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ITALIAAsia Argento: "Non reciterò mai più"

20.12.13 - 15:18
Ennesima dichiarazione shock dell'attrice che si trova più a suo agio dietro la cinepresa
Foto © Cover Media
Asia Argento: "Non reciterò mai più"
Ennesima dichiarazione shock dell'attrice che si trova più a suo agio dietro la cinepresa

Asia Argento non ha più voglia di recitare e forse, come dice lei, «non l'ha mai avuta».

Altro colpo di fulmine a ciel sereno dalla figlia del maestro dell'horror Dario Argento, che di recente ha confezionato il suo terzo film da regista, «Incompresa», con Gabriel Garko e Charlotte Gainsbourg.

La Argento ha scoperto di essere più a suo agio nei panni di regista che in quelli di prima donna sul set.

«Tornare alla cinepresa è stato bellissimo e mi ha fatto capire che è questo che voglio. Non reciterò mai più. O forse sì, qualche volta, per soldi. Di fare l’attrice non ho davvero più né voglia né fantasia e forse non l’ho mai avuta», ha raccontato la star in un'intervista a La Repubblica.it.

Nella nuova pellicola, rivisitazione al femminile del celebre film «Incompreso» di Comencini, la Argento ha avuto il piacere di lavorare con Charlotte Gainsbourg e pare sul set sia nata una fortissima complicità tra le due attrici, forse per via delle vicende che accomunano la loro infanzia. Entrambe sono figlie d'arte, hanno un passato da bambine prodigio e amano la musica.

«Lavorare con Charlotte è stata una vera fortuna, non c'era quasi bisogno di parlare. Quando è partita, mia figlia mi ha detto: ma dov'è andata tua sorella?», ha dichiarato la regista.

La Argento con questo suo terzo film ha voluto rendere omaggio al grande cinema italiano che a suo parere  si è  arrestato nel 1975 Con «Teorema di Pasolini. Poi ogni tanto nascono film perfetti, come Gomorra di Garrone, ma sono eccezioni».

Secondo l'attrice e regista l'individualismo imperante ha avuto infatti ripercussioni gravissime in un'arte come il cinema che, a suo dire, si basa proprio sul lavoro di squadra.

«Si è perduto il senso del lavoro collettivo, per questo non siamo più grandi. Non soltanto nel cinema. Ma qui in particolare, perché questo è davvero un lavoro collettivo. In fondo il cinema è l’unica forma di comunismo ben realizzato. Per fare grande un film serve in eguale misura il lavoro di tutti, dalla costumista al regista, dagli attori agli operai, ai tecnici del suono. Questo senso della fabbrica collettiva, dove tutti sono importanti, i De Sica, i Fellini, i Pasolini l’avevano, forse anche per formazione politica e ora non esiste più».

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