Cerca e trova immobili

LUGANO"I miei dipinti in mostra in ospedale: ecco perché è meglio di una galleria"

07.11.14 - 13:30
La testimonianza di Claudia Sapienza, pittrice luganese, che ha scelto di offrire la propria arte alle pareti del Civico
"I miei dipinti in mostra in ospedale: ecco perché è meglio di una galleria"
La testimonianza di Claudia Sapienza, pittrice luganese, che ha scelto di offrire la propria arte alle pareti del Civico

LUGANO - Claudia Sapienza è fra gli artisti più entusiasti di esporre in ospedale: non solo per la visibilità che il luogo concede, ma soprattutto per la disposizione d’animo con cui le persone si accingono a guardare i suoi quadri, cercando in lei sollievo. Quarantaquattro anni, di Lugano, dipinge fin da quando era bambina, prima a olio poi ad acrilico: paesaggi fedelmente riprodotti da cartoline, poi usati come spunto visionario, infine opere più astratte, dominate da «porte dimensionali che conducono alla luce». Autrice anche di murales che realizza in case private su commissione – fra i più recenti una grotta con delfini, lo spirito di Madre terra e skyline scozzesi, realizzati fra Comano, Biasca, Lugano – si è esibita per la prima volta nella primavera del 2012. Oggi torna con un’opera soltanto, prestata alla collettiva che celebra i vent’anni di “Arte in ospedale”.

Claudia, un’artista non si sente sminuita a esporre in ospedale?

"Per nulla. A mio parere non c’è posto migliore".

Meglio di una galleria?

"Nelle gallerie l’arte è business. Ecco, io non mi sentirei affatto sminuita se una galleria mi rifiutasse".

È sincera?

"Le mie opere non sono speculazione, beni su cui investire denaro. Oggigiorno il mondo si è riempito di critici d’arte, che giudicano quanto vale un quadro, pretendono di spiegare che cosa vuole esprimere. Ma ogni essere umano non è forse in grado di capire se un dipinto gli piace e che cosa gli trasmette? Per questo le mie opere non hanno titoli. Non voglio indirizzare nessuno".

A questo punto che cos’è, per lei, l’arte?

"L’arte serve a creare armonia. È un modo per riconnetterci con la nostra vera bellezza, per ritrovare l’essenza della nostra natura".

In che modo?

"Lo scopo della mia arte è trasmettere un determinato messaggio. Per questo amo esporre in ospedale. Altrove non riuscirei a farlo nello stesso modo".

L’ospedale come le può essere d’aiuto?

"È il luogo dove si vive un momento di difficoltà, dove si è staccati dalla parte bella della vita. Mio padre, quando era ricoverato, guardava dalla finestra e diceva: “Lì fuori c’è la vita, qui dentro c’è la morte”. Per questo io voglio portare vita, gioia, colore".

Come si arriva qui?

"Mia madre era volontaria. Vedeva sempre dipinti appesi ai muri dei corridoi e sempre diversi. Provò a informarsi. Le dissero, e mi disse, che c’era una lista d’attesa di cinque anni. Pensai “Ok, posso aspettare”". Passarono due anni. Dopo la prima mostra, seppi che per farne una seconda ne sarebbero trascorsi altri quattro.

Due anni dopo invece già ritorna. Che sensazione le dà?

"Meravigliosa, anche se si tratta di un’opera soltanto. Nel 2012 ho ricevuto riscontri così commoventi da farmi piangere. Gente malata che mi scriveva di aver ritrovato la gioia di vivere, guardando le mie opere. Significa che sono riuscita a mostrare la luce".

 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE