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L'OSPITELa SES ci ripensi

08.03.17 - 11:18
Andrea Sartori, Cristiano Terribilini, Giorgio Pellanda (PLR)
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La SES ci ripensi
Andrea Sartori, Cristiano Terribilini, Giorgio Pellanda (PLR)

Nelle scorse settimane, i clienti della SES che hanno un'abitazione secondaria fuori dalla "zona di approvvigionamento di base" si sono visti recapitare una missiva con la quale la Sopracenerina informa in merito all'introduzione di una nuova tassa. I rappresentanti PLR delle zone periferiche del Locarnese stigmatizzano questa decisione che presenta numerosi aspetti problematici.

Innanzitutto, a detta della SES questo provvedimento si fonda sull’applicazione della Legge federale sull’approvvigionamento elettrico, tuttavia, a nostro modo di vedere, l’interpretazione data dalla dirigenza della società è perlomeno arbitraria e viola elementari norme legali quali il principio della proporzionalità e quello della parità di trattamento: la tassa non tiene conto di eventuali costi d’investimento già assunti dai proprietari privati chiamati spesso a coprire interamente l’allacciamento. Vi sono quindi delle importanti disparità di trattamento tra i clienti.

La disposizione federale a cui fa riferimento la SES per giustificare questa tassa (ossia non caricare all’utenza generale costi specifici legati a questi allacciamenti), non impedisce all’azienda di coprire questi costi attingendo al proprio utile operativo (cosa del tutto sostenibile finanziariamente) alla stessa stregua di altri contributi a fondo perso che già oggi versa in forma di sponsoring. Se veramente si vogliono ricaricare sui consumatori finali unicamente i costi effettivamente generati per la fornitura di energia elettrica, allora sono numerose voci di spesa nei bilanci della SES che, per coerenza, dovrebbero essere oggetto dello stesso esame. In particolare quelle che esulano dalla vendita di energia elettrica.

Oltre agli aspetti legali sopra menzionati, altre considerazioni di natura di politica aziendale si impongono. E’ innegabile che l’attuale composizione del Consiglio di amministrazione della SES, costituito esclusivamente da rappresentanti di comuni urbani, non permette di avere la necessaria visione d’insieme del comprensorio di distribuzione della SES. Se è vero che nelle zone periferiche i costi di gestione/manutenzione delle reti sono elevati, ciò è anche dovuto a infrastrutture vetuste.

Solo investendo in maniera lungimirante nella qualità della rete sarà possibile ridurre questi costi. L’attività edilizia delle zone più discoste, già “paralizzata” da normative legali restrittive quali Lex Weber e dall’annosa questione dei rustici, subisce con questa decisione un ulteriore handicap. Una politica intelligente di sostegno alle zone discoste, a lungo termine sarebbe vincente anche per gli interessi puramente aziendali della SES.

Infine vi è da attendersi, con l’applicazione di questa nuova tassa “dissuasiva”, che numerosi utenti si scolleghino dalla rete SES, utilizzando fonti private di energia che possono avere impatti negativi su ambiente (generatori diesel) e paesaggio (impianti fotovoltaici).

In conclusione riteniamo che dalla SES, dopo essere stata acquisita dai Comuni, ci si potrebbe legittimamente aspettare una sensibilità maggiore nei confronti zone periferiche, appartenenti pur sempre a Comuni suoi azionisti.

Visto quanto esposto chiediamo ai vertici della SES di tornare sulla propria penalizzante decisione.

 

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