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L'OSPITEStop ai tagli, «le motivazioni del sì non sono reali»

09.02.17 - 14:54
Ivo Durisch, capogruppo deputazione PS in Gran Consiglio
TiPress
Stop ai tagli, «le motivazioni del sì non sono reali»
Ivo Durisch, capogruppo deputazione PS in Gran Consiglio

Per rispondere in modo appropriato e parsimonioso ai nuovi bisogni sociali è stata introdotta la Legge di armonizzazione e coordinamento delle prestazioni sociali, per quegli aiuti finanziari alle persone che intervengono prima dell’assistenza in modo da prevenirla. Si è voluto assicurare un minimo materiale, una vita dignitosa, delle pari opportunità affinché tutte le persone si sentano incluse nella comunità. Si è voluto che spese specifiche fondamentali come quelle sanitarie e di formazione non fossero causa di povertà. Si è voluto contribuire affinché nessun bambino, nessun ragazzo dovesse crescere nell’indigenza dell’assistenza, affinché anche chi appartiene ai ceti deboli possa sviluppare le sue capacità. Una vera politica d’investimento che vuole valorizzare ogni individuo alfine che tutti contribuiscano al benessere del paese. Una politica sociale mirata tanto più necessaria in un Cantone che, a differenza degli altri, per la sua crescita ha privilegiato non tanto lo sviluppo delle sue capacità bensì i vantaggi di posizione. Un’evoluzione economica che ha generato condizioni salariali ben al di sotto della media svizzera. Purtroppo questo nuovo corso di una politica sociale responsabile, introdotto tra gli anni ’90 e 2000, si è incrociato con una politica di sgravi fiscali non mirata ai bisogni, ma mirata al “non utile” degli alti redditi. Una politica fiscale che ha generato una diminuzione di risorse per il Cantone e i Comuni per centinaia di milioni di franchi e che ha poi causato l’attuazione di continue misure di risparmio anche sul “necessario”.

Gli oggetti sociali in votazione il 12 febbraio, taglio assegni figli e taglio sussidi cassa malati, ma anche una nuova tassa per il finanziamento delle prestazioni di cura a domicilio, non sono che la tappa più recente della tattica del salame applicata in Ticino sulla pelle delle persone. Il peggio è che la modifica legislativa delega pure al Consiglio di Stato la possibilità di attuare altri tagli senza diritto di referendum, quindi senza controllo dei cittadini. E allora a sostegno di questa politica egoista, senza cura della coesione sociale e del benessere del paese, sarebbero 6 le ragioni che giustificherebbero la decisione di questi ulteriori tagli. Verifichiamole.

Questi tagli sarebbero necessari per risanare le finanze cantonali.

No, con questi tagli si sbaglia il bersaglio. Tagliare su dei bisogni reali e necessari è il contrario di una responsabilità finanziaria, è una gestione contabile a corta scadenza che emargina le persone e accumula debiti occulti.

Questi tagli si giustificherebbero perché la spesa sociale e sanitaria in questi decenni è aumentata molto.

Ancora una volta si sbaglia bersaglio. Un esempio importante il settore ospedaliero, che genera una spesa netta per le finanze del Cantone di più di 350 milioni. Dal 2012 il Cantone ha dovuto sobbarcarsi anche il finanziamento delle cliniche private. Si prevedevano 85 milioni, oggi però sappiamo che sono già diventati 130. E a questa spesa, nell’ambito dei lavori della pianificazione si è dato via libera: non limite dei volumi, sparpagliamento mandati, controllo finanziario non adeguato. Di conseguenza non solo aumentano i costi ospedalieri, ma anche i premi casse malati, i sussidi e i rimborsi per i premi cassa malati, le spese sanitarie a carico di prestazioni complementari e assistenza. E allora l‘aumento di queste spese diventa il pretesto per tagliare gli aiuti alle persone.

Il Ticino avrebbe la socialità più generosa della Svizzera.

Di sicuro il Ticino è nettamente il primo della classe per le così dette deduzioni sociali in ambito fiscale a favore dei ricchi come pure per gli oneri delle cliniche private. Posizioni che comportano il consumo di centinaia di milioni. Per quanto concerne gli aiuti diretti alle persone bisognose, l’unico tassello che si distingue è quello degli assegni familiari di complemento. Una spesa mirata, molto parsimoniosa, globalmente oggi al Cantone costa 15 milioni di Fr. Dopo i ripetuti tagli del passato, si vorrebbe toglierne altri 6 milioni.

I limiti di reddito per accedere alle prestazioni sociali sarebbero troppo elevati, oggi si concederebbero degli aiuti superflui

I fautori di questi tagli si riferiscono non ai redditi reali precisati dalla legge (per esempio famiglia di 4 persone 3'705 Fr. al mese, sarebbe tagliato a 3'111 Fr.), ma a dei così detti “redditi lordi” costruiti arbitrariamente e di conseguenza fuorvianti. D’altra parte si dimentica che si tratta di redditi inferiori di più del 20% rispetto a quelli delle prestazioni complementari AVS/AI. Redditi quelli delle prestazioni complementari comprovati a livello nazionale da decenni di applicazione. I limiti di reddito in votazione sono sì piu alti di quelli dell’assistenza, ma questo è giustificato dal loro ruolo: evitare l’assistenza.

Tra le diverse economie domestiche non ci sarebbe un trattamento equo.

Le differenze tra i limiti di reddito delle diverse economie domestiche riprendono quelle delle Prestazioni complementari AVS e AI. Considerato che gli importi sono molto modesti, è curioso che la parità vada fatta necessariamente abbassando quelle delle economie domestiche numerose. Per i fautori dei tagli, in nome della parità di trattamento, considerato che “non si può” far vivere tutti in modo dignitoso, allora bisogna far stare male tutti.

Con il taglio si riorienterebbe la spesa sociale per rispondere a nuovi bisogni.

Oggi quando si vogliono risparmiare 5 milioni si propone una diminuzione di 10 milioni di accompagnata da un’attribuzione di 5 milioni a un altro bisogno. La logica è quella del “ricatto” verso chi si oppone, visto che potrebbe essere tacciato di non voler sostenere le risposte ai nuovi bisogni. Ma anche quella del “dividere per comandare”, cercando di opporre interessi diversi. Non si considera che il bisogno a cui si tagliano le risorse, nel caso in esame delle risorse minime per vivere, rimane prioritario anche verso i nuovi bisogni della politica familiare e ne è la premessa necessaria.

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