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CHIASSOBeppe Fiorello nel blu dipinto di blu…

05.12.14 - 06:05
Beppe Fiorello si racconterà stasera e domani al Cinema Teatro di Chiasso con l’utilizzo dei capolavori messi a punto da Domenico Modugno
Beppe Fiorello nel blu dipinto di blu…
Beppe Fiorello si racconterà stasera e domani al Cinema Teatro di Chiasso con l’utilizzo dei capolavori messi a punto da Domenico Modugno

CHIASSO - Dopo avere vestito i panni del cantautore pugliese nella fiction “Volare” trasmessa su Rai Uno nel 2013, Beppe Fiorello torna a immergersi in quelle musiche, in quelle canzoni, in quei testi. E lo farà a teatro, con lo spettacolo – da lui scritto e interpretato per la regia di Giampiero Solari – “Penso che un sogno così…”. Ma questa volta ha deciso di raccontare sé stesso, passando attraverso il vissuto di Modugno. Entrambi, d’altra parte, hanno inseguito le proprie passioni e, a muso duro, hanno realizzato sogni che, soprattutto all’inizio, quando ti arrivano soltanto porte in faccia, sembrano irrealizzabili…

Beppe, quando è nato lo spettacolo? Nel momento in cui ti trovavi sul set di “Volare”?

"Il progetto teatrale è nato molto prima della fiction. Ovviamente, da tempo cercavo una chiave originale per poterlo fare, e quando ho incontrato Modugno sulla mia strada, in quegli istanti è scattata l’idea della sovrapposizione dei due personaggi…"

Perché raccontarsi proprio ora? D’altra parte hai soltanto quarantacinque anni…

"Quarantacinque anni non sono pochi e non sono molti… È l’età giusta per mettere in ordine un po’ di cose… Mi diverto spesso a pensare che se fossi andato da uno psicologo avrei speso una barca di soldi, facendo cosi, invece, ci guadagno pure qualcosina… Scherzo per dire che lo spettacolo ha anche un profilo psicoanalitico, intimista e confidenziale… Insomma, mi apro alla gente con immensa onestà…"

Spiegami come sarà impostata la pièce...

"Impossibile… Bisogna venire a teatro per vedere e ascoltare… È un gioco di specchi così intricato da farmi impazzire di gioia… Vi aspetto!"

Puoi definire Modugno uno dei tuoi punti di riferimento?

"Posso dire che si tratta di un artista che mi ha ispirato, che mi ha cambiato la vita artistica… Io non ho punti di riferimento, se non me stesso e la mia famiglia… Tutto parte da lì…"

Come ti sei sentito nel momento in cui ti è stato proposto il ruolo del protagonista nella fiction?

"Paura, paura, paura… Una grande e immensa paura di non farcela, di non essere all’altezza…"

Quando ti rivedremo sul grande schermo?

"Poche settimane fa ho finito di girare un film per il cinema con la regia di Fiorella Infascelli e la produzione di Domenico Procacci… Sarà una pellicola
molto importante… Ma anche qui devo stare ermetico… Mi dispiace…"

Torniamo indietro di quindici anni, sempre nel cinema: nel 1999 hai partecipato alle riprese de “Il talento di Mr. Ripley”… Quali i ricordi del set?

"Fu una piccola esperienza… In realtà ero quasi una comparsa, ma fu l’occasione per stare a vedere come lavorava il grande cinema americano… Ebbi il piacere di condividere qualche giornata in simpatia con Jude Law e il regista Anthony Minghella, persone semplici e meravigliose".

Poco dopo ti chiamò Carlo Verdone per “C’era un cinese in coma”… Quali i suoi consigli?

"Di Carlo ricordo testuali parole: “Caro Beppe, tu adesso hai due strade: quella dei soldi o quella del tempo. Da oggi potrai guadagnare un sacco di soldi ma rimanere meno nel tempo, oppure guadagnare meno facendo solo quello che ti senti di fare”. Ovviamente ho scelto la seconda. Grazie Carlo".

 

 

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