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L'OSPITEScuole comunali: la qualità non può prescindere dalla quantità

25.09.14 - 07:54
Gianluca D'Ettorre, Presidente OCST-Docenti
Ti-Press / Gabriele Putzu
Scuole comunali: la qualità non può prescindere dalla quantità
Gianluca D'Ettorre, Presidente OCST-Docenti

C’è chi sostiene che può essere più facile lavorare in sezioni con 25 allievi rispetto ad altre di 18 allievi, nessuno lo mette in dubbio, come si può vivere meglio con 4'000 franchi al mese rispetto a 5'000, dipende dalla qualità della vita. Ma sfido chiunque a dimostrare che, quando si smette di riferirsi ai singoli casi per discutere di condizioni generali di apprendimento, ragionando su migliaia di allievi all’anno, lavorare con gruppi quantitativamente più piccoli di 1/5 non migliori anche la qualità dell’apprendimento.

Altri affermano di preferire una scuola che offra cultura e conoscenza, come se permettere agli allievi che ne avessero bisogno di frequentare una mensa o un doposcuola impedisse loro di studiare con profitto. E’ vero anzi il contrario: i doposcuola e le mense alleggeriscono la pressione sulla scuola e consentono ai docenti di recuperare il loro compito primario, ovvero dedicarsi alla preparazione di lezioni mirate e calibrate, potendosi concentrare sul lavoro in aula. A maggior ragione oggi, davanti a classi più eterogenee e a richieste sempre più esigenti.

Qualcuno afferma inoltre che il problema non sussiste, in quanto altrove in Svizzera la media di allievi per classe è inferiore, il che, se è vero per le Scuole Elementari, non lo è invece per le Scuole dell’Infanzia, omettendo inoltre di considerare l’alta percentuale di allievi alloglotti in Ticino e il tasso di integrazione di scolari altrove agevolmente indirizzati nelle Scuole Speciali.

Il paravento del docente di appoggio facoltativo non migliora la situazione dal momento che all’occorrenza i comuni possono impiegarlo già oggi, piuttosto la misura acuisce l’impatto dello stato delle finanze sull’insegnamento, per cui i Comuni con i conti in ordine potrebbero ricorrere al docente supplementare, gli altri no. 

La stessa economia si gioverebbe dell’iniziativa, non a caso il 12 settembre scorso il Consiglio nazionale ha stanziato un credito di 120 milioni di franchi destinato a finanziare doposcuola e strutture di accoglienza di bambini in età scolare e prescolare fino al 2019. Si rileva tra l’altro che il progetto è stato sostenuto da tutti i partiti eccetto l’UDC, allo scopo di sostenere in particolare le madri che intendono rimanere nel mondo del lavoro. Ricordiamo che in Ticino il tasso di occupazione delle donne con figli è del 20% inferiore rispetto a quello degli uomini con figli e che le donne residenti nel Cantone che abbandonano il lavoro per occuparsi dei figli possono essere facilmente sostituite da frontalieri: basti pensare al settore della sanità, delle cure a domicilio, della vendita.

 L’iniziativa “Aiutiamo le scuole comunali” ha un costo sostenibile: un aumento annuo delle spese dello 0,1% per il Cantone sull’arco di 5 anni e dello 0,2% per i Comuni è un investimento utile e necessario per disporre di giovani ben formati e per mantenere un numero maggiore di donne nel mondo del lavoro. Due obiettivi che, se raggiunti, creeranno ricchezza al Cantone e non costi. Sosteniamo quindi l’iniziativa con convinzione.

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