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CANTONETozzi: «Nella musica di oggi c'è poca creatività»

25.08.16 - 06:00
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Umberto Tozzi, che domani alle 20.45 si esibirà in Piazza Centrale a Biasca
Tozzi: «Nella musica di oggi c'è poca creatività»
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Umberto Tozzi, che domani alle 20.45 si esibirà in Piazza Centrale a Biasca

BIASCA - Il ricavato del concerto (organizzato dall'Associazione Spartyto), inoltre, verrà devoluto in favore dell'Associazione Verena di Bellinzona, impegnata a raccogliere fondi destinati alla ricerca contro il cancro e all'organizzazione di eventi atti ad alleviare la permanenza in ospedale dei bambini ricoverati.

Reduce dalla pubblicazione del suo ultimo album, “Ma che spettacolo” (Momy Records/Sony, 30 ottobre 2015), quest’anno Umberto Tozzi festeggia quattro decenni di carriera. Una carriera, la sua, oltretutto, costellata da un numero indefinito di successi che domani sera avremo modo di cantare con lui all’unisono: «La setlist raccoglierà buona parte della mia produzione, con delle “situazioni cantabili” per tutti», anticipa. D’altra parte, chi, almeno una volta, non ha intonato – davanti al fuoco di un camino o in spiaggia – “Ti amo”, “Tu”, “Io camminerò”, “Gloria” o “Stella stai”?

Umberto, che rapporto hai con la Svizzera italiana?

«Il pubblico ticinese mi ha sempre riservato una splendida accoglienza… Devo dire che porto con me dei ricordi fantastici...».

Stai festeggiando 40 anni di carriera. Come e quanto è cambiata la scena musicale italiana in questi quattro decenni?

«È cambiata completamente a livello internazionale, non solo in Italia. Ho l’impressione che non ci sia più grande creatività: non esistono più canzoni popolari, cantabili. Ci sono tante cose, di vario tipo, questo sì, ma fondamentalmente manca quella “scuola” che abbiamo avuto noi negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta: un’epoca musicale, dal mio punto di vista, irripetibile».

Questa mancanza di creatività di cui parli, non pensi sia anche la conseguenza di un cambiamento avvenuto all’interno dell’industria discografica?

«L’industria discografica, in questi termini, è indispensabile. Una volta c’erano produttori straordinari, dei grandi direttori artistici, sempre pronti a dare una mano ai giovani, inevitabilmente, ancora senza esperienza. Figure, quelle che ho appena citato, che, per chi si affaccia oggi al mondo della musica, non esistono più… E questo è sicuramente anche uno dei motivi per cui in questo nuovo Millennio non si sentono più belle canzoni...».

Da qui deduco che i talent show non ti facciano impazzire…

«Non ti sbagli affatto…».

Tornando ai produttori… Come ricordi Giancarlo Bigazzi?

«Giancarlo è stato il mio maestro: mi ha insegnato a mettere in ordine le note che avevo in testa e a scrivere canzoni...».

La tua carriera nella musica è iniziata come chitarrista… Raccontami del tuo rapporto con Lucio Battisti...

«Ho fatto i provini de “Il mio canto libero” (l'album di Battisti datato 1972, ndr): alla fine, hanno scelto un altro, uno più bravo (ride), ma ho avuto comunque l’opportunità di vivere quel periodo negli studi dell’etichetta Numero Uno come un grande sogno...».

Da ragazzo cosa ascoltavi?

«Sono stato un grande fan di tutti quei gruppi che uscivano allora: i Beatles, gli Stones, i Pink Floyd. Ho ascoltato tanto anche i Police, ma dopo di loro devo dire che non ho più trovato nessun’altra band capace di emozionarmi».

Vuoi raccontarmi come sono nati almeno due dei tuoi più grandi successi? Incominciamo con “Stella stai”...

«È un po’ difficile, anche perché le canzoni nascono così, spontaneamente… Non sai mai cosa stai facendo, e nemmeno cosa verrà fuori… Comunque, per “Stella stai” ricordo di avere abbozzato i primi passaggi con una Rickenbacker, come quella di John Lennon… (ride)».

E “Ti amo”?

«“Ti amo” è nata su un giro di La, con una chitarra acustica…».

Ricordo molto bene “Tu sei di me”, contenuta nel tuo primo disco (“Donna amante mia”, CGD, 1976)... Cosa vuoi dirmi al riguardo?

«Credo sia uno dei brani più intimi della mia carriera...».

Per concludere, un giorno ti rivedremo sul palco con Morandi e Ruggeri?

«Fosse per me, non avrei problemi… Sono abituato a condividere il palco… Ma gli altri non la pensano così, quindi non credo che potrà accadere...».

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