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OSPITESalari dei municipali: risposte chiare, non chiacchiere!

19.10.17 - 13:11
Movimento per il Socialismo (MPS)
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Salari dei municipali: risposte chiare, non chiacchiere!
Movimento per il Socialismo (MPS)

Il Movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto con stupore della risposta che il Municipio di Bellinzona ha dato alla precisa interpellanza inoltrata dalle consigliere comunali della lista MPSPOP-Indipendenti. In questa interpellanza si chiedeva al Municipio una cosa assai semplice: la pubblicazione dei redditi da lavoro (o pensionistici) percepiti dagli attuali municipali negli ultimi cinque anni.

Il Municipio ha invece approfittato di questa risposta (che, come vediamo, non è venuta) per uno spot pubblicitario a sostegno delle nuove remunerazioni decise dal Consiglio comunale nella seduta di settembre e oggetto di un referendum la cui scadenza è fissata al prossimo 6 novembre e che porterà ad una votazione popolare.

Senza vergogna (e dimostrando di avere uno spessore morale equivalente a quello della carta velina) i municipali, come ha ribadito il sindaco in un recente passaggio televisivo, da un lato affermano che, per ragioni etiche, non interverranno nel dibattito che li concerne (suvvia, pensate che possano abbassarsi a difendere la quasi triplicazione dei loro onorari?); ma poi approfittano della risposta ad un’interpellanza per perorare la loro causa (i loro aumenti salariali). E lo fanno riproponendo argomenti che già figurano nel messaggio, che hanno ampiamente esposto in occasione della conferenza stampa di presentazione del messaggio, che hanno difeso in consiglio comunale, etc., etc.

Sorprende non poco che alcuni giornali si siano prestati questo gioco, dando ampio risalto a queste argomentazioni trite e ritrite, mettendo in secondo piano (parlandone quasi incidentalmente) la vera e unica notizia della presa di posizione del Municipio: cioè il rifiuto di rendere pubblici i redditi da lavoro (o pensionistici) percepiti dai municipali negli ultimi cinque anni.

Ed è proprio questo il solo elemento interessante e, a nostro modo di vedere politicamente rilevante, della vicenda. E questo per più ragioni.

a) la questione vera che è posta con il referendum lanciato è quella del cumulo di redditi. Liberi professionisti, imprenditori, ed altre simili figure professionali possono continuare ad esercitare le loro professioni e a fare i municipali. Con i redditi previsti perla loro attività municipale (estremamente elevati a nostro parere), che vanno ad aggiungersi a quelli percepiti con la continuazione delle loro attività (che non conosciamo e non conosceremo, ma che, a questo punto, immaginiamo siano cospicui), essi raggiungono redditi assolutamente inaccettabili in un cantone nel quale la discussione su cosa sia un reddito “dignitoso” veleggia attorno alla vergognosa cifra di 3'200 franchi mensili!

b) la pubblicazione dei redditi da lavoro di municipali negli ultimi cinque anni permetterebbe di capire se, effettivamente, l’assunzione di pesanti oneri di lavoro nell’amministrazione del comune abbia penalizzato in modo corrispondente la loro attività professionale. È invece nostra convinzione, e pensiamo opinione diffusa tra la popolazione, che il fatto di occupare cariche pubbliche favorisca l’attività professionale privata dei municipali, in particolare in una serie di cosiddette libere professioni. Pensiamo che sia ora di affermare in modo chiaro questa evidenza sulla quale in realtà tutti concordano, giornalisti compresi; ma su cui tutti, ipocritamente, tacciono.

c) questo aspetto (cioè il rapporto tra carica pubblica e ritorno di immagine che favorisce le attività private, in particolare per liberi professionisti) non si manifesta solo durante l’occupazione della carica; ma, ne siamo convinti, si manifesta anche e soprattutto alla fine della carriera municipale. Quando una serie di contatti, di legami, una rete di conoscenze e di esperienze sono utili per lo svolgimento di determinate professioni. In questo senso le “preoccupazioni” che emergono nella risposta municipale sul futuro professionale dei municipali alla fine del proprio mandato appaiono semplicemente ridicole.

d) infine non può che sorprendere una risposta che, di fronte ad una chiara richiesta di trasparenza, afferma che la richiesta potrebbe essere accolta solo a certe condizioni (tra l’altro vaghe e che esulano dal dibattito in corso). O si è per la trasparenza o non lo si è: non ci sono e non possono esserci, in questo ambito, dei “sì ma…”. I principii, e la trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica ne è uno spesso invocato a vanvera, sono tali proprio perché non soggetti a condizioni. Il Municipio di Bellinzona, con questa sua risposta, mostra chiaramente di non avere bene in chiaro cosa sia il principio di trasparenza. Non siamo sorpresi!

e) l’MPS ricorda che, contrariamente a quanto Municipio e forze politiche di riferimento ripetono, le nostre rappresentanti in Consiglio Comunale hanno fatto proposte precise in merito alla remunerazione dei municipali. Hanno proposto un salario di riferimento simile a quello proposto dal Municipio; hanno semplicemente aggiunto che il municipale ha diritto solo a quella parte corrispondente alla differenza tra questo salario e il salario effettivamente percepito con la propria attività.

f) contrariamente a quanto afferma il Municipio di fatto questo sistema permette solo ad una piccola frangia di professioni di fare il municipale. Proprio per la mancanza di protezioni e di garanzie giuridiche, nessun normale salariato dipendente potrebbe lasciare la propria attività per fare il municipale potendo contare su un reintegro nella professione alla fine del mandato. Lo possono fare solo coloro che esercitano professioni liberali come quelle esemplarmente rappresentate nel Municipio di Bellinzona. Che poi costoro si permettano anche di chiedere “garanzie” ê un insulto alla fragilità e alla precarietà della condizione del lavoro salariato dipendente con il quale è confrontata la stragrande maggioranza dei salariati di questo Cantone.

La risposta del Municipio contiene poi ulteriori elementi francamente risibili, se non fossero offensivi nei confronti di tutti quei cittadini e delle cittadine che svolgono lavori duri e utilissimi, sebben non remunerati sulla base di 160'000 franchi annui o 1'000 franchi di rimborso spese mensili.

Assegnarsi 1’000 franchi al mese di rimborso spese (un terzo del salario minimo “dignitoso” verso il quale ci si orienta a legiferare in questo cantone) è una vergona pensando che oggi i lavoratori dipendenti esitano persino a consegnare al proprio datore di lavoro il conto di un pasto consumato per un lavoro in trasferta seppur autorizzato, sapendo che il datore di lavoro vedrà di cattivo occhio questa richiesta che va a gravare sui costi di esercizio.

Richiamare il fatto che si calcolino percentuali di lavoro avendo come base di riferimento 55 o più ore la settimana (come sarebbero le attività svolte dai municipali) è semplicemente ridicolo, in particolare se si pensa che l’attività municipale gode della più totale e assoluta libertà di organizzazione, che non è soggetta a nessuna verifica e controllo dal punto di vista della quantità del lavoro effettivamente prestato. Millantare un duro lavoro non rende questo lavoro effettivamente duro.

Che dire, in conclusione? Invitare i cittadini e le cittadine a firmare il referendum, ancora possibile
nelle prossime due settimane e mezza.

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