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L'OSPITENon tarpare le ali alle cure a domicilio

18.01.17 - 13:00
Luzia Mariani-Abächerli, presidente Associazione Svizzera Infermieri Ticino
Non tarpare le ali alle cure a domicilio
Luzia Mariani-Abächerli, presidente Associazione Svizzera Infermieri Ticino

Come infermiera, presidente dell’Associazione professionale degli infermieri ASI/SBK sezione Ticino, e come cittadina, ancora una volta in occasione di un referendum mi trovo davanti alla complessità delle dinamiche che muovono oggigiorno la politica: dove interessi diversi si misurano. Gli ideali sociali e ugualitari, molto presenti nell’animo della nostra professione, vanno in opposizione alle leggi di mercato e profitto che regolano ampie fette della nostra società. Ma in questo caso malgrado alcuni dubbi, sento di dover prendere posizione!

Non posso esprimermi a nome di tutti i colleghi sugli aspetti squisitamente politici, ma in questo caso voglio manifestare la mia opinione contraria alla tendenza sempre più manifesta a limitare le risorse dedicate alla salute e alla cura della malattia. Dirò cose scontate: la speranza di vita si accresce, la popolazione invecchia, aumentano le patologie croniche che incidono sulla qualità di vita e sull’autonomia, le reti di sostegno informali sono sempre più fragili con famiglie a loro volta confrontate a disgregazione e difficoltà economiche…

Tutto ciò non può e non deve lasciare indifferente la nostra categoria professionale che “tocca con mano” i bisogni e le necessità di questa fascia di popolazione, nascosta agli occhi dei più, ma numerosa e in costante aumento.

L’assistenza e la cura a domicilio sono la risposta più efficace e di qualità che possiamo offrire, poiché permettono l’utilizzo ottimale delle risorse residue – fisiche, sociali e morali – della persona presa a carico, evitando di far capo alle istituzioni residenziali non appena la situazione diventa di difficile gestione. Senza dimenticare il grande valore di benessere che assume la casa per ogni essere umano lungo la vita: nido di protezione, oasi di tranquillità e spazio nel quale l’individualità può trovare la sua dimensione, libera e personalissima, alla quale non si vuole rinunciare, se non il più tardi possibile.

Per tutto ciò (e non tanto per il taglio finanziario richiesto -2 milioni - che possono sembrare poca cosa nel complessivo dei conti dello Stato) e per il principio della simmetria dei sacrifici che non devono sempre ricadere sulle spalle della cittadinanza più debole, dobbiamo opporci alla decisione di ridurre il finanziamento delle cure a domicilio.

I franchi richiesti al singolo utente come contributo possono fare la differenza tra potersi permettere il servizio d’aiuto nella sua interezza o doverci rinunciare nonostante il bisogno. Siamo una società evoluta: non possiamo permettere che la soddisfazione dei bisogni primari sia ostaggio della condizione economica. Tutti devono poter essere sostenuti nel momento del bisogno tra le mura domestiche.

Allora come curante dico NO alla riduzione della qualità delle cure a domicilio! NO al contributo a carico degli utenti!

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