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SPECIALE FORMAZIONE“La radio è una passione da condividere”

19.01.15 - 11:00
Daniele Rauseo, classe 1972, lavora in radio da poco meno di 20 anni. I suoi primi passi li ha mossi in quella che per molti resta la mitica 90.6
“La radio è una passione da condividere”
Daniele Rauseo, classe 1972, lavora in radio da poco meno di 20 anni. I suoi primi passi li ha mossi in quella che per molti resta la mitica 90.6

LUGANO - “Avevo 17 anni quando ho cominciato. Ho lasciato persino il calcio per andare 2-3 volte a settimana, la sera, in radio” racconta lo speaker che oggi fa parte delle voci di Rete1.

Com’è capitato a molti che oggi esercitano questa professione, anche Danny aveva risposto a un annuncio di ricerca voci “sono andato con un amico, ci hanno fatto un provino molto semplice e a me è andata bene. A lui purtroppo no e pensare che ci teneva persino di più. Io ero un timidone, in realtà lo sono ancora oggi”.

Buttato nel mucchio, ha macinato esperienza su esperienza abbandonando il microfono solo per una piccola parentesi “Finito il liceo sono andato a Losanna a fare architettura ma dopo un anno e mezzo ho mollato l’università e sono tornato alla radio questa volta a tempo pieno. Ho fatto di tutto ma principalmente animazione, per l’informazione a quei tempi ci si collegava ancora con Rete1”.

Poi nel 96 la frequenza è passata in altre mani, non sei stato assorbito da Rft?

Durante questo momento di transito un collega di Rete3 mi ha detto: “ma perché non vieni da noi che cercano sempre nuove voci?” In quel periodo era davvero così. Ho fatto un colloquio informale, sono venuto a Lugano un po’ così, pensando di non avere nessuna possibilità, e invece dopo una mezzoretta mi hanno buttato in uno studio e mi hanno fatto un provino improvvisato. Due settimane dopo sono stato assunto.

Il provino te lo ricordi?

"Mi hanno fatto scegliere dei cd, c’erano ancora quelli, tre canzoni da annunciare e poi un piccolo notiziario da leggere, domande a tradimento, mi interrompevano la musica dicendomi di continuare per vedere come reagivo agli imprevisti… Poi mi han detto: ok per la prossima settimana prepara un programma di un’ora su quello che vuoi e poi vieni e lo registri".

Su cosa l’hai fatto?

"Era un programma sulla musica Rap, avevo scelto 6-7 canzoni e le avevo annunciate raccontando un po’ la storia di questa musica".

Poi sei passato dall’animazione alla redazione

"Sì. Giornalista non tanto dell’informazione quanto dell’intrattenimento, ero responsabile di Metropolis, l’attuale Baobab, e poi sono passato a Rete1. Un iter piuttosto naturale e questo è un grande vantaggio nella nostra azienda: sfide nuove, pubblico diverso e più difficile perché più variegato".

Un ricordo particolarmente bello?

"Rete3 è davvero un gruppo molto simile a una famiglia, ho sempre un ricordo molto positivo di quel periodo. Quello che si è vissuto lì rimarrà sempre nel mio cuore. Siamo rimasti veramente amici con molti di loro, è un po’ una nuvoletta dalla quale non vorresti mai scendere".

Pensa a “I love radio rock”: quanto è rimasto, se è rimasto qualcosa, di animatori radiofonici/dj come quelli del film?

"È una questione di cicli. Non sono completamente spariti. Diciamo che nella radio classica sta scomparendo la figura del “dj della radio vera” però si può ancora trovare in alcuni contesti, chiaro ci vuole la personalità forte che sa funzionare in questo modo".

Quale consiglio ti senti di dare a chi vuole diventare animatore radiofonico?

"Di essere il più curiosi possibile di tutto quello che ti sta attorno, non basta solo avere la passione per la radio o il mezzo radiotelevisivo, ma devi proprio avere voglia di condividere la tua passione con gli altri. Da bambino i miei compagni alzavano il volume quando sentivano un brano, io? Quando parlava qualcuno…!"

Dritte dalle radio Private

Per muovere i primi passi in radio ci vuole passione e determinazione, anche per affrontare un iter di assunzione che può essere particolarmente elaborato quando si tratta di concorso pubblico. Un po’ diverso, ma non per questo meno valido, il discorso nel settore privato: “Corsi, scuole, diplomi e attestati sono sicuramente importanti, ma non certo parametri prioritari che portano alla scelta di un animatore – spiega Duilio Parietti, direttore di Rft. “Mi è già capitato di scegliere un futuro speaker semplicemente perché catturato dalla sua solarità e dalla sua ricchezza interiore. Chiaro che alla base ci vogliono: una solida cultura generale, facilità di comunicazione, empatia naturale, conoscenza perfetta della lingua italiana, del territorio e della realtà socioeconomica del cantone e almeno, un discreto inglese ”. Non molto diversa l’opinione del direttore di Radio3i Matteo Pelli: “Per lavorare da noi ci vuole quel giusto istinto, la passione per il mestiere, la voglia di crescere senza guardare troppo l'orologio... Anche la conoscenza del territorio è tra i requisiti fondamentali . Se a questo unisci una formazione di base e uno studio diciamo classico, il cocktail potrebbe risultare vincente. L'inizio può anche essere semplicemente nella propria cameretta "lanciando" brani a caso simulando una diretta. Insomma non c'è una vera formazione per questo lavoro, la curiosità e la voglia di arrivare sono però una base che può fare la differenza”.

Consigli - “Iniziare a far radio oggi non è certo facile”  puntualizza Duilio. “ Il livello medio degli speaker è andato crescendo negli anni e le radio di oggi tendono a scegliere speaker rodati e con una buona esperienza alle spalle. Per chi si affaccia a questo lavoro consiglio innanzitutto di ascoltare tanta radio. Pagante è soprattutto la naturalezza e la spontaneità, quindi il consiglio principale è di essere sempre se stessi.  Simulare di "far radio", registrandosi e ascoltandosi sino alla nausea, e poi è il momento del successivo step: l'invio del demo agli addetti al lavoro. Non lasciarsi scoraggiare dalle risposte negative e insistere. Altro consiglio per chi è fortemente motivato a fare questo mestiere: cercare di entrare nella "sfera" di qualche emittente, magari proponendosi per qualche collaborazione volontaria... Chi vale verrà notato. In tal senso considero particolarmente preziose le radio web che oggi hanno preso il posto delle prime "radio private" e che sono delle palestre perfette per farsi le ossa”.

Animatori con la “a” maiuscola – “L'animatore con la a maiuscola lo è in modo naturale” sottolinea Matteo Pelli. “Bucare al microfono è un dono, chi "passa", ovvero riesce, lo fa naturalmente, senza pensarci troppo.... Questo non significa che chi non "passa" non passerà mai, solo che chi ha più facilità deve lavorarci di meno. Comunque, con tanto o poco talento, bisogna lavorare di continuo su idee e creatività. Avere fame in questo mestiere è fondamentale”.

 

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