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REGNO UNITO / CANTONEJack, un cittadino del mondo anche un po’ ticinese

14.07.15 - 06:00
A fine giugno il giovane songwriter Jack Savoretti ha dato alle stampe il suo quarto album, dal titolo “Written In Scars” (BMG/TBA).
Jack, un cittadino del mondo anche un po’ ticinese
A fine giugno il giovane songwriter Jack Savoretti ha dato alle stampe il suo quarto album, dal titolo “Written In Scars” (BMG/TBA).

LONDRA/LUGANO - Un cittadino del mondo, verrebbe da dire. Un cittadino del mondo anche un po’ ticinese. Già, perché Jack, dopo avere emesso i primi vagiti a Londra nel 1983, ha passato buona parte della sua adolescenza proprio qui nella Svizzera italiana, a Lugano, dove ha frequentato l’American School. “In qualche modo – dice raccontandomi della sua vita – Piazza della Riforma è stata la mia scuola di musica… Ricordo quando io e un gruppo di amici ci radunavamo di fronte al municipio con i bonghi e le chitarre…”. “Ricordo anche quando gli agenti, solo dopo pochi minuti, ci chiedevano di smettere, ma noi ci spostavamo soltanto di qualche metro…”, aggiunge ridendo. Dopo Lugano, per Jack, è stato il turno degli Stati Uniti, mentre da qualche tempo, con la sua signora e due figli, è tornato a vivere nella capitale britannica. “Se passo spesso a Lugano? Certo, anche con una certa regolarità… Mio padre vive ancora in città e con scadenze piuttosto regolari passiamo a trovarlo… È capitato anche pochi giorni fa…”.

Jack, leggendo soltanto i titoli dei tuoi due ultimi album – “Before The Storm” (Fullfill Records, 2012) e “Written In Scars” – si percepisce un denominatore comune… Mi sbaglio?

"“Before The Storm” è scaturito da tutto ciò che è capitato prima della sua pubblicazione: dopo l’uscita del mio secondo disco, “Harder Than Easy” (De Angelis Records, 2009), la label incominciò a crearmi una serie di problemi, sia dal punto di vista musicale, sia a livello personale… Ho capito che davanti al business non ti guarda in faccia nessuno… In qualche modo, “Before The Storm” narra quel periodo, vissuto in penombra, con il desiderio, però, nonostante la tempesta, di ricominciare a testa alta… “Written In Scars” è invece una lunga riflessione su tutto ciò che mi sono lasciato alle spalle…"

Raccontami il processo di lavorazione di questo nuovo disco…

"Rispetto ai miei tre album precedenti, ho affrontato il lavoro in modo completamente diverso: dopo avere visto un documentario su Paul Simon, in cui spiega che le sue composizioni incominciano a prendere forma dal ritmo, ho provato anch’io a procedere con il medesimo metodo… Prima le mie canzoni nascevano – molto lentamente - con il processo inverso, partendo dai versi, dalle strofe… Ognuna delle undici nuove composizioni, invece, è stata scritta lo stesso giorno in cui è stata registrata… Un disco immediato, direi, “Written In Scars”, molto spontaneo…

Una sorta di live in studio…

"Certo… L’intento era quello di imprimere su nastro l’immediatezza, la spontaneità dell’istante... E credo di averlo fatto…"

Nessun overdub, quindi?

"Pochissimi, se non per gli archi e per qualche parte di chitarra…"

Il progetto ha preso forma sulla base di una concezione compositiva di Paul Simon... E dal punto di vista delle maggiori influenze musicali confluite all’interno del disco, invece, cosa puoi dirmi?

"In questo caso citerei Lucio Battisti, Serge Gainsbourg ed Ennio Morricone… Nei lavori precedenti l’influenza è molto americana, con “Written In Scars” avevo bisogno di tornare alle mie origini europee, italiane…"

Hai passato parte della tua vita qui a Lugano, ma non mi pare che tu abbia mai tenuto un concerto da queste parti…

"No, non è mai capitato, hai ragione… Ma il mio prossimo tour passerà anche nella Svizzera italiana… Sto cercando di organizzare una data… Probabilmente sarà per il prossimo mese di ottobre…"

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