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L'OSPITEAccordi Internazionali: il Popolo NON deve decidere!

19.05.12 - 17:10
Ti-Press (archivio)
Accordi Internazionali: il Popolo NON deve decidere!

Il tema in votazione il prossimo 17 giugno 2012, è uno di quelli che fa discutere, ma soprattutto, e siamo alle solite, offre l’occasione per fare della sana disinformazione. Negli scorsi giorni, e più precisamente sabato 12 maggio, ho letto con grande attenzione un articolo apparso quel giorno sul CdT e in seguito su altri media, firmato da un Consigliere nazionale ticinese. Devo dire che grazie a quanto ho potuto leggere, ho capito bene lo spirito che anima il politico moderno che considera il Popolo non sufficientemente intelligente da doversi esprimere su temi “difficili da comprendere e quindi facilmente strumentalizzabili”. Naturalmente ci si riferisce allo stesso Popolo dotato però dell’intelligenza necessaria quando si tratta di passare alla cassa per pagare in prima persona le conseguenze che gli accordi conclusi hanno generato. Sullo stesso articolo, si afferma che “L’eventuale accettazione dell’iniziativa rischia infatti di bloccare i rapporti internazionali del nostro Paese, banalizza i diritti popolari, crea costi ingenti, e infine ipotizzo, a causa della crescita e della complessità degli oggetti da votare, allontanerà ulteriormente il cittadino dalla politica”. Il blocco dei rapporti internazionali supposto dal Consigliere nazionale ci fa capire quanto i politici stessi si fidino degli esperti negoziatori svizzeri; in questo contesto c’è poco da stare allegri. Sul fatto che tale iniziativa causerebbe ingenti costi bisogna dire che perfino il Consiglio federale è intervenuto recentemente in Parlamento (forse il Consigliere nazionale non ne era stato informato) dichiarando che un rafforzamento dei diritti popolari dovrebbe necessitare verosimilmente di un appuntamento supplementare con le urne dall’ingentissimo costo di 8 milioni di franchi (ca. 1,20 franchi per ogni cittadino). Questo scenario si realizzerebbe però soltanto se i politici di turno non riuscissero a organizzarsi in maniera tale da far coincidere questo tipo di chiamata alle urne con una delle quattro date annuali già pianificate, costo supplementare in questo caso: zero franchi. Cifre davvero ingenti … ma per favore! Economiesuisse (chi finanzia le campagne politiche di quest’associazione?) presenta cifre diverse; mettetevi d’accordo e smettetela di creare confusione nell’elettorato! Sull’ipotesi di un ulteriore allontanamento del cittadino dalla politica, bisognerebbe probabilmente fare un’altra riflessione rispetto a quella avanzata dal Consigliere nazionale: il cittadino si allontana dalla politica principalmente perché è davvero difficile capire il politichese, condito di mille parole per non spiegare niente. Se soltanto costoro fossero in grado di esporre le cose in modo semplice a favore della popolazione semplice, si potrebbe assistere a un’inversione di tendenza e invece niente, è sempre più facile trovare un capro espiatorio dietro il quale nascondere la propria incapacità di dialogare con i cittadini (assistiamo infatti di solito a lunghi monologhi …). Secondo i fautori del NO, la democrazia diretta, da sempre alla base della stabilità politica del nostro Paese, se rafforzata metterebbe oggi in pericolo molti posti di lavoro. Visto e considerato che senza l’iniziativa dell’ASNI, decine e decine di migliaia di posti di lavoro sono già andati persi, è piuttosto difficile credere ancora a questi politici. Gli stessi politici che oggi osteggiano il rafforzamento dei diritti democratici popolari hanno dimenticato che, in occasione della revisione totale della Costituzione federale, il Consiglio federale ebbe a dire che il referendum facoltativo era “affetto da qualche carenza, perché non tutti i trattati internazionali importanti sottostanno a referendum“. Gli svizzeri non possono esprimersi sulla conclusione di importanti accordi internazionali, il che non è soddisfacente dal profilo della democrazia”, ah maledetta memoria! Di conseguenza stiamo assistendo alla solita campagna mediatica dove Parlamento e Consiglio federale si stanno impegnando a fondo per far sì che l’iniziativa posta in votazione venga respinta dal Popolo Sovrano. La domanda sorge spontanea: ma perché bisogna opporsi ad un consolidamento dei diritti popolari? L’iniziativa dell’ASNI ha inoltre il pregio di stabilire un limite finanziario chiaro: “nuove spese uniche di oltre 1 miliardo di franchi o nuove spese ricorrenti di oltre 100 milioni di franchi” devono essere sottoposte a referendum obbligatorio. Attualmente, con la vaga definizione “importanti dispendi finanziari” ci ritroviamo con dei Consiglieri federali che si permettono di promettere versamenti di 10 miliardi di franchi (diecimila milioni), affermando poi che una decina di milioni spesi per votare rappresenterebbero dei “costi ingenti”… Di fronte a questa classe politica non possiamo che sostenere l’iniziativa ASNI con un inequivocabile SI il 17 giugno.

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