PRO JUVENTUTEIgnorare l'infanzia significa giocarsi il futuro

Quando si parla di bambini e di giovani solitamente ci si colloca e ci si arresta sul piano del qui ed ora. Voglio dire: quando si trattano questi temi ci si attiene solitamente ad una descrizione della situazione attuale nella quale i bambini e i giovani si trovano, facendo ad esempio riferimento a quanto successo e riportato dalle cronache. Più raramente si entra nel merito e si riflette in maniera concreta su ciò che ci attende (la riflessione iniziata su La scuola che verrà ne è un bell'esempio); meno ancora si riflette e ci si confronta sui temi legati alla prima infanzia, il che comporterebbe pensare al mondo nel quale vorremmo vivere fra venti, trenta o quarant'anni.

Come mai ciò non accade o accade solo saltuariamente? Certo: si parla di nidi e di strutture di accoglienza, ma soprattutto perché queste offrono un concreto sostegno pratico alle famiglie (e ben venga che sia così). Ma che ne è della riflessione, della sperimentazione, dell'esperienza che li dentro, giorno dopo giorno prende corpo, matura ed evolve? Dobbiamo ricordarci – se già non fosse il caso – che nel periodo della prima infanzia ci si gioca tutto (non ci si illuda: tutto) per ciò che concerne lo sviluppo di profili di personalità solidi ed equilibrati. Varrebbe quindi la pena di valorizzare maggiormente le competenze e il lavoro (la formazione, la supervisione, la consulenza, il lavoro diretto con i pupi) che viene sviluppato in queste strutture. E' mio parere che, pure in Ticino, ci siano persone davvero capaci anche in questo settore, professionisti che aspettano solo che si offrano loro maggiori responsabilità da esercitare. In fondo si stanno occupando di chi sta muovendo i primi passi in una vita che sarà verosimilmente ricca di soddisfazioni e di responsabilità, tra le quali c'è anche quella che consisterà nel prendersi cura di noi. Sembra poco?