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GINEVRAGrand Pianoramax: inarrestabili esplorazioni sonore

18.01.16 - 12:00
Leo Tardin (Rhodes) narra la genesi di “Soundwaves”, il nuovo album del progetto Grand Pianoramax, che condivide – sull’asse Ginevra-Zurigo-New York – con Dom Burkhalter e Black Cracker
Grand Pianoramax: inarrestabili esplorazioni sonore
Leo Tardin (Rhodes) narra la genesi di “Soundwaves”, il nuovo album del progetto Grand Pianoramax, che condivide – sull’asse Ginevra-Zurigo-New York – con Dom Burkhalter e Black Cracker

GINEVRA - Leo Tardin (Rhodes) narra la genesi di “Soundwaves” (Mental Groove/Irascible, 30 ottobre 2015), il nuovo album del progetto Grand Pianoramax, che condivide – sull’asse Ginevra-Zurigo-New York – con Dom Burkhalter (batteria) e Black Cracker (voce).
Tardin, Burkhalter e Cracker tornano a disintegrare ogni margine stilistico: avvolgono e riavvolgono il nastro, sezionandolo e ricucendolo, per portarlo a (ri)vivere in un limbo, inviolato e inviolabile, jazz-rock/hip hip oriented…

Leo, raccontami le origini del combo… - Il progetto ha preso vita dieci anni fa, con me alle tastiere e Jojo Mayer alla batteria. Il trio, così come oggi, esiste dal 2008.

Perché Grand Pianoramax? - Credo sia in grado di riflettere l’ampia ricerca e fusione musicale – retro-futuristica – del progetto, tra hip hop, jazz, rock, ambient, electro…

Raccontami “Soundwaves”, dal tuo punto di vista… - Rispetto al disco precedente, il terzo messo a punto con l’attuale line-up, “Till There’s Nothing Left” (Obliqsound, 2013), “Soundwaves” si lascia la penombra alle spalle, sviluppandosi sotto un raggio di luce accecante, intensa, funk oriented...

Cosa puoi dirmi delle sessioni di registrazione? - La maggior parte sono state effettuate in presa diretta tra le mura dello studio di Dom, il Longstone di Zurigo. L’intento era di mantenerle imperfette, incontrollate... Così, come le dodici composizioni potrebbero essere restituite all’ascoltatore tra le mura di un live club...

Quali i vostri punti di riferimento musicali? - Non c’è nulla di specifico… Ognuno di noi, come sai, proviene da contesti differenti – io dal jazz, Dom dal rock, dall’electro e Cracker dall’hip hop, dalla poesia – ma la nostra ricerca, la nostra esplorazione, individuale o collettiva, la definirei inarrestabile, illimitata…

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