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L'OSPITERicucitura Rorè: Sfida tra immobilismo e pragmatismo

24.12.16 - 19:35
Mattia Antognini, Granconsigliere supplente
Ricucitura Rorè: Sfida tra immobilismo e pragmatismo
Mattia Antognini, Granconsigliere supplente

Il 15 gennaio 2017 rappresenta una data importantissima per la popolazione di Roveredo, la quale sarà chiamata alle urne per accettare o meno il proseguimento del progetto denominato “Roveredo Viva”, ritenuto dalle autorità locali la via migliore per giungere alla creazione di un nuovo centro del paese in tempi precisi e – considerata la complessità delle opere – brevi.

Trattasi di un progetto che si basa su una collaborazione tra ente pubblico e privato mai vista prima nella storia del Moesano. Una collaborazione che permetterebbe a Roveredo di vedere nascere nel giro di pochi anni un vero e proprio centro paese sfruttando una serie di condizioni innovative di spazio e ridefinendo l’idea urbana del cuore del paese.

È di fondamentale importanza che i roveredani comprendano la grandezza del progetto e la complessità delle sue opere. Opere che un comune come quello di Roveredo ben difficilmente riuscirebbe a sobbarcarsi senza l’importante sostegno logistico, tecnico e finanziario messo a disposizione da chi crede che a Rorè vi siano buone condizioni per uno sviluppo imprenditoriale senza contrasto con l’interesse pubblico.

Condizioni favorevoli per la realizzazione del nuovo centro paese sono fondamentali affinché vi siano interessi per investire in una zona periferica. Tali condizioni, come previsto dal progetto “Roveredo Viva”, si riveleranno doppiamente favorevoli all’ente pubblico poiché tutta la realizzazione delle sottostrutture, delle canalizzazioni varie, della strada di quartiere e, soprattutto, delle piazze verrebbe coordinata e realizzata dal gruppo promotore di suddetto progetto, senza alcuna spesa da parte del comune politico. Oltre alle opere pubbliche, ben 6'600 m2 di superfici ritornerebbero a disposizione della popolazione una volta terminato il cantiere. A margine dei 6'600 m2 appena citati ne vanno segnalati ulteriori 6'000 nei quali si svilupperà il parco verde, anch’esso pubblico.

Una così lunga serie di opere portate avanti in modo scaglionato, da più attori ed in tempi differenti comporterebbe quasi certamente ad un immobilismo già conosciuto nel Moesano ed in particolar modo a Roveredo. La scuola dell’infanzia (ora in cantiere dopo oltre 25 anni di dibattito) è sicuramente uno degli esempi più lampanti.
Dall’arrivo della crisi economica nel vecchio continente, quasi 10 anni or sono, in tutta Europa i popoli hanno subito una politica definita da più studiosi come “privatizzazione degli utili e collettivizzazione delle perdite”. Questa volta però, almeno a Roveredo, la popolazione ha l’occasione di avviare un processo di piena collaborazione tra ente pubblico e privato, con risultati sicuramente molto positivi per tutte le parti coinvolte, popolazione in primis.
È con questa breve premessa che il prossimo 15 gennaio voterò in maniera convinta in favore del quesito esposto in principio: sì a “Roveredo Viva”, sì ad una nuova e bella Roveredo, che rispetti in qualsiasi caso la propria storia.

 

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