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CANOBBIOLa cantante Salomé apre le porte di casa sua: “Venite a scambiarvi i vestiti”

07.11.14 - 06:04
Resa celebre dall’album salome.me del 2012, l’artista ha organizzato nel suo appartamento il primo “Swap & Sell” del Ticino a ingresso libero
La cantante Salomé apre le porte di casa sua: “Venite a scambiarvi i vestiti”
Resa celebre dall’album salome.me del 2012, l’artista ha organizzato nel suo appartamento il primo “Swap & Sell” del Ticino a ingresso libero

CANOBBIO - Come rinnovare il proprio armadio spendendo poco o nulla? Raccogliendo i vestiti di taglie ormai sbagliate, i capi che non si indossano ormai quasi più, e offrendoli in scambio alle donne giunte per fare altrettanto. Quest’oggi, a partire dalle ore 17 a Canobbio, via Trevano 1, s’inaugura "il primo Swap & Sell del Ticino unico in questa formula, aperta anche agli estranei". Previste "fra le 30 e le 50" visitatrici, che potranno anche scambiarsi chiacchiere davanti a un bicchiere di prosecco, servendosi a un piccolo bar domestico completamente gratuito. Per iniziativa di chi? È qui che la storia si fa più interessante, anche se lei, organizzatrice dell’evento, ha fatto il possibile per nascondere la sua identità. Qualcuno certo se la ricorda bene sulla copertina del suo primo album, pubblicato nel 2012: Salomé Calvarese, 27 anni, stasera apre le porte di casa sua per accogliere chi vorrà barattare o comprare qualche abito, ma soprattutto fare conoscenza e condividere, magari, anche esperienze di sofferenza che lei ha avuto il coraggio di portare allo scoperto, attraverso le canzoni.

Salomé, perché?

"Per me, che sono nuova a Lugano, sarà anche un’occasione per stringere nuove relazioni. O magari incontrare persone con cui finora ho parlato solo via mail. Sono nata a Locarno, ma sono tornata in Ticino solo alla fine del 2013, dopo qualche anno a Zurigo".

L’idea come nasce?

"L’ho rubata da Zurigo. Lì eventi di questo tipo sono diffusi. Si portano vestiti, spesso ancora in ottime condizioni, e si mettono a disposizione delle altre donne. La rivista Annabelle, ad esempio, organizza un grande Swap & Sell al Plaza. Da me si potrà però anche comprare, così da offrire un’occasione di incontro anche a chi non ha nulla da portare. Rispetto all’originale, la serata avrà un aspetto più intimo e familiare".

In che modo?

"Il tutto sarà allestito in due stanze della mia casa, a Canobbio: la sala e la stanza degli ospiti, opportunamente svuotate. Ci saranno degli attaccapanni su cui verranno esposti i capi. Venti spazi espositivi in totale, già esauriti".

A chi ti rivolgi?

Si sono riservate un posto donne di tutte le età. E molte hanno annunciato la partecipazione, via mail o Facebook.

Quanto ti ha aiutato essere una cantante?

"Non ho detto chi sono, proprio perché non è il mio obiettivo. Certo qualcuno mi ha riconosciuta, anche grazie al blog, che è nato in seguito alla pubblicazione del cd. Molti, dopo aver ascoltato i brani, mi contattavano e mi chiedevano della mia vita. Invece di rispondere singolarmente a uno a uno, ho deciso di raccontare di me a tutti".

Online ci sono molte esperienze di dolore, di cui parli in dettaglio senza vergona: come si riesce?

"Lo scopo era proprio quello: creare una community per dare coraggio alle donne che vivono il mio stesso problema. Anche il disco stesso è nato dalla mia esperienza di depressione. Diverse persone si sono rivolte a me per domandarmi come ho fatto a uscirne. Io ho provato a dare loro forza e speranza. Swap & Sell può servire anche a incontrarsi in carne ed ossa e parlare a voce, dopo averlo fatto soltanto per iscritto".

Raccontalo anche a noi: come hai fatto?

"In realtà non ho del tutto risolto. Sto ancora lottando. Uscire dalla depressione è un processo lungo. Oggi ho attacchi di panico. Sono ancora coinvolta e così riesco a capire meglio le persone che mi parlano di sé e a tentare di dar loro una mano. In un certo senso sono riconoscente a questo periodo durissimo della mia vita".

Questa sera presenterai anche il progetto di sostegno a distanza Compassion. Anche la beneficenza è una “conseguenza” della malattia?

"Quella è sempre stata nella mia natura. Sono rappresentante di Compassion in Svizzera, per anni ho sostenuto a distanza un bambino del Venezuela. Ora ha 18 anni, aspetto di poterne adottare un altro. La cosa più bella è ricevere le loro lettere, leggere come crescono. Con 50 franchi al mese, crei una relazione personale che non ha prezzo".

C’è chi considera la depressione non una malattia, ma una colpevole debolezza. Tu ti sei mai sentita incompresa?

"Eccome. In questi ultimi tempi la situazione è un po’ cambiata, ma cinque anni fa mi sentivo così sola. Non potevo dire “Prendo antidepressivi, vado da uno psicologo”. Mi vergognavo. Gli altri mi conoscevano come la Salomé forte, che non ha bisogno di aiuto, che ride sempre. Invece, d’un tratto, Salomé piangeva soltanto. Mi vergognavo perfino davanti a me stessa. Per me è stato uno shock. L’argomento è ancora tabù. La cosa che mi rende più triste è che tante persone stanno chiuse in casa, invece di cercare aiuto, per paura della reazione altrui".

La passione per la musica che ruolo ha giocato in tutto ciò?

"Il disco è nato perché volevo mettere a disposizione di tutti la mia vita allo scopo di dare conforto agli altri. Non volevo che altri si sentissero mai più come mi ero sentiva o mi sentivo io. Il mio scopo era dare speranza, non diventare una star. Ho usato la musica perché è la mia passione".

Capiterà ancora?

"L’anno prossimo uscirà un singolo. Lo registrerò a Zurigo. Non posso dire altro".

Nel frattempo?

"Sono docente di canto. È la mia attività principale. A dicembre sono diventata anche l’insegnante di Sebalter. L’ho bombardato di lezioni per Eurosong e l’ho accompagnato a Copenaghen".

 

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