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Cerchiamo di rintracciare opportunità di crescita prima ancora di imporre loro dei divieti
Testa ben fatta o testa ben piena? La questione è stata posta, lo sappiamo, già da Montaigne.
La risposta – la facciamo breve – è ovviamente: testa ben fatta. Alla conoscenza enciclopedica si preferisce l’agilità e la capacità di sapersi muovere, intellettualmente, tra difficoltà, problemi, nuove questioni e via dicendo (senza dimenticare, ovviamente, che senza benzina, ogni motore rimane fermo).
Ma per poter lavorare in ambito educativo con dei bambini (e, non dimentichiamolo, non c’è atto che non sia educativo - detto altrimenti: qualsiasi cosa tu stia facendo, sii certo che c’è un ragazzino che ti sta guardando e che da te sta imparando) bisogna sapere cosa significhi avere una testa ben fatta.
La questione non è poi così di facile soluzione, anche perché di modelli di teste ben fatte non è sempre facile rintracciarne, almeno così pare. E allora tutti al lavoro: proponiamoci di scovare, per i nostri pargoli, esperienze ricche di significato e gravide di senso; adoperiamoci per rintracciare, per i nostri giovani, opportunità di crescita prima ancora di imporre loro dei divieti (magari perché i giovani sono anche rumorosi, chiassosi, pasticcioni… e chi non lo è?). Assumiamo consapevolmente il nostro ruolo di adulti che si prendono cura dei più piccoli e offriamo loro il meglio di noi.
Questo, magari, ci obbligherà a qualche esame di coscienza, ma il tutto genererà soltanto benefici per i giovani con cui entriamo in contatto e per la collettività.
E tutto ciò ci consentirà di ritornare a vivere con entusiasmo la nostra missione educativa.