in cui ho iniziato a suonare la chitarra, ho tentato di assorbire tutto ciò che mi piaceva: dal rock’n’roll all’heavy metal, dal punk alla new wave, dal garage rock alla psichedelia...».

Cosa vuoi dirmi del garage revival? Quali i tuoi ascolti più frequenti?

«Ho ascoltato molto i gruppi di matrice psichedelica…».

Vuoi fare almeno un nome?

«Gli Spacemen 3».

Raccontami la nascita dei Meatbodies…

«All’inizio il mio era un progetto solista… Dopo il rientro da un tour con Mikal Cronin, nel 2013, ho incominciato a registrare qualche idea tra le mura di casa... Per le sessioni del primo disco, poi, ho portato in studio un po’ di gente con cui avevo già suonato in passato…».

Parli anche di Ty Segall, immagino… Cosa vuoi dirmi al riguardo?

«(ride) Cosa vuoi sapere?».

So che siete amici da un po’...

«Eravamo a scuola insieme, l’ho conosciuto quando avevo 17 anni… In alcuni periodi ci si vede spesso, in altri meno…».

Stai già lavorando al terzo album?

«Ho già un po’ di materiale…».

Sarà un altro concept?

«Direi di sì, ma con un’impostazione diversa rispetto ad “Alice”».

Quando prevedi la realizzazione?

«Non saprei... Calcola che non abbiamo ancora registrato nulla...».

 

 

 

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