PRO JUVENTUTEL’educazione è servita, anche a tavola

Qualche settimana fa, sugli schermi della Radiotelevisione svizzera (in fascia preserale) è stato trasmesso un servizio che aveva dello sperimentale. Un noto giornalista televisivo ci ha proposto il seguente test: prendi cinque-sei bambini attorno ai nove-dieci anni, mettili in una situazione che hai scelto e della quale ti sei preso cura (ambienti, ritmi, persone, …), proponi loro un'esperienza più o meno nuova e fallo a misura di bambino; poi osserva che succede. Si è trattato di proporre ai partecipanti una cena in un conosciuto locale del Sopraceneri, scelta e preparata da un noto ristoratore, le portate della quale sono state proposte con cura da camerieri attenti alle pretese dei piccoli ospiti; il tutto ripreso, con discrezione, dalle telecamere della RSI.

Al di là dei sapori e dei gusti sperimentati dai piccoli ospiti – a onor del vero, differentemente apprezzati – che mi ha colpito è stata la cura con la quale il servizio è stato realizzato: uno chef che ci fa vedere come si possono proporre certe pietanza a giovani ospiti (e ce ne offre con intelligenza le dovute motivazioni), un giornalista (con i suoi collaboratori) che ci mostra che si può fare educazione anche a tavola, al limite: indipendentemente da quello che si mangia e che si beve; una conduttrice che con cura, attenzione e un pizzico di dolcezza ci ricorda – nel caso in cui ce lo fossimo dimenticati – che non c'è atto che non sia educativo e che, quindi, anche i gusti e i sapori sono il risultato di un'attenta, costante, continuata azione educativa. Un esperimento, forse… In ogni caso un eccellente esempio di come anche la RSI sia importante per rammentarci  che le nostre responsabilità educative sono ovunque, in ogni occasione. Sta a noi adulti saperle cogliere.