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CANTONEDana Gillespie: «Bowie? È stato il mio primo fidanzato»

26.06.17 - 06:01
Dana Gillespie, protagonista della Swinging London, questa sera alle 19 salirà sullo Stage Elvezia per la prima delle tre performance in cartellone a JazzAscona 2017
Dana Gillespie: «Bowie? È stato il mio primo fidanzato»
Dana Gillespie, protagonista della Swinging London, questa sera alle 19 salirà sullo Stage Elvezia per la prima delle tre performance in cartellone a JazzAscona 2017

ASCONA – A questa 33esima edizione del festival Dana porterà dell’ottimo boogie woogie. Lo farà in compagnia del pianista austriaco Joachim Palden, con cui collabora da quasi tre decenni. Numerose, tra l’altro, le produzioni discografiche venute alla luce dal lungo sodalizio artistico: l’ultima è “Guilty” (Styx Records, 2014), a cui ha preso parte anche Betty Semper.

Di base sull’asse Londra-Maccagno (Varese), qualche giorno fa abbiamo raggiunto Dana al telefono: “Per alcune settimane all’anno vivo a pochi chilometri dal confine italo-svizzero, a Maccagno – rivela – la casa apparteneva a mio padre”.

Dana, com’era la Swinging London?

«Fantastica… Ricordo che nel 1962, a 13 anni, bazzicavo già i club, i blues club: il Marquee e tanti altri. Ricordo alla perfezione i concerti degli Yardbirds, degli Stones, di Alexis Korner… Tre anni dopo, poi, affidandomi a Jimmy Page, incisi il singolo “Thank You Boy”/“You’re A Heartbreak Man” (Pye, 1965)… Ciò che voglio dire è che ci conoscevamo tutti molto bene, ci frequentavamo… All’epoca nessuno poteva immaginare l’impatto che quei giovani musicisti, di li a poco, avrebbero avuto sulla scena musicale mondiale… E, successivamente, sulla storia del rock…».

Conoscevi già Bowie?

«Certo, era il mio migliore amico… Ed è stato anche il mio primo fidanzato… Mi accompagnava sempre a casa da scuola…».

Che tipo era?

«Affascinante e già completamente immerso nella sua musica… Ricordo, ad esempio, un episodio di qualche anno dopo, del momento in cui scrisse “Space Oddity” (Philips, 1969). Mi telefonò entusiasta e mi disse: “Ho appena scritto una canzone!”. Dopo mezz’ora era a casa mia, ed io ebbi il privilegio di ascoltare per prima quel capolavoro…».

C’erano differenze nella melodia, nei versi?

«No, “Space Oddity” era già così, così come l’ha sentita il mondo intero…».

Bowie ti volle nei cori di “It Ain’t Easy”, la quinta traccia di “The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars” (RCA, 1972): hai mai saputo perché decise di inserire una cover (di Ron Davies) all’interno del disco, di quel disco, un concept, esattamente a metà della storia?

«Devo deluderti, purtroppo non glielo chiesi… Forse di quell’album non sai una cosa: quando il disco uscì, qualcuno dimenticò di indicare il mio nome nelle note di copertina… Incominciò ad apparire nelle ristampe a partire dal 1999…».

So che Bowie qualche tempo prima scrisse per te “Andy Warhol”, un brano che inserì, nella sua versione, all’interno di “Hunky Dory” (RCA, 1971). La tua fu pubblicata due anni dopo, nel 1973, all’interno di “Weren’t Born A Man” (RCA)… Cosa accadde esattamente?

«Registrai la canzone, e a lui piacque così tanto che decise di inciderla. Non lavoravo a ritmi regolari sul mio disco, ero molto impegnata a teatro nel ruolo di Maria Maddalena in “Jesus Christ Superstar”: di conseguenza, per la pubblicazione, i tempi si fecero più lunghi…».

Un disco, “Weren’t Born A Man”, che conta la produzione di Bowie e di Mick Ronson…

«Inizialmente, il progetto partì con la produzione di entrambi, ma David, poi, si trasferì negli Stati Uniti; fu Ronno (Mick Ronson, ndr) a prendere in mano tutto il lavoro… Registrammo l’album tra le mura dei Trident Studios (Londra), dove, anche Lou Reed, nell’estate del 1972, incise “Transformer” (RCA, 1972): un giorno, insieme a David, passò a trovarmi in sala…».

E di quell’incontro con Lou Reed cosa vuoi dirmi?

«Che per la prima volta nella mia vita vidi un uomo con lo smalto nero sulle unghie… (ride)».

Nei mesi precedenti alla sua morte, nemmeno tu sapevi che Bowie era malato?

«Non sapeva nulla nessuno…».

Quando hai avuto modo di sentirlo al telefono l’ultima volta?

«Tanto tempo fa, negli anni Ottanta…».

So che quest’anno hai pubblicato “Trust In Your Heart”, un album legato al tuo progetto di musica indiana… Quando un altro disco blues? L’ultimo, “Cat’s Meow” (Ace Records), risale al 2014…

«Per il momento ho alcune idee per la testa, idee che prendono spunto dal blues anni Venti e Trenta…».
 
Info: jazzascona.ch ; dana-gillespie.com

 

 

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