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CANTONE“La satira per natura deve rompere i limiti”

30.04.15 - 06:23
Sabina Guzzanti domani sarà ospite di Christian Marazzi a ChiassoLetteraria. Sul piatto anche il suo ultimo documentario: La trattativa.
“La satira per natura deve rompere i limiti”
Sabina Guzzanti domani sarà ospite di Christian Marazzi a ChiassoLetteraria. Sul piatto anche il suo ultimo documentario: La trattativa.

CHIASSO - Attrice, comica, blogger o regista? Sabina Guzzanti non si sente più l’una o più l’altra anzi, con ironia tiene a sottolineare quanto in realtà questo modo di descrivere le persone sia innaturale: «Chiunque, spontaneamente,tende a essere qualcosa di complesso che non si presta ad essere suddiviso in fette come quelle dei sondaggi». Oggi l’artista è impegnata a portare il suo ultimo film in giro per l’Italia, un documentario che, parlando del patto stretto tra mafia e stato, non ha avuto e non ha vita facile: «È stato un film rimasto poco nelle sale.I media hanno risposto con il silenzio assoluto perché questo è un tema di cui non si vuole parlare. Ne ero consapevole ma l’idea era invece di insistere perché se ne parlasse».

Con soddisfazione, il sostegno è arrivato dal basso: «Dopo l’uscita ufficiale nei cinema è nata una distribuzione popolare del film, cosa che ha un grande valore sia politico sia simbolico, assai più rilevante di quello numerico del box office. Una distribuzione che sta andando avanti da 6 mesi e che continuerà ad andare avanti. Abbiamo fino ad ora organizzato 560 proiezioni. 
Insomma è una cosa consistente, significa che siamo riusciti a far vedere il film ad almeno 100mila spettatori anche se non mi sono messa lì a contarli...

Cosa rappresenta per te la satira?

In Italia non è esiste una satira che fa controinformazione o che sia considerata un’opinione scomoda o provocatoria. Chi la fa oggi in tv piace a tutti, non lascia scontento nessuno. Ma questa non è satira.

Pensando a Charlie Hebdo: esiste un limite oggettivo tra satira e insulto?

Da che mondo è mondo si cerca di mettere dei limiti alla satira, ma la satira è un genere che per sua natura sfonda i limiti, è fatto per sfondare i limiti e non certo per metterseli da solo. L’opinione pubblica è spesso molto conformista, fascista, ignorante e, nella maggIor parte dei casi, molto passiva. Se lo chiede e la inducono a chiedersi se c’è questo limite. In questo caso la satira è molto utile perché suscita dibattito, perché porta a delle domande che una persona non si fa da sola.Quando si parla di terroristi, soltanto delle persone davvero poco informate possono pensare a quel massacro come a qualcosa legato a una reazione popolare. Il terrorismo non c’entra con la reazione popolare, c’entra  con i servizi segreti e pezzi deviati di vari eserciti. Non sono stati uccisi perché hanno esagerato e qualche musulmano allora si è arrabbiato; non è così, questo è un racconto buono solo per i grulli.

Dalla Tv delle ragazze a Un due tre stella… com’è cambiata Sabina Guzzanti?

È cambiata la televisione. In Italia era una delle televisioni migliori d’Europa, se non la migliore in assoluto, perché univa ai programmi di informazione anche molta creatività e una serie di talenti importanti e abbondanti, oggi è diventata una cosa immonda. Sono stata cacciata nel 2003, poi ho fatto qualcosa sulla La7 ma è finita lì.

Non tornerai più?

Mai dire mai. Non è previsto all’orizzonte, no e non per mia volontà.

C’è qualcosa che hai perso per strada e che vorresti ritrovare?

Hai voglia! Ho perso tantissime cose e non so dirti se tutte vorrei ritrovarle. Ho perso il rapporto con la musica che poi ho ritrovato, per fortuna; anche il rapporto con la scrittura ogni tanto me lo perdo. Dovendomi occupare spesso di questioni politiche e sociali ho perso il contatto con l’aspetto più mistico ed esoterico dell’arte, l’idea del contatto dell’assoluto come obiettivo. A dire il vero non so se lo perso, forse è più la paura di perderlo. Anche La Trattativa è, a suo modo, creativo, ispirato, con tante idee e, a prescindere dal contenuto, pure abbastanza folle. 

Progetti futuri?

Cinema, teatro, scriverò, proverò a fare un po’di satira anche su internet… farò come sempre quello che posso, quello che riesco a fare, sicuramente in una situazione in cui non è proprio facile esprimersi: andare sempre e ogni volta controtutti è faticoso e stancante, alla fine mi chiedo: Chi te lo fa fare?

Come ti rispondi?

Che sono momenti di sconforto che passano, mi faccio un tè…

Tornando a uno dei quesiti di ChiassoLetteraria: se la letteratura potesse produrre anticorpi, quali anticorpi vorresti producesse?

Anticorpi è una parola che in gergo non so se sia ancora comprensibile al vasto pubblico, soprattutto ai giovani. Si intendono delle difese nel senso di avere uno sguardo libero, ancora più che critico; con critico sembra che si debba invitare il pubblico, o il lettore, a essere diffidente di tutto, in un qualche modo avvolto da una nuvola e di malumore, mentre è la libertà l’elemento che si vuole diffondere. Libertà che significa vedere le cose non solo così come sono, ma anche come tu le vedi; senza cercare di dare a quello che vedi un’interpretazione imposta perché ti senti inadeguato, perché ti dici che non hai tempo e ti devi fidare delle opinioni altrui. In questo modo riduci l’utilizzo dell’intelligenza e questa dopo un po’ si atrofizza. È una cosa molto triste e, purtroppo, altrettanto vera: stando in contatto col pubblico costantemente, è drammatico vedere quanto le menti si siano davvero atrofizzate, quanto sia più difficile comunicare e stabilire un contatto sincero e diretto con le persone.

 

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