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PRO JUVENTUTEQuando uno smartphone batte il genitore

10.12.15 - 06:00
Quale educazione vorremmo per i nostri ragazzi?
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Quando uno smartphone batte il genitore
Quale educazione vorremmo per i nostri ragazzi?
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Le idee e la realtà. Questo abbinamento appartiene alla storia della nostra cultura.

Proviamo ora a pensare a questa relazione in materia di politiche giovanili. Abbiamo delle idee su come interagire con i bambini e con i giovani? Si? Da dove vengono? Dallo studio? Dalle esperienze mutuate dai conoscenti? Dal sentito dire? Oppure non ne abbiamo? Brancoliamo nel buio pensando – molto, ma molto ingenuamente – che comunque la questione bambini e giovani non ci concerne ad esempio perché non abbiamo figli oppure perché quelli che abbiamo sono già grandi…?

Non è sempre facile passare da una serie di principi educativi (fatti di tante cose, anche di buon senso…) alla loro applicazione concreta. Sappiamo che non è salutare stare troppo davanti allo schermo del pc o con lo smartphone in mano. Eppure, quasi sempre, all'"ancora dieci minuti" segue un "va bene… ancora cinque, ma poi basta", anche se poi, nella realtà, non basta mai. Meglio poche cose, ma applicate, che molti principi ma difficilmente adottabili e realizzabili.

La libertà di pensare a quale educazione vorremmo per i nostri ragazzi è un impegno che dobbiamo però assumere tutti; poco importa se – alla prova dei fatti immediati – queste idee non siano realizzabili. Provare si deve, poiché se non lo facciamo, lo faranno gli altri e noi staremo a guardare, e non è detto che l'educazione che gli altri decidono di proporre ai nostri figli ci vada bene. Detto altrimenti: non è possibile che uno smartphone sia più forte del volere di un genitore, a patto che questo genitore (uno qualsiasi, s'intende) sappia quale educazione vuole per i suoi figli. Ecco perché siamo tutti coinvolti e l'educazione dei nostri ragazzi ci concerne tutti, nessuno escluso.

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