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PRO JUVENTUTELa competizione va spiegata

05.03.15 - 08:00
È necessario educare i giovani alla competizione; non farlo significa lasciare sia il mercato del lavoro ad occuparsene
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La competizione va spiegata
È necessario educare i giovani alla competizione; non farlo significa lasciare sia il mercato del lavoro ad occuparsene
sondaggio chiuso

La competizione è il sale della nostra società. Lo sentiamo ad ogni piè sospinto: bisogna essere competitivi (a dirlo, sono soprattutto alcuni imprenditori… Sono persuaso che altri preferirebbero invece il quieto vivere… ma questa è un'altra questione…). Proviamo ad immaginare come si può parlare di competizione ai bambini e ai giovani (e farlo, magari, senza passare sistematicamente sul piano della competitività la quale, anche qui, ci porterebbe da un'altra parte…).

Cosa si intende dire, innanzitutto, con questo termine? In quale modo una sua corretta adozione porterebbe alla crescita della collettività? Perché lo scorgere degli aspetti positivi in un mio concorrente (che non è un avversario) mi permette di crescere e di essere ancora migliore di come sono oggi? E' poi così vero che vince sempre il migliore? E cosa vorrà mai dire essere il migliore? Tali questioni (e tante altre) devono essere sollevate quando abbiamo a che fare con i nostri bambini e con i nostri ragazzi. Noi adulti possiamo giocare una parte, ed anche importantissima, nell'educazione dei nostri giovani alla competizione. Non farlo, dimissionare davanti a questo affascinante compito significa lasciare che sia il mercato ad occuparsene, con gli effetti (positivi e negativi, s'intende) che tutto ciò comporta.

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