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L'OSPITEDi uscite (a sproposito)

15.11.16 - 11:00
Flaviano Nicola, Installatore elettricista e studente
Di uscite (a sproposito)
Flaviano Nicola, Installatore elettricista e studente

L’uscita pianificata dal nucleare è stata (già) decisa dal Consiglio Federale nell’ambito della cosiddetta “Strategia Energetica 2050”. In sostanza, le centrali nucleari giunte al termine della loro vita utile non potranno essere rimpiazzate con delle nuove. Ciò equivale ad un’uscita graduale e pianificata.

La sicurezza degli impianti esistenti viene garantita dalla vigilanza dell’ispettorato federale sicurezza nucleare.

Votare sì all’iniziativa in votazione il 27 novembre significherebbe in realtà solamente rinunciare ad un controllo nazionale sulla sicurezza nucleare, in quanto l’energia necessaria a rimpiazzare le centrali prematuramente spente dovrà semplicemente venire importata da Stati esteri - che continueranno a produrla da un lato con il nucleare, dall’altro con vettori energetici altamente inquinanti e obsoleti come il carbone-. In alcun modo si farebbe un favore all’ambiente. Anzi. C’è chi dice che la Svizzera potrebbe essere in poco tempo energeticamente autarchica, per farlo basterebbe solo spingere l’acceleratore delle rinnovabili. Sbagliato.

Per capire quanto segue va fatta una piccola premessa tecnica: L’energia elettrica che alimenta l’Europa è di tipo trifase 3x230 Volt (rispettivamente 3x400 V) a 50 Hertz, ovvero a corrente alternata: in un secondo cambia polarità 50 volte. Lasciando da parte tecnicismi, cadute di tensione, effetto Joule, sfasamento e semplificando, il principio di funzionamento si può così ridurre ai minimi termini: L’energia che viene consumata in questo momento dalla lampadina che vi illumina il giornale o che alimenta il monitor del computer è prodotta in questo momento. Ad ogni lampadina che viene accesa equivalgono 40 Watt (esempio) di energia che deve essere prodotta in più nello stesso momento. Consumatori e generatori devono essere costantemente in equilibrio. Se la potenza prodotta supera il consumo o se, viceversa, non riesce a coprirlo, ci sono degli aumenti o diminuzioni di tensione e/o di frequenza, che portano fluttuazioni della rete e in fine allo sgancio del generatore: Blackout.

Il consumo energetico non è mai costante, come facilmente si può immaginare, ma se ne può identificare uno “zoccolo” che resta all’incirca fisso nel tempo, chiamiamolo consumo basale.

Sopra di questo consumo basale si costruisce ogni giorno montagne russe di aumenti e diminuzioni repentini, che devono costantemente essere rispecchiati dalla maggiore o minore produzione. Basti pensare ai picchi al mattino quando tutta la popolazione accende la macchinetta del caffè, il computer, la luce di casa, le industrie avviano le macchine. A mezzogiorno le cucine, i bollitori, e via di seguito.

Se questo equilibrio viene a mancare, si spegne tutto per non causare danni fisici a generatori e consumatori.

Cosa c’entra con le centrali nucleari?

Ci dicono che con i pannelli solari e/o l’eolico produrremmo i Wattora (Wh) che a breve mancheranno a causa delle centrali nucleari che andranno spente. Non è che sia sbagliato, ma è un ragionamento semplicistico ed incompleto.

Come abbiamo visto, il consumo può in un determinato momento essere misurato, un’istante dopo non è però più lo stesso. Ed è il consumo istantaneo che determina la produzione, non viceversa, e soprattutto non il consumo su un dato lasso di tempo.

A fine anno si saranno consumati X Wh. Ma non si può semplicemente dire che di quei X Wh i Z che andranno a mancare con lo spegnimento delle centrali nucleari potremmo produrli con le rinnovabili. Il perché è semplice, ma non evidente.

La centrale nucleare è fisiologicamente un generatore costante, che una volta in funzione produce in maniera poco modulabile ma molto prevedibile e lineare nel tempo. Cosa ci si alimenta? Il consumo basale di cui sopra. Con il nucleare non si riesce a far fronte ai picchi di aumento o diminuzione che si hanno durante il giorno. A questo scopo vengono spesso utilizzati idroelettrico e centrali a gas, perché modulabili e attivabili/disattivabili in breve tempo.

Ora veniamo al fotovoltaico e all’eolico. Questi sono generatori modulabili, ma a modularli non c’è un tecnico o un computer ma il capriccio meteorologico. Esce il sole? Produzione. Tira il vento?

Produzione. Escono le nuvole o calano le correnti d’aria? La produzione si arresta. E questo non in maniera binaria ma continuamente variabile, graduale e soprattutto imprevedibile. Per questo vengono chiamati generatori intermittenti.

Ora se si è seguito il ragionamento si comincia ad intravvedere un problema: Come si può plasmare la produzione in base al consumo, se questa ha vita propria?

Non si può (ancora, perché tecnologie per accumulare questo tipo di energia sono solo agli esordi). È per questo motivo che sì, a livello meramente contabile la Svizzera potrebbe tranquillamente sostituire il nucleare con il fotovoltaico e l’eolico - se si dovesse calcolare su base mensile o annuale non ci sarebbero problemi - ma come abbiamo visto, l’infrastruttura elettrica è un po’ più complessa e non si può ridurre ad un elementare bilancio energetico.

L’idroelettrico sarebbe certo la soluzione ideale, ma coprire un fabbisogno simile richiede investimenti enormi e soprattutto tempo. I bacini idroelettrici non spuntano in una notte.

Per questo motivo ci troveremmo costretti ad importante energia elettrica sporca dal carbone tedesco oppure dalle centrali nucleari francesi, avendo stabilità ed affidabilità della rete minate.

Questo è il paradosso tecnico ambientale che mi porta ad essere contrario a quest’iniziativa. Ma non è finita qui; ci sono anche grattacapi giuridici all’orizzonte.

Il nucleare è un monopolio della Confederazione basato sull’Art. 90 della Costituzione. I gestori delle centrai nucleari hanno pertanto ricevuto (acquistato) dalla Confederazione delle concessioni per lo sfruttamento del nucleare nella produzione di energia elettrica. Nella fede di potervi produrre e vendere energia per anni hanno effettuato enormi investimenti per la costruzione e la manutenzione delle centrali. Queste concessioni sul piano giuridico equivalgono a proprietà materiale, quindi, se vengono ritarate per motivi estranei alla legislazione in vigore al momento della concessione, devono essere risarcite. Esattamente come un pezzo di terreno che viene espropriato per allargare una strada. Le cifre qui però sono da capogiro.

In sintesi votando sì

- Usciremo in maniera anticipata, affrettata e disorganizzata dal nucleare per

- Compromettere la stabilità della rete,

- Essere costretti ad importare energia prodotta sempre dal nucleare (quando va bene), ma di stati terzi, e dal carbone

- Dover risarcire i gestori delle centrali chiuse anticipatamente

Tutto ciò per pura irrazionalità dovuta sull’onda lunga dell’incidente alla centrale di Fukushima, peraltro causato dal posizionamento irresponsabile dei generatori di emergenza (andati allagati e quindi inutilizzabili), e non dal terremoto, tantomeno da un caso. Il precedente famoso disastro nucleare, quello di Chernobyl, fu causato invece dalla negligenza estrema degli operatori, che sottoposero il tristemente famoso reattore numero 4 ad un stress test escludendo ogni sicurezza.

E va detto che questo reattore era lo stato dell’arte dell’ingegneria nucleare civile, avendo avuto poco più di due anni di operatività sulle spalle al momento del disastro.

I nostri reattori sono sì vecchi, ma sono sempre stati mantenuti efficienti e sicuri. Non c’è uno scolapasta capovolto sopra il nucleo, come cercano di far credere alcuni fautori dell’iniziativa.

Non lo dico io, ci mancherebbe; lo dice l’ispettorato federale della sicurezza nucleare.

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