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L'OSPITETicino, terra di conquiste... per i delinquenti

14.10.14 - 07:54
Marcello Censi, Breganzona, Candidato al GC
Ti-Press / Samuel Golay
Ticino, terra di conquiste... per i delinquenti
Marcello Censi, Breganzona, Candidato al GC

I recenti fatti di cronaca legati a saccheggi e tentati furti che si sono succeduti, purtroppo, nell’arco di una settimana sul nostro territorio rievocano nuovamente il problema legato alla sicurezza nel nostro cantone e alla sicurezza dei cittadini ticinesi. Ancora una volta, bande del crimine provenienti presumibilmente dalla vicina penisola, hanno tentato e in alcuni casi anche riuscendoci, a minare la tranquillità e la sicurezza dei nostri cittadini.

Se qualche anno fa si diceva che il fenomeno dei furti non era cosi accentuato ed era prevalentemente legato ai periodi delle festività, oggi purtroppo mi sembra che stiamo assistendo ad un fenomeno ahimè più accentuato e ricorrente, che tocca gran parte del nostro territorio, dai centri urbani sino ai villaggi più discosti in cima alle nostre valli. Se nei centri la situazione è monitorata dalle locali Polizie Comunali, attrezzate e presenti 24h/24h al servizio del cittadino, purtroppo non si può dire lo stesso per le valli, che costituiscono 2/3 del territorio cantonale e che non dispongono di servizi di polizia di prossimità adeguati che possano garantire un intervento immediato in caso di necessità.

Quanto accaduto in settimana nelle Centovalli non è da considerarsi un caso isolato, se non per l’epilogo della vicenda che ha suscitato comprensibile scalpore, ma sono innumerevoli i casi analoghi di furti o tentate spaccate nelle nostre valli che non riscuotono tutto questo eco mediatico, ma che rendono sempre più fragile il senso di sicurezza della nostra gente. Soprattutto se pensiamo che questi atti avvengono laddove fino ad una decina di anni fa era impensabile che si potesse essere vittime di un fenomeno che era totalmente lontano dalla nostra realtà e dal nostro quotidiano.

Oggi, ciò che fa più rabbia è che questo malvezzo sta diventano la normalità, e quando succede, nella maggior parte dei casi non fa nemmeno più notizia. Se in passato questi malviventi si introducevano nelle abitazioni in assenza dei proprietari, oggi invece non trovano di meglio che agire a qualsiasi ora del giorno, disprezzando qualsiasi cosa o persona trovino sul loro percorso, legando, malmenando, picchiando…per una manciata di soldi.

Le istituzioni devono intervenire e trovare delle soluzioni che possano rendere più difficile la vita a questi criminali, sicuramente attraverso una maggior efficienza e allocazione delle risorse di polizia sul campo e in secondo luogo chiedendo un inasprimento del codice penale per i reati quali le rapine a mano armata e i furti. È semplicemente ridicolo che una persona che si macchia di un reato quale il furto, che viene arrestato e la refurtiva intercettata nella maggior parte dei casi è condannato con una pena pecuniaria con la condizionale. Rilasciato dopo aver trascorso una notte (forse) in gattabuia, è nuovamente pronto a delinquere o lascia il paese facendo perdere le proprie tracce.

Alla fine dei conti chi ci rimette è ancora il contribuente ticinese. Immancabilmente questi poveri cristi non sono in grado di saldare i conti per i costi di procedura, senza calcolare la multa che gli è stata inflitta e tutti i costi derivanti dall’assistenza legale messa gentilmente a disposizione dal Cantone. Gira e rigira i costi derivanti da un estenuante burocrazia alla fine se li assumono nuovamente i contribuenti ticinesi. A questo punto mi chiedo: non sarebbe più ragionevole ampliare le strutture carcerarie del nostro cantone e destinare delle celle, meno confortevoli di quelle attuali a questi delinquenti?

Forse in taluni casi utilizzare la mano pesante togliendo così dalla circolazione certi individui potrebbe rivelarsi più educativo e risolverebbe parzialmente il fenomeno. Oggi è quasi normale che una persona entra in un distributore di benzina con un fucile a pompa e spara, del domani cosa dobbiamo attenderci? Non possiamo accettare questa situazione, non possiamo accettare di dover convivere in futuro con la paura di rimanere soli tra le mura domestiche, non possiamo accettare che non venga fatto nulla. Credo che questo non sia il Ticino in cui le famiglie ticinesi intendono vivere e crescere i propri figli. Rispetto ad altri paesi, per carità, possiamo ancora considerarci dei privilegiati, viviamo in un cantone stupendo, ma non per questo dobbiamo abbassare la guardia e accettare che questo possa diventare un alibi per non intervenire contro i “cancri” che affliggono la nostra società e minano la nostra sicurezza, che da sempre è un bisogno naturale e istintivo di ogni singola persona e rappresenta il punto di partenza per qualsiasi attività di sviluppo nel nostro cantone.

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