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REGNO UNITO/CANTONEIl Dire Straits Legacy Tour 2017 farà tappa a Lugano

18.11.16 - 06:00
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alan Clark (tastiere) e Phil Palmer (chitarra), che il prossimo 5 marzo porteranno la "concept band" al Palacongressi
Il Dire Straits Legacy Tour 2017 farà tappa a Lugano
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Alan Clark (tastiere) e Phil Palmer (chitarra), che il prossimo 5 marzo porteranno la "concept band" al Palacongressi

LUGANO - Alan Clark è entrato nelle fila dei Dire Straits nel 1980, Phil Palmer, sessionman con un numero infinito di collaborazioni all’attivo, ha raggiunto la storica band di Mark Knopfler in occasione dell’On Every Street Tour 1991-1992. Con Danny Cummings (batteria), Mel Collins (sax), Marco Caviglia (voce, chitarra) e Primiano Di Biase (tastiere), da qualche tempo Clark e Palmer hanno messo a punto una “concept band”, che riporta i brani dei Dire Straits in dimensione live: brani che hanno segnato un’epoca e che oggi, a 25 anni dall’ultimo disco in studio del combo (“On Every Street”, Vertigo Records, 1991), restano un punto fermo per le nuove generazioni - di musicisti e non -, così come per tutti noi. Parliamo di brani come “Sultans Of Swing”, “Tunnel Of Love”, “Walk Of Life”, “Money For Nothing”, “Brothers In Arms”, “So Far Away”, “Romeo and Juliet”, “Telegraph Road” e tanti, tanti altri.

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Alan, cosa vuoi anticipare a coloro che assisteranno allo show?

Compirò gli anni proprio quel giorno, e questo è uno dei motivi per cui il pubblico si divertirà un sacco! A parte gli scherzi… Quella che vedrete sul palco è un’ottima band! Per quanto mi riguarda, mi rende molto felice il fatto di riportare in dimensione live i brani di cui ho ho elaborato le parti di tastiera e contribuito alla messa a punto degli arrangiamenti.

Come è nato il progetto?

È venuto alla luce da un’idea di Marco Caviglia, grande fan dei Dire Straits, che qualche tempo fa ci ha chiesto di suonare con lui in Italia. Dopo alcuni show, abbiamo deciso di non fermarci e proseguire…

Un progetto che potrebbe trasformarsi anche in un album?

La prossima settimana registreremo nuovo materiale a Los Angeles… Pubblicheremo il disco nel 2017...

Sei entrato nelle fila dei Dire Straits nel 1980: raccontami del tuo primo incontro con Mark Knopfler...

Al gruppo serviva un tastierista e venne fuori il mio nome. Così Mark mi chiamò. Non avevamo mai avuto modo di incontrarci prima, nonostante entrambi fossimo cresciuti nella stessa città, a Newcastle. Era una situazione perfetta e per me, per di più, molto stimolante: ricordo che Mark era ansioso di sentire le mie idee su come elaborare le parti di tastiera anche per quei brani originariamente venuti alla luce per voce, chitarra, basso e batteria...

Il primo disco a cui hai preso parte è "Love Over Gold" (Vertigo Records, 1982): cosa vuoi dirmi delle sessioni di registrazione?

Vennero effettuate tra le mura dei Power Station Studios (oggi Avatar Studios, ndr) di New York. Buona parte dei brani furono incisi con Mark che - nelle vesti di produttore - ci seguiva dalla “sala di controllo”: registrammo in presa diretta e Mark sovraincise le sue parti in seconda battuta... I Power Station Studios erano molto frequentati e avevamo modo di prenotarli soltanto durante la notte… Ricordo che si incominciava attorno alle 19 per terminare alle tre o alle quattro del mattino… Io e Pick (Withers, batteria, ndr) vivevamo nella East Side, e per rientrare attraversavamo New York all’alba… Era bellissima!

Cosa puoi dirmi invece delle session di “Brothers In Arms” (Vertigo Records, 1985)?

Registrammo a Montserrat, un’isola dei Caraibi. Soggiornammo a quelle latitudini per tre mesi, da novembre 1984 a febbraio 1985… A Natale, però, rientrammo per dieci giorni in Inghilterra… Tre mesi meravigliosi: il mattino facevo surf, poi un salto in piscina, e dopo si entrava in studio per dare alla luce quello che successivamente si è trasformato in uno dei più grandi album di sempre…

“On Every Street” (Vertigo Records) è l’ultimo album in studio dei Dire Straits, che è arrivò sul mercato, tra l’altro, sei anni dopo il precedente… Perché tutto questo tempo tra un disco e l’altro? Cosa accadde esattamente?

Mark aveva altre cose per la testa: voleva dedicarsi alle colonne sonore, produrre dischi e andare a Nashville. Così, entrai nelle fila della band di Eric Clapton, di cui ha fatto parte anche Mark, seppur per un brevissimo periodo. Nella band di Eric, poi, arrivò anche Phil e in quegli istanti nacque la nostra amicizia...

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Phil, sei il nipote di Ray e Dave Davies: quando hai avuto la fortuna di vedere i Kinks sul palco la prima volta?

Avrò avuto otto anni… Era il 1960 e i Kinks erano ancora i Ravens…

Immagino tu abbia avuto anche l’opportunità di andare in studio di registrazione con loro...

Certo, molte volte… Sul finire degli anni Sessanta avevano messo in piedi i Konk Studios a Londra… Bazzicavo molto da quelle parti ed è da lì che ha preso il via il mio percorso di sessionman…

So che non è semplice, ma come descriveresti la scena musicale londinese a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta?

Era tutto fantastico e c’era grande musica ovunque… Potevo saltare in sella alla mia moto e andare a godermi, tra le mura di un pub o di un club, un concerto di Hendrix, dei Cream o dei Pink Floyd!

Hai collaborato con un numero infinito di musicisti: quali le cinque esperienze più belle?

Le registrazioni e il tour di “Journeyman” con Eric Clapton, il lavoro con Frank Zappa, il tour di 229 tappe con i Dire Straits e, infine, lo show con George Michael per la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi 2012: secondo le stime, siamo stati visti in tv da 1,6 miliardi di persone...

So che hai preso parte alle session di “The Idiot” (Rca, 1977) di Iggy Pop, un album prodotto da David Bowie…

Ero molto giovane e quella situazione, a dire il vero, un po’ mi intimidiva… Ma l’energia tra David e Jimmy (Iggy Pop, ndr) era esplosiva! Registrammo a Monaco, ai Musicland Studios: lavoravamo di notte, dalla una alle nove del mattino, l’unico momento in cui lo studio era libero… Di giorno era occupato dai Thin Lizzy...

L’assolo di chitarra in “Con il nastro rosa” di Lucio Battisti è il tuo: cosa vuoi dirmi al riguardo?

Registrammo a Londra, nel corso delle session organizzate da Geoff (Westley, ndr), che produsse l’album (“Una giornata uggiosa”, Numero Uno, 1980). L’assolo ha preso forma in una ventina di minuti… Se ascolti bene, riesci a sentire che in realtà le tracce sono due tracce, messe a punto con una dissolvenza incrociata…

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