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STATI UNITIIncontro a 33 giri con Greg Prevost

05.12.16 - 06:00
Greg “Stackhouse” Prevost narra la genesi del suo secondo disco, “Universal Vagrant” (Mean Disposition, 25 novembre 2016)
Incontro a 33 giri con Greg Prevost
Greg “Stackhouse” Prevost narra la genesi del suo secondo disco, “Universal Vagrant” (Mean Disposition, 25 novembre 2016)

ROCHESTER (NEW YORK) - A quattro anni da “Mississippi Murderer” (Mean Disposition, 2012),  primo album “orfano del gruppo-madre”, l’ex vocalist dei Chesterfield Kings è tornato sul mercato con la seconda produzione, “Universal Vagrant”. Prevost (voce, chitarra) - supremo iniziatore, sul finire dei Seventies, della scena garage revival - in dieci tracce (sei originali e quattro cover) dà in pasto ai propri adepti, ammaliandoli (tanto che nella mia personalissima classifica 2016 sfreccia, imperterrito, a bordo di una Spider rosso fuoco, in prima posizione), quanto lui ha ingurgitato nel corso di un’intera esistenza: blues, blues seminale, rock’n’roll…

Greg, raccontami lo sviluppo dell’album...

«“Evil On My Mind” è stata la prima canzone ad avere preso forma… Da quegli istanti alle sessioni di registrazione - a cui hanno partecipato Alex Patrick (basso - con cui Prevost ha co-prodotto il disco, ndr), Zach Koch (batteria), Keenan Bartlett (piano, Hammond B3), Mikaela Davis (cori), Andrea Agostinelli (cori) e Genevieve Scrivens (cori) - è passato un anno e mezzo...».

Perché “Universal Vagrant”?

«Segue “Missississippi Murderer” e recupera tuttora il concetto di un viaggio, di un viaggio infinito, in solitaria... Nel contempo, rende omaggio ai Sixties, attraverso gli Strangeloves (alias Merry Dragons)...».

Raccontami della rielaborazione di “Moanin’ The Blues” (Allen Shaw)...

«L’ho ripresa spesso in dimensione live, solo voce e chitarra rasofonica:  in qualche modo, doveva finire nel disco precedente ma, alla fine, non è accaduto… Così, l’ho riscritta e riarrangiata, drasticamente direi, “elettrificandola”...».

Ora, spiegami la scelta di “Signed D.C.” (Arthur Lee), “Mean Red Spider” (Muddy Waters) e “Codine” (Buffy Sainte-Marie)...

«Suonavo “Signed D.C.” prima dei Kings, così come con la prima incarnazione della band… L’ho ripresa in mano negli ultimi tempi… “Codine” mi riporta ai Settanta, in sala prove e sul palco… Per “Mean Red Spider” vale invece lo stesso discorso di “Moanin’ The Blues”».

Vuoi entrare nel dettaglio delle sei canzoni originali?

- «“Gin-Soaked Time Warp” racconta di un camionista che si è ucciso, impiccandosi, tanto tempo fa… Alla base della struttura, l’ispirazione è nitida: Rolling Stones, Lowell George…».

- «“Evil On My Mind”, ispirata da Roscoe Arbuckle, narra del desiderio di prendere a calci nel culo qualcuno, qualcuno che ti ha fatto del male…».

- «“Shot Of Rock’n’Roll” è solo rock’n’roll… Mi ricorda i New York Dolls…».

- «“Lord Shine A Light On Me” è un pezzo gospel, di redenzione. Qui la maggiore influenza la collocherei in Leon Russell, Joe Cocker, negli Stones, negli Humble Pie…».

- «“Shitker Blues” è dedicata a un mio vecchio amico di Austin, Texas, morto alcuni anni fa…».

- «“Hayseed Riot” racconta di un ragazzo di provincia, il cui unico intento è varcare la soglia della “grande città”. Raggiunge l’obiettivo, ma finisce per odiare tutto ciò che gli sta attorno, scegliendo poi di tornare sui suoi passi…».

Poche settimane fa mi dicevi che con i Chesterfield Kings avresti voluto incidere un pezzo come “Lord Shine A Light On Me”: perché non è mai capitato?

«Per dare alla luce materiale di questo tipo tutti devono mantenersi a un certo livello, musicale e mentale. Puoi notare dei parallelismi con la band, questo sì, ma ora faccio ciò che voglio, senza compromessi… Compromessi che, alla fine, hanno portato i Kings a disintegrarsi… Anche se io, a dirla tutta, volevo anche allontanarmi da un ambiente malsano, tossico…».

Raccontami le registrazioni di “Universal Vagrant”...

«Si sono svolte nel corso degli ultimi due anni qui a Rochester, tra le mura dello studio di Alex Patrick, forgiando sonorità analogiche con l’utilizzo - per praticità e convenienza - della tecnologia digitale. Questo tentando di recuperare risonanze da album come “Nashville Skyline” (Bob Dylan, Columbia, 1969), “Sticky Fingers”/“Exile On Main St.” (Rolling Stones, Rolling Stones Records, 1971/1972) e “Sweetheart Of The Rodeo” (Byrds, Columbia, 1968)...».

Nei prossimi mesi pensi di dare alle stampe un singolo?

«Sì, certo. Presumibilmente, tornerò anche in studio per registrare la b-side…».

In tutto, per “Universal Vagrant”, quanti pezzi hai inciso?

«Tredici, ma tre non sono finiti sul disco: due originali e una versione di “Rollin’ Stone” (Muddy Waters)».

Stai pianificando qualche tappa in Europa?

«Non ancora, ma a un certo punto potrebbe accadere...».

 

 

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