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Non sottraiamoci alla richiesta di aiuto di un genitore che ci confida di essere in difficoltà
A volte capita di incontrare genitori che non ce la fanno più. E non si tratta necessariamente, come si potrebbe magari essere indotti a pensare, di adulti sprovveduti; si tratta invece anche di persone a modo, capaci di ragionare e di riflettere, così come decidere. Persone che, per tutta una serie di motivi, non sono però, ad un certo momento della loro vita, più in grado di fare delle cose per il proprio figlio. Questo è un problema, perché non si sa che pesci pigliare e, allora – e molto comprensibilmente – ci si affida a tutto e a tutti, pur che qualcosa succeda. Sono situazioni dolorose, che a volte concernono anche la famiglia della porta accanto.
Riuscire ad essere vicini e a poter far sentire il proprio calore umano a queste famiglie (quante volte le abbiamo incontrate queste situazioni?) è un dovere che ognuno di noi può assumere, con coraggio e serenità. L'educazione è sempre più un fattore collettivo e la collettività, volenti o nolenti, si sta affiancando (se così si può dire) alla famiglia nelle pratiche educative che concernono i nostri ragazzi. Proviamo allora a riflettere e a capire cosa potremmo fare, di concreto e fattivo, per quella madre o quel padre che, magari solo per puro caso, ci confida che ha un problema con il proprio ragazzo. E scopriremo che possiamo fare molto, davvero molto, anche per il solo fatto di esserci. Il non sottrarsi a questa responsabilità rappresenta un atto di civiltà l'esercizio del quale, prima ancora che un dovere, rappresenta un diritto di ognuno di noi.