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L'OSPITESole e Solarium? Qual è la differenza?

10.01.10 - 15:32
I centri d'abbronzatura ticinesi
Ti-Press Gabriele Putzu
Sole e Solarium? Qual è la differenza?
I centri d'abbronzatura ticinesi

L’uomo sulla terra c’è da qualche milione di anni e, negli ultimi decenni, ci sentiamo dire “Attenti al sole! i suoi raggi sono cancerogeni… proteggetevi”!

Cerchiamo di capire qual è la differenza tra un’esposizione al sole e una seduta abbronzante in un centro solarium.
La luce ultravioletta (UV) si divide in raggi UVA, UVB e UVC. La diversità di questi tre tipi di UV sta nella lunghezza d’onda della luce ma vediamo di chiarire l’effetto di questa irradianza sul corpo umano. Il potere abbronzante degli UVA è alto ma, grazie alla loro bassa energia, è molto difficile scottarsi con essi. Oltre il 95% dei raggi solari UV è composto da UVA. La luce emessa dalle lampade abbronzanti è composta da circa il 97 - 98% di raggi UVA, a dipendenza del tipo di lampada usato.

Gli UVB presenti nella luce solare variano dal 3 al 5% del totale dei raggi UV. Nelle lampade abbronzanti, di norma non si supera il 2 - 3%. I raggi UVB sono responsabili delle scottature ma hanno il pregio di stimolare la produzione di melanina, la sostanza che, assumendo una colorazione marrone, colora la pelle formando uno schermo protettivo.

Gli UVC, dannosi per l’essere umano, non sono presenti nella luce solare che raggiunge la crosta terrestre in quanto vengono filtrarti dalla ionosfera, a meno che si crei un buco di ozono, ciò che non è il caso perlomeno alle nostre latitudini. Nei lettini abbronzanti questi raggi vengono trattenuti completamente dai filtri, le misurazioni eseguite dagli specialisti ne hanno dato conferma.

Dunque possiamo affermare che i raggi UV, sia che provengano dal sole, sia che essi provengano da una fonte artificiale sono simili, sia nella qualità, sia nelle diverse proporzioni ma cambia la potenza. Infatti, lo specialista inviato dalla trasmissione ”Patti chiari”, ha rilevato un’intensità degli UV prodotti da alcuni lettini solari testati nella Svizzera italiana, pari ad una potenza maggiore di due o tre volte quella del sole di mezzogiorno all’equatore.

Nei lettini abbronzanti più potenti, si è arrivati a tale intensità per dar seguito ad una necessità della maggior parte dei clienti che non desiderano o non hanno il tempo di rimanere sdraiati sul lettino abbronzante più di 10 -12 minuti. La dose d’insolazione è comunque data dall’intensità per il tempo: perciò basta adeguare i tempi d’esposizione e attenersi alle istruzioni emanate dal gestore per evitare scottature che potrebbero essere correlate all’insorgere di malattie cutanee. La nostra pelle ha una memoria per cui ogni eccesso e ogni scottatura non vengono dimenticati.
In realtà è l’accumulo di questi eventi negativi a causare i danni maggiori, non tanto generando melanomi, com’era opinione diffusa, ma l’eccessiva esposizione è piuttosto correlata all’insorgere di carcinomi basocellulari e squamocellulari, molto meno pericolosi. Infatti, dai più recenti studi sulla provenienza dei melanomi, si predilige la tesi della predisposizione genetica e di altri fattori quali l’alimentazione, agenti chimici ecc.

Se l’irradiazione solare, naturale o artificiale che sia, è gestita con la dovuta cautela, il sole è terapeutico e fonte di grossi benefici. In alcuni casi sono stati criticati i tempi d’esposizione raccomandati: essi sono stabiliti in base alle normative vigenti dai produttori degli apparecchi e delle lampade abbronzanti e sono frutto di innumerevoli test tenendo in considerazione tutti i fototipi di pelle. In ogni caso viene sempre consigliato di iniziare con sedute brevi e aumentare gradualmente i tempi d’esposizione in base all’esperienza fatta. La stragrande maggioranza dei lettini solari presenti nei centri ticinesi sono prodotti in Germania, nazione che essendo nell’UE garantisce la fornitura di apparecchi rigorosamente omologati.

La signora Mirjana Moser dell’Ufficio federale della salute pubblica, afferma che in Svizzera abbiamo 1'300 casi di melanoma l’anno e per arginare questa tendenza al rialzo si deve evitare l’uso dei solarium. L’oncologo Natale Cascinelli sostiene che questo aumento è generalizzato e lo si riscontra in tutti i paesi dove la medicina è avanzata; la causa è però da ascrivere a un differente modo di calcolo in quanto fino a pochi anni fa, piccole lesioni cutanee cancerogene non rientravano nelle statistiche. La signora Moser afferma inoltre che un terzo di questi casi di melanoma sono riscontrati su ragazzi di età inferiore ai 15 anni. Quasi la totalità dei centri d’abbronzatura della Svizzera italiana ha già introdotto un divieto ai minori di 16 anni se non accompagnati dai genitori, non perché l’esposizione sia dannosa ma scottature o abusi causerebbero problemi ben più gravi ai giovani in quanto la loro cute è ancora fragile e in via di sviluppo con i meccanismi di difesa naturali non ancora adeguatamente formati. Si ritiene comunque inverosimile che oltre quattrocento ragazzini in Svizzera abbiano generato un melanoma frequentando un solarium, utenti così giovani sono veramente rari nei centri d’abbronzatura. Questa è la prova inconfutabile che non sono gli ultravioletti i veri colpevoli, la causa è da ricercare altrove!

Fabio Marchesi, ingegnere, ricercatore, scienziato e membro di numerose Accademie delle scienze, è considerato il massimo esperto in Italia sulle applicazioni terapeutiche della luce. Nel suo libro “La luce che cura” pubblicato da “Tecniche nuove”, 2005 leggiamo:

Le sostanze chimiche presenti nelle creme con filtri solari non solo aumentano la quantità di sostanze estranee che entrano nell’organismo, e che devono poi essere in qualche modo espulse, la cosa grave è che gran parte di tali sostanze sono tossiche e aumentano il rischio di tumori, e non solo della pelle, provocando mutazioni del DNA anche per effetto delle loro interazioni a livello cellulare con la luce. […]
L’aumento dell’incidenza del melanoma così come di altri tipi di tumori è invece molto più correlato all’aumento dell’impiego di sostanze chimiche nell’agricoltura, nell’alimentazione, nella cosmesi ecc. e nel consumo di sostanze chimiche in generale. La presunta nocività del Sole ha fornito un bel “capro espiatorio” all’industria chimica per continuare a diffondere e a far consumare a tutti, le sostanze che invece sono realmente tossiche e cancerogene. […]

Sull’opuscolo informativo “Protezione solare” (2009) della Lega contro il cancro  si legge:
Esperimenti di laboratorio su alcuni filtri UV chimici presenti nelle creme, hanno evidenziato effetti simili agli ormoni.
Oggi nei prodotti dotati di filtro solare minerale (fisico) si utilizzano particelle di diametro nanomentrico, chiamate appunto nanoparticelle. Secondo lo stato attuale delle conoscenze, la penetrazione di nanoparticelle attraverso la pelle può in larga misura essere esclusa. (N.d.r. in larga misura non vuol dire che la si possa escludere) 
I filtri UV, contenuti nelle creme solari, vengono dispersi nell’ambiente attraverso le acque domestiche di scarico e facendo il bagno nei laghi e nei fiumi. Alcuni studi hanno dimostrato la presenza di tali sostanze nei tessuti dei pesci. Sulla base dei dati attualmente disponibili, non è tuttavia chiaro se questa contaminazione rappresenti un pericolo per ecosistemi, animali o uomini. Vari progetti scientifici stanno studiando la questione.

Negli ultimi anni il settore delle creme di protezione solare, grazie alle campagne svolte, ha incrementato notevolmente il fatturato sino a raggiungere la cifra di ca. 85 miliardi di Euro l’anno e stranamente sono aumentati i casi di melanoma proprio laddove le campagne sono state più incisive. Per proteggersi dalle scottature non è che una maglietta, un cappellino e un po’ di buon senso sarebbero meno costosi e più sani? Quello stesso sole che ha generato la vita sul nostro pianeta e senza il quale la vita cesserebbe, è stato ingiustamente accusato di essere l’origine di molte malattie!

Dermatologi e ricercatori sono unanimi nell’affermare che, mediamente, un corpo umano necessita di una quindicina di minuti al giorno di sole: è sufficiente l’esposizione di una parte del corpo come ad esempio il viso, le braccia e le mani. L’uomo è nato per stare di più all’aperto ed ora, con il nostro stile di vita e le nostre abitudini, la maggior parte degli individui accusano una carenza di esposizione ai raggi UV.

Coloro che hanno l’opportunità o la buona abitudine di farsi una passeggiatina quotidiana  e hanno le condizioni meteorologiche favorevoli, probabilmente ricevono la loro dose benefica  e sufficiente di raggi UV; ma quanti sono, visto che in Europa centrale la carenza di vitamina D viene riscontrata nell’80% della popolazione? La maggior fonte di approvvigionamento del nostro corpo di vitamina D (ca. l’80%), è ottenuta tramite l’esposizione ai raggi UV. Forse vale la pena sottolineare che la vitamina D, ritenuta dai ricercatori uno dei fattori per la prevenzione del cancro, contrasta l’osteoporosi favorendo l’assorbimento del calcio, per produrla si consuma colesterolo ed è indispensabile per altre funzioni del nostro corpo ma per coloro che vogliono saperne di più segnaliamo il sito www.ilsole.ch.

Quindi, per tutti gli altri che da casa entrano in auto, dall’auto all’ufficio e viceversa, la carenza di sole può compromettere la propria salute, e allora che fare? Una regolare e corretta dose di raggi UV, naturale o artificiale che sia, mantiene sano il nostro corpo. La scelta è  nelle vostre mani!

I centri d’abbronzatura ticinesi


Foto apertura: Ti-Press Gabriele Putzu

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