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L'OSPITERisparmiare sui docenti vuol dire ipotecare il futuro della scuola

23.09.12 - 09:41
Sindacato OCST Docenti
Foto Ti-Press Francesca Agosta
Risparmiare sui docenti vuol dire ipotecare il futuro della scuola
Sindacato OCST Docenti

L’atteggiamento di disponibilità al dialogo fa piacere, ma non è sufficiente. Il Sindacato OCST dei docenti si oppone all’introduzione del contributo di solidarietà del 2% comunicato dal Consiglio di Stato mercoledì scorso. La soppressione della misura di risparmio applicata ai neoassunti senza esperienza così come l’impegno ad aumentare di una classe salariale la condizione dei docenti delle Scuole elementari e dell’infanzia dal 2014 non riescono a compensare l’aggravio introdotto.

Non si può continuare ad affermare che la congiuntura economica è difficile e che pertanto non resta che continuare con prelievi sui salari dei dipendenti, come se non ci fossero reali alternative. Occorre cambiare paradigma: i docenti non sono una voce di spesa qualunque, bensì il cuore imprescindibile di ogni futuro serio investimento nella scuola. Oggi i docenti soffrono della disastrosa gestione economica del Cantone (peggioramento delle condizioni sia salariali sia pensionistiche) e dalla priorità accordata a questioni quali il trasporto degli allievi o l’appalto delle mense scolastiche a scapito della risoluzione delle vere urgenze. Bisogna analizzare approfonditamente ogni singola voce per gestire oculatamente le risorse, specie quelle materiali e strutturali.

 

Pressioni e richieste esterne alla scuola, per quanto legittime ed importanti, se non opportunamente mediate e gestite dal DECS condurranno al crollo del riconoscimento del docente.

Se davvero si hanno a cuore la nostra società, i nostri figli, il nostro futuro e la scuola, si impone la definizione di una visione generale in cui ogni singola componente venga ordinata, in cui si recuperi la centralità del docente, troppo spesso testimone passivo di decisioni prese altrove, troppo spesso strumentalizzato dall’una o dall’altra parte.

 

Nelle aule spuntano come funghi lavagne elettroniche, beamer e schermi giganti, si ramificano allacciamenti Wi-Fi a Internet che consentono lo streaming a classi intere in simultanea, si è introdotto il sistema informatico Gas-Gagi e l’indirizzo edumail.ti.ch, quasi fossero mezzi intrinsecamente validi. D’altra parte però si è investito assai poco nei docenti rispettandoli, accompagnandoli e istruendoli a dovere nell’uso didattico-pedagogico e giuridico di tali risorse, ponendo le premesse per degli effettivi benefici nell’insegnamento: gli insegnanti sono stati raggiunti solo attraverso modalità discontinue, episodiche e circoscritte.

 

Analogamente fino a pochi anni fa l’inglese veniva indicato come la punta di diamante della scuola media, si era addirittura pensato che potesse sostituirsi all’insegnamento del francese, si sono previste classi apposite che beneficiano di un numero limitato di allievi, ora questa importanza è stata ridimensionata a vantaggio dell’ora di classe, e quindi, ancora una volta, a logiche amministrative o ad iniziative e sperimentazioni educative di vario genere.

 

Al contempo però c’è chi intende quantificare l’onere minimo di aggiornamento dei docenti, dimenticando che sempre più spesso gli insegnanti sono costretti a formarsi a proprie spese e durante le proprie vacanze, in quanto, pur potendo a tale scopo disporre per legge fino ad un massimo di 10 giorni in tempo scolastico ogni due anni, nella realtà tuttavia la legge resta lettera morta, per la resistenza dei direttori di istituto unitamente agli imperativi amministrativi (ovvero il contenimento delle supplenze) ostacolano le iniziative di formazione spontanea.

In conclusione il timore è che all’origine dei continui peggioramenti delle condizioni di lavoro dei docenti non ci siano tanto delle ristrettezze economiche, quanto delle ristrettezze di vedute, incapaci di una visione d’insieme coerente e profonda del sistema educativo e scolastico ticinese. Si distingua perciò quanto è davvero prioritario per la scuola da quanto è invece marginale e, pur essendo importante per la società, va gestito con strategie, spazi e risorse interdipartimentali.

 

È indispensabile superare la logica dei continui aggiustamenti puntuali che sanno di fuga in avanti, di perenne rincorsa e decidersi piuttosto a definire un progetto chiaro e duraturo che unisca e strutturi tutte le componenti educative e scolastiche, dalla revisione dei piani disciplinari di Harmos alla formazione continua dei docenti, dai livelli nelle scuole medie alle mense scolastiche, dalle condizioni di lavoro degli insegnanti alla formazione di base.

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