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Pink Sonic: atmosfere floydiane a Lugano

CANTONEPink Sonic: atmosfere floydiane a Lugano

04.03.16 - 06:00
L'appuntamento è in programma il 12 marzo al Palacongressi
Foto Simone Di Luca
Pink Sonic: atmosfere floydiane a Lugano
L'appuntamento è in programma il 12 marzo al Palacongressi

LUGANO - Sabato 12 marzo, tra le mura del Palacongressi, avremo modo di immergerci in ambientazioni floydiane grazie al tributo di una delle più quotate tribute band europee, i vicentini Pink Sonic.

Ne abbiamo parlato con Francesco Pavananda (voce, chitarra), colui alla guida della formazione.

Francesco, cosa puoi anticipare dello spettacolo a cui assisteremo?

«Lo show sarà un vero e proprio viaggio in grado di far (ri)vivere agli spettatori le emozioni che i Pink Floyd in tanti anni di carriera ci hanno trasmesso… Ma non sarà un viaggio fatto “solo” di canzoni: come la tradizione floydiana ci insegna, lo spettacolo sarà anche un viaggio visivo, grazie ai numerosi effetti e giochi di luce messi a punto sul palco...».

Come è impostata la setlist?

«È un sunto di quarant’anni di storia con i brani più famosi, come “Shine On You Crazy Diamond”, “Time”, “Money” e “Wish You Were Here”. Ma riserveremo del tempo anche per qualche chicca, ovvero a canzoni che gli stessi Pink Floyd hanno eseguito poche volte in dimensione live...».

Quando hai scoperto Gilmour, Waters & Co.?

«Negli anni Ottanta, da adolescente…».

Qual è l’album a cui sei più affezionato?

«“A Momentary Lapse Of Reason” (Emi, 1987)».

Non è proprio un “classico”...

«Diciamo che figura tra i “meno considerati”, ma raccoglie canzoni come “The Dogs Of War”, “Learning To Fly” e “Sorrow” che suonano freschissime ancora oggi a distanza di quasi tre decenni… Obiettivamente, dal mio punto di vista, è uno dei loro migliori album… Il tempo premia la musica...».

E di Syd Barrett cosa mi dici?

«Un genio che abbiamo perso troppo presto...».

Cosa troviamo esattamente nella tua collezione di dischi dei Pink Floyd?

«L’opera omnia e, inevitabilmente, numerosi bootleg, perché, come sai, in dimensione live hanno sempre riservato molte sorprese...».

Poniamo il caso che un ragazzo debba ancora scoprirli: attraverso quale disco gli suggeriresti di incominciare?

«In questo caso gli consiglierei un classico che colpisce immediatamente nel segno: “The Dark Side Of The Moon” (Harvest, 1973)».

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